Il disegno urbano di Akragas — che si può fare risalire alla seconda metà del VI secolo a. C. — appare unitario e grandioso: esso investe l’intera area della valle, dalle pendici della Rupe Atenea sin sotto la Collina dei Templi.
Come è evidente dall’interpretazione aerofotogrammetrica e dagli scavi, il piano urbano risulta impostato su sei platéiai con orientamento approssimativo est-ovest, tagliate ortogonalmente da circa trenta stenopoi che, come altrove, superano le accidentalità con rampe senza modificare il tracciato.
Un terminus ante quem per la datazione dell’impianto regolare è costituito dall’Olim- pieion (480-460) che vi risulta inserito, mentre il termine cronologico della seconda metà del VI secolo a. C. è precisato dagli scavi recenti nel settore occidentale della Collina dei Templi e dai saggi stratigrafici nell’area del quartiere ellenistico-romano messo in luce in contrada San Nicola.
Sulle pendici meridionali di quota 192 fu messa in luce dal Marconi negli anni Venti una serie di cellette in parte ricavate nella roccia, larghe ciascuna 2-3 m, profonde 2-4 m, alte nella parete di fondo almeno 2,50 m; la quarta parete, là dove la roccia viene meno, era costruita in pietra o in mattoni, così come completata in pietra o in mattoni crudi doveva essere la parte terminale delle altre pareti; l’ingresso si apre a sud, largo 1 m circa, e all’interno, ai piedi delle pareti, sono risparmiate le banchine di roccia; l’altezza dei vani non doveva superare i 2,50 m, se a tale punto della parete di fondo si trovano le tacche per l’alloggiamento dei travicelli lignei di un tetto a unico spiovente. Nelle stanze di dimensione maggiore (6,25 m di lunghezza) al centro del vano era un pilastro come sostegno intermedio del trave centrale. Non è escluso che qualche casa avesse un piano superiore, come suggerisce una scaletta “a chiocciola” appoggiata alla parete di fondo. Si tratta, in complesso, di case a stanza unica, di rado a stanza doppia comunicante; ogni casa o gruppo di case ha vicino un pozzo o una cisterna; i gruppi di case, separati da spazi liberi comuni, sono disposti a schiera.
Questo è il quartiere di abitazioni, databile dal VI al IV secolo a. C., che occupa il settore nord-occidentale della valle; leggermente sfalsato come orientamento da quello restante, certamente meglio organizzato e più ricco, quale si intravvede dai saggi stratigrafici in contrada San Nicola.
L’abitato di età greca, inoltre, è esemplificato da un settore di case regolarmente inserito nel tessuto regolare che investe sino l’area sacra del santuario o dei santuari compresi tra il Tempio di Zeus Olimpio e il tétnenos orientale delle divinità ctonie. In quest’area, in mezzo al complesso di strutture facenti parte dei santuari (sacelli, stoai, lesche) databile tra la fine del VI-inizio V secolo a. C., si distinguono tre case a più ambienti, evidentemente legate al funzionamento dei santuari medesimi.
Ernesto De Miro