Per la sua posizione geografica ed i suoi capisaldi territoriali, venne identificata da storici della levatura dell’Inveges, dal Boudrand e da Ottavio Gaetani, con l’antica città Sicana di Camico, sulle cui rovine sorse la greca Triocala.
Triocala, deve il suo nome a tre doni di madre natura: la Rocca che la rendeva inespugnabile, l’abbondanza e la dolcezza delle acque e la fruttuosità ubertosa delle sue campagne. Triocala fu una potente città antica, ma la sua potenza massima fu raggiunta all’epoca di Salvio Trifone, che a capo di servi fuggitivi, installò in questa città la sua corte.
Eresse un regale palazzo e regnò inespugnato fino al 99 a.C., quando il Console romano Aquilio, in una delle guerre servili, la rase al suolo. “Et mox servili vastata Triocala bello”. Riedificata, subì ancora la sorte della devastazione per mano degli Arabi, i quali di eressero il “Castello delle querce, in arabo “Qual-At-Ballut” e, dal quale, come certamente si intuisce, discende l’attuale nome di Caltabellotta.
Con il periodo Normanno, venne la fama, conquistata nel 1090 da Ruggero il Normanno, questi inflisse una dura sconfitta agli Arabi ed a perenne ricordo edificò sul monte un tempio in onore di San Giorgio con doppio ordine di colonnati, di cui oggi non rimane traccia.
Caltabellotta fu città demaniale, appartenne al Conte Luna e, per atto dotale alla famiglia Moncada. Nel 1713, divenne Signoria di Giuseppe Alvarez Toledo e fino al XIX secolo ai suoi discendenti.
La pace di Caltabellotta
La Guerra dei Vespri Siciliani, ebbe fine sul monte Castello, altrimenti conosciuto come il “Pizzo di Caltabellotta”. Il 31 agosto dell’anno 1302, probabilmente nel castello del Pizzo, si firmò il trattato di pace, per il quale Federico III venne riconosciuto Re di Trinacria, con l’impegno a convolare a nozze con Eleonora d’Angiò, sorella diRoberto Re di Napoli, ponendo termine alla guerra del vespro.
Religione
Sin dall’alba del cristianesimo Triocala fu la sede vescovile con il protovescovo San Pellegrino, il quale sbarcato a Capo Bianco, nella cosiddetta Piccola Cartagine, proveniente da Lucca di Grecia, quando giunse in questa città, sconfisse un mitologico dragone che dimorava in un antro nutrendosi giornalmente di un giovane pasto umano. Il Pellegrino, fece precipitare la bestia in un burrone e prese a dimora quella stessa grotta, fino alla fine del suo passaggio terreno, vivendo in santità.
Con la conquista araba, la sede vescovile fu trasferita a Sciacca ed infine con i normanni ad Agrigento.