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Akragas e il rapporto con gli animali

12 Settembre 2016 //  by Elio Di Bella

Nella cultura dell’antica Akragas vi era un’attenzione particolare per il piacere ed il benessere che una buona relazione con gli animali poteva apportare.

In molte stele funerarie e in sarcofagi, conservati presso il locale Museo Archeologico, sono raffigurati animali che, quando non sono simboli dell’evento luttuoso, richiamano il legame che il defunto aveva durante la propria esistenza terrena con la vita e le gioie della natura; significativo risulta anche il materiale ceramico e in particolare i vasi, specialmente quelli in cui l’animale è raffigurato in relazione con figure umane.


figura-11
Tra i numerosi reperti presenti nel Museo Archeologico Regionale di Agrigento, alcuni risalgono alla fase più antica della storia della città: è il caso dell’askòs, il poppatoio a forma di asinello della fine del VI secolo a.C., proveniente dalla necropoli di Contrada Pezzino (Fig.11). Nello stesso museo sono conservati oggetti simili: un askòs tardo corinzio raffigurante sulla spalla due cigni in bruno e paonazzo (reperto necropoli contrada Pezzino, tomba 1477, databile alla seconda metà del VI sec. a.C.); un askòs con coniglietti (tre coniglietti sono disposti sul lato superiore) di cui non è indicata la provenienza né la datazione; un askòs a forma di topolino proveniente da Eraclea Minoa, (tomba a 120, necropoli di piano Virzì, fine VI- inizi V sec. a.C.).

Come nella moderna produzione di giochi e oggetti per bambini e neonati, è già presente l’utilizzo dell’immagine dell’animale a fini ludici ed educativi, ricorrendo agli aspetti psico-affettivi della relazione con l’animale.


figura-14Se nell’anfora attica del VI secolo (Fig.12) è raffigurato il cane da guerra, in un rapporto utilitaristico ma che presuppone la fiducia, in altri reperti il rapporto uomo-animale assume significati diversi: nell’anfora attica attribuita al pittore di Dikaios (Fig.13) è ritratto Apollo seguito da un cerbiatto e da una colomba in volo; nel lekitos a figure rosse (Fig.14) ai piedi di una donna seduta c’è un uccello.

figura-13Nel cratere attico, che raffigura un capriolo saltellante al suono di una menade che suona la lira e un sileno danzante (450¬440 a.C.), reperito nella necropoli di Vassallaggi (Fig.15), è idealizzato il momento dello svago e del divertimento.

Un altro cratere attico, a campana con figure rosse della fine del V secolo a.C., anch’esso conservato al Museo archeologico regionale di Agrigento, raffigura una fanciulla che regge un’anatra ed un giovane che ha sul braccio un gatto tigrato; i due sono posti l’uno di fronte all’altra; la paskaios.

 figura-12La passione comune per gli animali sembra agevolare e rendere più piacevole la loro relazione: lo sguardo dell’anatra è visibilmente indirizzato verso il ragazzo che le sta di fronte; entrambe le figure umane sorreggono i rispettivi animali con posture eleganti e disinvolte (Fig.16). Emblematico di una relazione che si configura come gioco, con sfumature affettive e di tenerezza, è il coperchio di lekane in cui una donna accoglie un leprotto (Fig.17). In altri due reperti vascolari si può cogliere l’evoluzione della referenza animale e   più elevato valore attribuito agli animali domestici come generatori di piacere.

figura-15 figura-16Sempre a testimonianza di questo legame affettivo tra uomo e animale, in particolare uccelli e pesci d’acquario, riportiamo due passi della Biblioteca storica di Diodoro Siculo:

DIODORO XI, 25

Gli Agrigentini costruirono anche la Kolimbetra (vasca) sfarzosa che aveva il perimetro di sette stadi (7×180 m) e una profondità di 20 cubiti ( 1 cubito = m 0,443). Adducendo in essa acque fluviali e sorgentizie divenne un vivaio di pesci che procurava per l’alimentazione e per il divertimento; accadde che, poiché in essa volavano moltissimi cigni, lo spettacolo di essa fu assai piacevole. Ma codesta Kolimbetra nei tempi successivi poiché fu trascurata si riempì di terra e in un lungo arco di tempo fu distrutta. Gli Akragantini resero tutto quanto il terreno coltivato abbondantemente di viti e fitto d’alberi di ogni genere sì da ricavare da essa grandi guadagni.

DIODORO, XIII, 83

C’era anche in quel tempo fuori della città un lago artificiale che aveva il perimetro di 7 stadi, la profondità di 20 cubiti, nel quale adducendo le acque allevavano un gran numero di pesci per pubblici banchetti. Assieme ad essi vivevano dei cigni e un gran numero di altri uccelli, sì da offrire un grande diletto a quelli che li osservavano. Dimostra il loro (degli agrigentini) lusso la sontuosità dei monumen¬ti funebri che costruirono alcuni ai cavalli da gara, altri agli uccellini delle fanciulle e dei bambini allevati in casa che Timeo dice di aver visto fino al tempo in cui egli era in vita.

figura-17In entrambi i passi, Diodoro sottolinea il diletto offerto dall’osservare gli animali; nel secondo, in particolare, fa riferimento alle sepolture, veri e propri monumenti funebri, sia per gli animali allevati in casa che per i cavalli.

Questi ultimi per gli antichi abitanti di Akragas, oltre che come mezzo di tra-sporto e oggetto di scambi commerciali con tutto il Mediterraneo, erano un elemento importante per i momenti di svago, per le gare equestri e per le cavalcate a fini ricreativi.

Conclusioni

Dopo aver passato in rassegna una parte di quanto un antico popolo ha voluto lasciare a futura memoria, quale testimonianza di nobiltà d’animo e di elevata sensibilità con una visione “moderna” del rapporto uomo-animale, non ci si può esimere dal considerare, in sede conclusiva, il meritorio impegno dei nostri predecessori e l’importante ruolo che gli animali hanno avuto nella cultura greca, tanto da lasciare un imperituro ricordo nella letteratura e nell’arte.

I reperti archeologici, le testimonianze artistico-letterarie, la storiografia dell’epoca stanno ad indicare come l’elevato livello culturale, accompagnato da un relativo benessere, ha consolidato un rapporto privilegiato con l’animale da compagnia e ha generato la consapevolezza del benessere psico-fisico originato dalla relazione con questi esseri viventi.

Cosi l’animale, anche presso gli agrigentini, si è trovato vicino all’uomo, rappresentando un amico per gli adulti e un compagno di gioco per i più giovani, impegnato a coadiuvare e sostenere con la sua presenza le variazioni dello spirito o meglio dell’anima. Questo a dimostrazione che l’uomo, per quanto mosso da una visione antropocentrica della vita, non ha mai trascurato lo spirito zoofilo, dimostrando di avere avuto sempre bisogno dell’animale. Una necessità che, per quanto diversa e diversificata nel tempo, rimane sempre un elemento di cui la specie umana sembra non possa prescindere.

ANTONIO PUGLIESE, DOMENICO ALAIMO, MICHELA PUGLIESE,
ORNELLA GARRAFFO

35′ International Congress of the World Association for the   History of Veterinary Medicine    

IV Congresso Italiano di Storia  della Medicina Veterinaria

Grugliasco (Turin), Italy, September 8-11,2004  Grugliasco (Torino), Italia, 8-11 Settembre 2004

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento ieri e oggi, akragas, museo archeologico agrigento

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