Lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel luglio del 1943 avvenne grazie ad uno degli inganni militari di maggior successo mai perpetrati, contribuendo in modo importante a salvare la vita non solo di innumerevoli soldati da entrambe le parti, ma certamente anche di diversi civili.
L’inganno riuscì a deviare i tedeschi dalla Sicilia, che era stata scelta dagli Alleati per la loro prima invasione dell’Europa nel 1943.
Grazie ad una straordinaria operazione di intelligence i tedeschi caddero nella trappola e credettero che la principale operazione di sbarco sarebbe avvenuta principalmente in Grecia e non in Sicilia.
Nell’estate del 1943 nessuno – neppure i servizi segreti dell’Asse – sapeva che in Tunisia quattordici di divisioni — tra americane, inglesi e canadesi — si stavano preparando all’invasione della Sicilia ed attendevano solo l’ordine di imbarcarsi.
Per i soldati che erano arrivati in Sicilia da varie parti d’Italia nella primavera del 1943, quella era una villeggiatura nella bella stagione: mare, sole, cose buone da mangiare, profumo di zagare. Una villeggiatura, non una guerra!
L’unica vera fatica era costruire torrette di sacchi di sabbia intorno alle mitragliatrici; mascherare le artiglierie (se così potevano essere chiamati i loro giocattolini da 47/32) sotto le reti mimetiche; seminare campi di mine, scavare grotte profonde per le munizioni.
Era impensabile che dall’Africa, dove avevano dominato i nemici, attraversando il mediterraneo sarebbero presto arrivati nell’Isola i nemici. Era considerato impensabile essendo il Mediterraneo un mare troppo vasto – si diceva – perché si possa attraversarlo con le cinque o sei divisioni indispensabili per tentare uno sbarco comunque difficile e molto rischioso per le pesanti perdute che avrebbe comportato.
Dopo la caduta di Tripoli, Mussolini nel discorso al direttorio del partito il 24 giugno 1943, parlò del nemico che potrebbe sbarcare sul suolo della patria, ma è certo -assicurò – che lo bloccheremo sul “bagnasciuga”.
Solo allora gli ufficiali italiani in Sicilia invece cominciarono a rendersi conto che lo non era solo una ipotesi remota, ma una possibilità concreta ed imminente.
Nei giorni successivi le ’’Fortezze Volanti” americane si videro sul cielo delle coste siciliana e i cannoni controaerei, non arrivavano a colpirle. Distruggevano ferrovie e i convogli marittimi che portavano viveri. Gli effetti si videro subito sul razionamento che cominciava a non funzionare come prima in Sicilia.
Dal vinceremo in cielo, in terra e in mare si era velocemente passati al resisteremo!
Il primo allarme venne dato il 5 luglio: il servizio d’informazioni tedesco aveva segnalato intensi movimenti di convogli, che impegnavano decine di navi da trasporto scortate da portaerei e incrociatori nel Canale di Sicilia. Si facevano svariate ipotesi: andranno in Grecia, a Creta in Sardegna o la Sicilia. “Il vero obiettivo era la Sardegna”, sosteneva l’alto comando tedesco.
Dopo la guerra si saprà che il 3 maggio 1943 era stato rinvenuto sulle coste spagnole da alcuni pescatori il cadavere di un ufficiale inglese che, dai documenti in suo possesso, risultò essere il maggiore William Martin dei Royal Marines britannici. Legata al cadavere, una borsa diplomatica conteneva documenti, in particolare una lettera, inviata dal Naval War Staff al generale Alexander, che parlava di una imminente invasione della Grecia e i preparativi per lo sbarco in Sicilia sarebbero serviti solo per sviare l’attenzione degli italo-tedeschi.
Il suo corpo venne imballato nel ghiaccio, e imbarcato su un sottomarino e poi messo nell’acqua facendo in modo che corrente lo trascinasse sulla terraferma. Il corpo fu scoperto da un pescatore sulla spiaggia di El Portil, che lo portò al porto e informò le autorità spagnole che informarono i tedeschi. Era stato vestito come un corriere dei Royal Marines britannici e portato a riva sulla costa spagnola, completo di una valigetta di pelle attaccata al polso, apparentemente vittima di un incidente aereo. Nella borsa c’erano documenti, contenenti informazioni che suggerivano che fosse pianificato un assalto alleato alla Grecia e si fece in modo che cadessero nelle mani dell’intelligence tedesca.
La falsa lettera fu presa per vera dai tedeschi e l’attenzione dei comandi germanici si concentrò sulla Grecia e sulla Sardegna, ritenuta altro probabile obiettivo alleato. Pertanto Hitler modificò i suoi piani. Le forze di difesa tedesche destinate alla Sicilia furono dirottate verso la Corsica, la Sardegna e i Balcani, salvando decine di migliaia di vite alleate. Soprattutto le navi di pattuglia, i minatori e dragamine assegnati alla difesa della Sicilia furono inviati in altri luoghi. Il comandante in capo della Luftflotte 2, il feldmaresciallo von Richtofen, spostò gran parte dei propri reparti aerei dalla Sicilia in Sardegna, nella convinzione che quest’ultima fosse il vero obiettivo di un eventuale sbarco nemico.
Non appena gli Alleati ricevettero dal contro spionaggio la conferma che i nemici erano caduti nella trappola, avviarono pertanto i preparativi per l’invasione dell’Italia e a Churchill giunse un messaggio che diceva “Mincemeat è stata ingoiata”. Mincemeat, in italiano “Carne tritata”, era il nome dato all’operazione orchestrata dagli inglesi ai danni dei nemici.
L’operazione quindi fu un successo e di conseguenza, la conquista della Sicilia incontrò relativamente poca resistenza. Il 10 luglio, giorno dello sbarco, sulle spiagge di Gela, Licata e Siracusa, erano presenti solo due divisioni tedesche.
Questa elaborata bufala per ingannare i tedeschi è stata raccontata in un libro dal Tenente Comandante Ewen Montagu, il funzionario del membro dell’intelligence navale che ha diretto l’operazione e da un film hollywoodiano del 1956 intitolati entrambi “L’uomo che non è mai stato”.
In realtà da qualche anno sappiano chi era “l’uomo che non è mai stato”. I dati personali di William Martin furono falsificati per dare credito al piano: non si trattava affatto di un ufficiale britannico, ma di una persona che solo nel 2004 è stata riconosciuta come John Melville, morto, all’età di 37 anni, quando la portaerei HMS Dasher in cui si trovava esplose nell’estuario del Clyde nel 1943.
Elio Di Bella