
Al centro della costa mediterranea, la città di Agrigento, su un colle isolato, a sei chilometri dal mare ed a circa doppia distanza dallo scalo marittimo di Porto Empedocle, molto bersagliato, non aveva subito fino al giorno dello sbarco dell’ Esercito Alleato in Sicilia (12 luglio 1943) alcuna offesa bellica. Sembrava che il rispetto imposto dalla sua antica origine, dai templi meravigliosi, dai suggestivi avanzi millenari e forse soprattutto il suo scarso valore strategico fossero valsi a tenerle lontani i furori del conflitto.
Ma purtroppo la guerra non conosce limitazioni né usa riguardi.
Subito dopo lo sbarco, qualche giorno prima dell’occupazione della città, allorché fu tentata un’azione di resistenza ad una colonna dell’Esercito- Alleato che stava per investirla, essa fu sottoposta ad una duplice azione di bombardamento aereo e navale.
I danni, limitati alla sola città medioevale, non erano gravissimi.
Degli edifici artistici rimanevano danneggiati :
1) L’ex Monastero di S. Spirito — del sec. XIV, fondato da Marchisia Prefoglio, complesso edilizio di notevole interesse, specie per taluni particolari architettonico – decorativi (portali, bifore, una cappella absidata) — rimaneva colpito da bomba dirompente che causava il crollo di gran parte del tetto, lesioni e forti dissesti nei muri perimetrali, specialmente in quello ad est, che rimase fortemente strapiombato ed in gravissime condizioni di stabilità.
2) La Chiesa di S. Spirito — del sec. XIV, facente parte del complesso edilizio del Monastero (conservante il portale antico), profondamente alterata all’interno, ad un’aula decorata da stucchi di scuola serpottiana — a causa della deflagrazione della bomba caduta sul contiguo monastero, subiva danni al tetto, lesioni murarie, rottura di infissi.
3) La Cattedrale (Chiesa di S. Gerlando) — del secolo XIV, molto rimaneggiata successivamente, importantissima, a tre navi, con un tratto di interessante soffitto ligneo dipinto — veniva colpita da un piccolo proiettile d’artiglieria e da schegge, che causavano danni al tetto, al soffitto ligneo dipinto, rottura di infissi, lesioni murarie e distacco di intonaci affrescati.
4) La Chiesa di S. Francesco d’Assisi — del sec. XVIII, congiunta ad elementi di fabbrica trecenteschi, ad un’aula
— veniva colpita da un proiettile d’artiglieria che provocava il crollo totale del tetto e del sottostante soffitto a volta, dipinto dal Provenzani. Le unite cappelle del sec. XIV subivano solo danni di lieve entità.
5) La Chiesa di S. Domenico — del sec. XVII, in piazza Municipio, con prospetto alquanto imponente e scenografico, bello interno ad una nave sobriamente decorato — veniva colpita da un proiettile d’artiglieria che perforava il tetto e la volta sottostante.
6) La Chiesa di S. Maria dei Greci — del sec. XIV. con rimaneggiamenti posteriori, sorta sugli avanzi di un tempio greco, a tre navi — subiva danni al tetto ed agli infissi, a causa della deflagrazione di alcune bombe esplose nelle vicinanze.
Chiudiamo questa sintetica esposizione delle opere protettive, delle azioni belliche e dei conseguenti danni ai monumenti della Sicilia occidentale con la persuasione di aver fornito con sufficiente chiarezza e precisione le notizie più importanti ed utili alla indagine degli studiosi e degli artisti.
Nella compilazione delle memorie di questo complesso quadro di eventi bellici e di rovine potrà essere sfuggita la notazione di qualche particolare di minore interesse e tuttavia — a nostro avviso — non tanto importante da pregiudicare quell’utilità che potrà offrire la nostra modesta fatica.
In Agrigento
Ci potevamo recare, dopo l’occupazione Militare Alleata nell’Isola, soltanto nell’autunno del 1943. Si preparò di urgenza un programma di lavori dell’ammontare complessivo di L. 644.000, che veniva sollecitamente approvato e finanziato dall’A.M.G., dandoci, così, la possibilità di iniziare le opere di pronto intervento prima dell’inverno.
1) Nelle Chiese di S. Maria dìei Greci e di S. Domenico si eseguivano solo le riparazioni dei tetti e nella Chiesa di S. Spirito, oltre alla riparazione del tetto, si provvedeva di recente, con fondi dati dall’Ufficio del Genio Civile, a restaurare il tratto di soffitto ligneo pericolante in corrispondenza del coro.
2) Nella Chiesa di S. Francesco si riparavano i muri dell’attigua, interessante cappella trecentesca e con l’occasione si eseguiva il delicato restauro delle cortine viste della volta, delle pareti e dell’abside e si provvedeva a sistemare opportunatamente l’altare.
Quesiti più difficili da affrontare e da risolvere si presentavano invece nei due importanti complessi dell’ex Monastero di S. Spirito e della Chiesa di S. Gerlando (Cattedrale).
1) Nell’ ex Monastero di S. Spirito, quello che soprattutto destava forte preoccupazione erano le condizioni estremamente gravi del muro del dormitorio del lato est. Questo aveva subito una forte rotazione in fuori ed una lesione secondo un piano inclinato verso l’esterno, ricorrente per tutta la sua lunghezza alla quota del pavimento. Lungo tale lesione il muro era un poco scivolato in fuori e tendeva a rovesciarsi sulla abitazioni sottostanti.
Alla minaccia imminente della rovina e della perdita irreparabile dell’importante struttura, si univa quella non meno grave dell’incolumità pubblica.
Urgeva adottare delle immediate cautele, ma l’azione da svolgere era resa difficile dall’impossibilità di eseguire un puntellamento provvisorio, data la grande altezza del muro pericolante e la presenza di una serie continua di case al piede di questo.
Si superava la difficile situazione ancorando la struttura in pericolo con delle opportune catene provvisorie in ferro, collegate al solido muro dal lato ovest e passanti attraverso le piccole monofore del dormitorio.
Si eseguivano, poi lo smontaggio ed il rifacimento del tratto di tetto, rimasto, sul dormitorio; la scomposizione e la ricomposizione, a tratto a tratto, del muro predetto con tutta la serie di monofore e di nicchiette-armadio; il consolidamento delle strutture murarie lesionate all’angolo nord est dell’edificio ; l’abbattimento di una soprastruttura, fatiscente, a timpano e la demolizione di una zona di tetto instabile, in corrispondenza dei locali all’angolo di nord-est; il rifacimento, nello stesso angolo, del coperto e di tratti in sommità del muro; restauri di elementi architettonici e consolidamenti murari nella stanza sopra l’aula capitolare, mediante l’applicazione di collegamenti in calcestruzzo cementizio armato ; la scomposizione ed il rifacimento del tetto sulla stessa stanza; restauri conservativi nella parete esterna del muro ad est, in prossimità del cantone di nord-est.
Dopo l’esecuzione di questo primo gruppo di opere, lo scoppio di una polveriera aggravava fortemente le condizioni statiche del muro di testata a sud, con minaccia per la pubblica incolumità.
Veniva erogato un finanziamento di L. 100.000 da parte del Provveditorato alle OO.PP. che serviva ad eseguire tempestivamente la scomposizione della zona superiore, pericolante, il consolidamento della zona inferiore ed il rifacimento
di una porzione dei muro stesso sino all’altezza del solaio del dormitorio.
Con l’occasione si rinvenivano, nella zona alta, notevoli avanzi di una interessante bifora, che era stata affogata nella muratura, e si restaurava la bifora corrispondente al sottostante refettorio.
Nel primo semestre del corrente anno veniva erogato da parte del Provveditorato alle OO. PP. un notevole finanziamento dell’ammontare di L. 1 .000.000 col quale si sta provvedendo al rifacimento totale del muro a sud e dei tratti estremi di quelli ad est e ad ovest del dormitorio, alla ricomposizione ed al restauro della bifora rinvenuta, al completamento del tetto ed alla riparazione di tutto il solaio del dormitorio.
Per l’esecuzione delle ulteriori opere occorrenti al definitivo assetto dell’artistico edificio, che verrà opportunamente destinato a sede della biblioteca comunale, si sta attualmente redigendo un nuovo apposito progetto di restauro.
2) Nella Chiesa di S. Gerlando (Cattedrale), in cui i danni non apparivano rilevanti, si erano iniziati, con l’ausilio di uno speciale ponte mobile appositamente costruito, l’esame dello stato delle strutture del tetto ligneo, dipinto, cinquecentesco ed il rinsaldamento degli elementi in pericolo di cadere.
Nell’ispezione accurata che si eseguiva da vicino si veniva a riscontrare, con amara sorpresa, che la prima capriata, verso il presbiterio, notevolmente deformata ed in paurose condizioni di stabilità, trovavasi con uno dei puntoni sfatto, per oltre un metro e mezzo, all’estremo inferiore ed in quasi tutta 1’anima rimanente; con la catena fatiscente nell’anima e nelle estremità; con 1’altro puntone difettoso. Si rilevava, inoltre, un notevole sfilamento degli appoggi dal lato sud delle due capriate attigue al muro di prospetto.
Venivano adottate subito le opportune cautele per salvaguardare l’incolumità pubblica sollecitamente interessate le Autorità competenti.
Il Provveditorato alle OO. PP. erogava la somma di L. 600.000 con la quale si poteva attuare la prima fase delle delicatissime opere statico-artistiche.
Col preciso intento di conservare tutte le antiche strutture e di non alterare l’aspetto originale esteriore, si studiavano speciali soluzioni per il consolidamento della prima capriata. Si erigeva un’apposita incastellatura, si scomponevano in corrispondenza della zona gravante sulla capriata da riparare, il tegolato ed il cassettonato artistico, i cui elementi venivano numerati ed ordinatamente riposti in deposito. In corrispondenza dell’estremità sfatta del puntone si innestava un pezzo nuovo, rivestendolo delle fodere antiche, dipinte, ricavate dalla parte sostituita. La funzione statica dei puntoni si affidava a due profilati di ferro a doppio T applicati, in modo da rimanere mascherati dalle fasce dei cassettoni, sul dorso degli antichi puntoni che venivano a loro volta ancorati ai ferri stessi. Nell’anima vuota della catena lignea si inseriva una catena di ferro che veniva opportunamente collegata ai nuovi puntoni ed alla quale veniva agganciata la prima. In corrispondenza degli appoggi si eseguivano delle grosse banchine di calcestruzzo sulle quali venivano fissate le nuove strutture. Si ricostruivano l’ossatura rustica ed il tegolato, si ripulivano e si fissavano le decorazioni degli elementi vari, si restauravano i fondi fatiscenti dei cassettoni con l’applicazione di foderature sul dorso, si ricomponevano ì cassettoni e si applicavano gli ulteriori elementi decorativi.
Dovrà ora essere attuata la seconda fase di opere, cioè il consolidamento delle due capriate sfilate, per il quale si sta compilando una nuova perizia.
3) Il superstite, interessante muro di testata dell’ex Monastero di S. Nicola aveva subito, per effetto delle vibrazioni determinate da esplosioni varie, un sensibile aggravamento delle preesistenti lesioni. Non si poteva più stare tranquilli sulla sorte del caratteristico elemento architettonico, poiché una ulteriore azione degli agenti atmosferici sarebbe bastata a provocare, in un tempo molto prossimo, la sua rovina totale.
Da parte del Ministero della Pubblica Istruzione veniva nello scorcio dell’esercizio scorso, erogata la somma di lire 145.000, con la quale si provvedeva a ricostruire un tratto di muratura di rinforzo all’angolo est, a murare i vuoti ed a rimarginare le varie lesioni, ad applicare due catene di collegamento in ferro, a restaurare la magnifica bifora chiaramontana, a cautelare la sommità del muro dalle infiltrazioni con l’applicazione di un impasto protettivo e di un manto di tegole.
Il suggestivo avanzo trovasi, oramai, in condizioni di resistere lungamente e di costituire un elemento d’interesse per turisti, artisti e studiosi.

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Alla attività della Soprintendenza a favore dei monumenti danneggiati dalla guerra vanno aggiunte :
a) La compilazione di una numerosa serie di perizie delle quali non si è fatto cenno, ma che sono state trasmesse agli Uffici del Genio Civile e attendono di essere inserite nei programmi e finanziate dal Provveditorato alle OO. PP. per la Sicilia.
b) La partecipazione allo studio dei piani di ricostruzione delle città di Palermo, Trapani e Marsala, per quanto concerne il rispetto e la rivalorizzazione dei complessi monumentali, dei loro ambienti e delle zone di interesse paesistico.
c) La ininterrotta, intensa e si potrebbe anche dire puntigliosa, opera di vigilanza (coadiuvata nei limiti del possibile dalle forze di polizia all’uopo interessate), che è valsa, se non ad evitare totalmente secondo quello che sarebbe stato il nostro desiderio, a limitare notevolmente i furti, i danni, le sottrazioni di frammenti ed elementi artistici e gli atti di vandalismo.
d) Merita inoltre che sia fatto un cenno, a margine della non indifferente opera di salvaguardia e di restauro, dei lavori eseguiti per il disfacimento delle opere di protezione antiaerea e per la restituzione in sito delle consistenze artistiche che erano state smontate e poste a ricovero.
Alcune protezioni si erano tolte durante l’attuazione dei provvedimenti di salvaguardia, allorché si presentò la convenienza di servirsi dei materiali da esse ricavabili. Così quelle al soffitto del Palazzo Chiaramonti, all’atrio della Zisa, all’Oratorio del Rosario di S. Domenico, al portico della Catena- alle statue del Serpotta ed al portale del Laurana in S. Francesco d’Assisi, al portale principale ed alla tomba di Guglielmo 1 nella Cattedrale di Monreale.
Un’altra parte delle protezioni veniva disfatta nel corrente anno : quelle al portico della Cattedrale, alle tombe dei Re, all’Oratorio di S. Lorenzo, alla Cupoletta ed al campanile della Martorana, alla cupoletta ed ai soffitti della Cappella Palatina.
Venivano tolti i veli protettivi dai mosaici della Cappella Palatina, della stanza di Ruggero in Palazzo Reale, della Martorana, del Duomo di Monreale.
Venivano ricomposte e ricollocate le acquasantiere della Cattedrale e con l’occasione si traeva profitto per ritornare le spalliere e le relative cupolette sulle corrispondenti basi e tazze, rimediando, così, alla erronea sistemazione fatta dagli innovatori del Duomo (cosa messa in rilievo nell’opera di Gioacchino Di Marzo « I Gagini e la scultura in Sicilia nei secoli XV e XVI), i quali scambiarono le parti superiori dimodochè la spalliera ed il cupolino di un autore e di una epoca venivano uniti alla base ed alla tazza di un altro autore e di un’altra epoca.
Rimangono ancora da rimontare: il monumento a Carlo V, in piazza Bologni, (che verrà con l’occasione ricollocato al posto di origine, dal quale era stato spostato durante il periodo fascista) ; la grande e pregevole tribuna marmorea di Antonello Gagini, per la cui collocazione occorrerà addivenire ad una determinazione sul da farsi, trovandosi ora la Chiesa di S. Zita, in cui essa era collocata, semidistrutta e quindi m condizione di non poterla contenere.
Ricordiamo infine che si provvedeva a riapplicare nella Cappella Palatina le decorazioni musive dell’arco tra la navatina e la protasi, dell’arco di trionfo e le iscrizioni alla base del tamburo della cupola, le quali erano state tolte oltre otto anni fa in occasione dei lavori di restauro statico al monumento.
L’attività svolta, adunque, in silenzio ma con tenacia dalla Soprintendenza ai Monumenti, durante i durissimi tre anni e mezzo dalla fine del 1942 al luglio del 1946- seguita e notata in parte da pochi, crediamo sia sfuggita, invece alla conoscenza dei più.
Per cui abbiamo ritenuto nostro doveroso compito, non prematuro, quello di rendere conto di quanto è stato fatto e dei risultati finora ottenuti a favore dei monumenti danneggiati ; anche se la mèta a cui si è giunti si debba considerare soltanto una tappa del grande faticoso e delicato lavoro da compiere. Infatti la parte dell’opera fin qui attuata, che riteniamo la basilare per i difficili e complicati quesiti dovutisi risolvere e le indicazioni date su quanto ancora, di relativamente facile ed intuibile, rimane da farsi, debbono considerarsi sufficienti perchè si possa già avere un idea abbastanza compiuta di quella che sarà la complessa opera definitiva.
Le conclusioni che si possono trarre, da quanto è stato scritto avanti, fanno apparire evidente che si è perseguito con costanza il fine di non lasciare sfuggire alcuna occasione per liberare, rivalorizzare i monumenti affogati da superfetazioni, o per migliorarne le condizioni ambientali ; di raggiungere il massimo dei risultati, sia nel campo statico che in quello artistico, con la massima delle economie. mediante la ricerca dei più acuti accorgimenti e l’adozione di particolari soluzioni concepite e concretate giovandosi della lunga esperienza pratica costruttiva, oltre che di quella teorica.
Vogliamo tra l’altro ricordare che, per eseguire il maggior lavoro possibile con le non cospicue somme disponibili, si è cercato valersi dell’impiego di materiali potuti avere da edifici crollati : pietre, travature, catene di ferro, ed altro.
Per dovere di coscienza dobbiamo fare un cenno della efficace collaborazione data dai funzionari della Soprintendenza, cioè : da quelli che vi erano, da quelli trasferitivi più tardi o ritornati dalle armi ; ma per un preciso senso di giustizia occorre ricordare in modo particolare, tra i pochi componenti l’Ufficio, per l’abnegazione dimostrata, per i sacrifici sopportati e per i pericoli cui si sono esposti durante il durissimo periodo dei bombardamenti : l’Arch. Vincenzo Sannasardo, l’economo Cav. Antonino Licari, il fotografo Ciro Cangiatasi e l’ausiliario Prof. Paolo Giamporearo.
Un cenno dobbiamo fare pure della utile collaborazione data- nei lavori di riparazione, dagli Ispettori onorari Arch. Giovanni Zirretta, in Agrigento, ed Ing. Decio Marrone, in Trapani.
Una parola di riconoscenza, infine, va spesa per l’interessamento offerto dal Comm. Prof. Salvatore Benfratello, consulente tecnico nominato dalla Direzione Generale delle Antichità e BB. AA., per la comprensione dimostrata dagli Uffici del Genio Civile e dal Provveditorato alle OO. PP., i quali hanno aderito alle nostre richieste nel proporre e concedere i finanziamenti [occorrenti alla Soprintendenza per1 l’esecuzione delle opere di pronto intervento e restauro.
Ci auguriamo che questa nostra modesta fatica non sia inefficace, ma possa riuscire di giovamento per la conoscenza che da essa potranno trarre storici ed amatori d’arte e servire agli scettici, vedendo e giudicando il cammino percorso, a riprendere la fiducia sul raggiungimento dell’auspicabile risultato finale.
Se, poi, in quest’epoca, ancora più delle passate caratterizzate dall’opera di restauro, per la triste sorte toccata al patrimonio artistico, per la scarsissima e dubbia attività architettonica che potrà seguire, le idee espresse ed i metodi adottati desteranno interesse e riusciranno utili a chi si dedicherà al restauro, sarà per noi un giustificato motivo di soddisfazione.
Per noi, soprattutto, preposti al nobile compito e gravati di responsabilità, lo sguardo allo sforzo compiuto ed ai frutti raccolti serva di stimolo fecondo che rinnovelli il nostro coraggio ed il nostro entusiasmo per il proseguimento del- 1 opera diretta alia salvezza dei monumenti, prove tangibili della secolare civiltà, fonti di educazione, che contribuiscono ad imporre ancora il dovuto rispetto alla nostra Patria in quest’ora grave che sta attraversando.
Palermo, luglio 1946.
Mario Guiotto