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ebrei

Antisemitismo e cultura ebraica in Sicilia

1 Novembre 2021 //  by Elio Di Bella

Qualche autore, che ha scritto sulle colonie ebraiche di Sicilia, ha creduto di sfatare, come una leggenda, la tolleranza religiosa verso gli ebrei che si sarebbe riscontrata tra di noi sotto i Normanni o sotto gli Svevi. Di fatto gli ebrei, servi della regia camera, erano protetti dal governo come ottimi pagatori di imposte. Per i tempi più antichi non abbiamo una documentazione sufficiente e nessuno potrà mai dimostrare la tolleranza o l’intolleranza religiosa dei cristiani verso gli ebrei.

Ma per la Sicilia, quattrocentesca i documenti sono abbondanti, perfino troppo in rapporto allo scarso numero di persone che se ne occupano. Da questi documenti si vede che normalmente gli ebrei erano lasciati tranquilli, salvo qualche caso di fanatismo. Vere persecuzioni non vi furono mai; tutt’al più qualche atto di prepotenza, magari stupido, a Trapani, per esempio, una volta i messi della città incaricati di consegnare all’università degli ebrei un quantitativo di frumento, invece di portarlo nel magazzino lo gettarono nella fogna scoperta che correva davanti al magazzino stesso.

C’è anche qualche documento in cui si accenna alla voracità canina dei giudei, ma non si registra, almeno a Trapani, alcun caso di inimicizia sistematica. al contrario di quanto avveniva in altre regioni d’Italia. A Trapani non c’è satira contro gli ebrei.

A Verona, tanto per fare un paragone, persino un poeta come Leonardo di Agostino Montagna si scomoda, nel X V secolo, a dedicare terzine, ad una bellissima ebrea, perla gentile, non trova di meglio, come complimento, che imprecare contro i suoi correligionari.

Poi quando uscita fie fuor di badia di quella gente maledetta e strana, indegna di tenerti in compagnia, che tu sei fatta vera cristiana, ti parerà resuscitare allora e di guarir se sei stata malsana! e ti parrà per certo di essere fuora d’una fetente sporzida sintina ove perire suole chi dimora.

In Sicilia invece erano ebrei, persino i medici del re e l’antisemitismo creatosi, in Spagna sulla fine del XV secolo intorno a Ferdinando il Cattolico non riuscì mai ad acclimatarsi, nella nostra Isola. Anzi gli ebrei obbligati a lasciar la Sicilia furono difesi in pubbliche scritture e memoriali al re, al quale, caso unico, mi sembra, da che mondo è mondo, i funzionari osarono dire la verità. Forse la opposta situazione degli ebrei in Sicilia ed in Spagna si può spiegare pensando alla diversa condizione delle due economie.

La Sicilia fu tollerante

E‘ vero che in Sicilia nel ‘400 non v’era più una cultura orientale paragonabile, a quella del periodo che va dai Musulmani, a Federico II od a quella della Spagna, di Cordova specialmente. Ma è anche vero che, per i continui rapporti con l’Africa, noi eravamo tolleranti verso la cultura semitica assai più di molti altri italiani.

Un italiano non volgare e non stupido, quale il Petrarca, si permetteva di asserire, in una delle sue lettere (Seniles, XII. 2) che nulla è più snervante, più molle, più turpe della, poesia araba; nessuno potrebbe persuaderlo che dall’Arabia, possa provenire qualcosa di buono. Un po’ di spirito semitico sarà forse rimasto tra noi se alcuni dei nostri poeti popolareschi, anche recenti, quelli che la critica seria, considera seriamente osceni, mostrano un’anima tanto simile a quella di Ibn Quzmàn, poeta in dialetto Cordovano (sec. XI-XII), cinico e libertino, le cui formo metriche sono in qualche, caso identiche a quelle della prima lirica in lingua d’oc.

Forse questa nostra anima siciliana cosi multiforme era aperta alla comprensione della cultura semitica più e meglio di altre, tanto che fino a tutto il ‘400 abbiamo tollerato scuole ebraiche presso le sinagoghe delle principali giudecche (Palermo, Trapani) e diffusione di opere ebraiche.

A Trapani non solo ho trovato notizia dell’esistenza di parecchie copie della Bibbia in ebraico nel XV eccolo, ma ho trovato anche, molte righe di scrittura ebraica in vari documenti, e so che vi erano giudici i quali giudicavano secondo la legge di Mosè e che rierano notai i quali scrivevano in ebraico.

Nella Sinagoga, nel mese di aprile ed al principio di maggio, dopo le cerimonie del vespro, qualunque ebreo poteva prendere un loro libro di buona dottrina chiamato A bot, leggerlo e spiegarlo al popolo.

La giudecca di Trapani

Ciò mostra che nella giùdecca di Trapani si parlava, leggeva e scriveva l’ebraico. Ecco perchè da quella giudecca poterono uscire due diplomatici che negoziarono trattati per re Martino il Giovane ed un banchiere. Uno dei due diplomatici, Samuele Sala, morì nel giugno del 1442  e lasciò un librò su pergamena in latino, trenta grossi volumi su pergamena, due grandi e due piccoli su carta, cioè una biblioteca di 35 volumi.

Poniamoci una domanda: chi fa peggior figura, l’ebreo… sordido che ha speso un piccolo patrimonio per formarsi la sua biblioteca o il notaio latino e colto che non ha nemmeno avuto la curiosità di leggere il titolo di quei volumi, curiosità tanto più naturale in un’epoca in cui il libro non era cosa che si vedesse tutti i giorni ed in cui si faceva atto notarile per il prestito di un volume?

In un altro caso, nel 1491, siamo più fortunati: muore Jacob del fu Salomone Cucino ebreo, proprietario di una bottega di panni; fra le sue cose personali furono trovati sei libri; una Bibbia, un libro piccolo e quattro libri ebraici, uno chiamato Abraam Beneazara, uno chiamato Joseph. Bencay, uno chiamato “della festa del sabato o sabatorio” ed infine uno chiamato Rabi Xalomo a stampa,  che potrebbe essere il più antico libro ebraico a stampa di cui si abbia notizia in Sicilia.

Naturalmente non conto tutti i documenti di compravendita di libri ebraici.

Ora, amico lettore che hai avuto la pazienza di leggermi fin qui, ti damando: non ti parrebbe opportuno, tanto per conoscere una pagina ancora ignorata della storia di questa nostra Sicilia che amiamo tanto a parola e tanto poco a fatti, non ti parrebbe opportuno che qualcuno approfondisse questi studi ? O credi che un tale individuo perderebbe il suo tempo inutilmente? Preferisci che facciamo proprio tutti, in faccia al mondo che ci guarda specialmente dopo la conquista dell’autonomia, la marchiana figura di quel misero notato del 1442 ?

C. Traselli, Antisemitismo e cultura ebraica, in Corriere trapanese, 23 ottobre 1948

Categoria: Storia SiciliaTag: antisemitismo, cultura ebraica, ebraismo, ebrei in sicilia, ebreo, semita, sicilia

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