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colimbetra

Akragas: le opere pubbliche

26 Giugno 2016 //  by Elio Di Bella

colimbetra

L’approvvigionamento idrico di Akragas, oltre al sistema elementare dei pozzi annessi alle case, in relazione al grande sviluppo urbano e alla nuova ricchezza cittadina che seguirono la vittoria di Imera, è assicurato da un complesso sistema ipogeico di canali che dalla Rupe Atenea e dalla Collina di Girgenti scendono ad attraversare la valle con varie diramazioni, alcuni raggiungendo l’ampia cavità esistente all’estremità occidentale della Collina dei Templi, dove si possono contare diciotto sbocchi di condotti, per cui se ne è sostenuta l’identificazione con la Colimbetra di cui parla Diodoro quale magnifica piscina: « La quantità maggiore dei prigionieri fatti ad Imera venne impiegata in opere di utilità pubblica. Essi tagliarono pietra non solo per i grandi templi, ma anche per ricavare dei canali sotterranei necessari al deflusso delle acque della città; opera assai grande e degna di considerazione maggiore dello scarso pregio che ebbe. Siccome l’imprenditore del lavoro era nominato Feace, anche questi canali vennero denominati feaci.

Si costruisce insieme una grande vasca, detta Colimbetra, del perimetro di sette stadi, profonda venti braccia; condottevi le acque delle fonti e dei ruscelli, ne venne vivaio di pesci per i banchetti, e la allietavano cigni ed altri volatili; trascurata in seguito, essa si interrò ».

Che l’Agorà debba porsi nell’area pianeggiante situata a nord del Tempio di Eracle è opinione a cui conducono le poche notizie delle fonti antiche (Cicerone e Livio) e le ricerche dello Schubring, del Marconi, del Griffo. È qui, tra le platéiai G-H, I-L, M-N che, alle ricerche avviate e che vanno riprese e sviluppate, appaiono concentrarsi notevoli edifici pubblici, tra i quali un portico lungo oltre 200 m facente parte del complesso del Ginnasio, come suggerisce un lungo sedile in pietra che reca l’iscrizione alle divinità protettrici Ermete ed Eracle. Tale settore pubblico appare dominato, a poca distanza, dal complesso degli edifici istituzionali, Yekklesiastérion e il bouleutérion.

Il primo, quasi interamente ricavato nel banco roccioso — in leggero declivio —, con sedili a semplici costoloni concentrici appena sagomati sul frontino, ha un diametro massimo di 48 m e una costruzione geometrica pari a tre quarti dell’intera circonferenza; tre cunettoni ricavati nella roccia attraversano il settore centrale e orientale della gradinata assicurandone il deflusso delle acque nell’euripo che corre ai piedi; l’orchestra circolare ha il piano costituito principalmente dalla roccia spianata, integrata, là dove lo richiedeva la pendenza del banco roccioso, da una piattaforma di conci squadrati; a sud dell’orchestra sono scomparse le strutture destinate alle magistrature cittadine, a causa di uno sbancamento operato in età romana imperiale per la costruzione di una casa con peristilio; un portico probabilmente ligneo, di cui rimangono le buche di alloggiamento, riquadrava la cavea alle spalle e ne determinava la correlazione con il retrostante santuario protoellenistico, il cui successivo sviluppo portò, nel I secolo a. C., al riempimento della cavea e alla creazione di un terrazzo con tempietto prostilo su podio e altare quadrato sulla fronte (il cosiddetto Oratorio di Falaride). Il bouleutérion è in corso di scavo.

Sono questi i centri dell’apparato statale ancora presenti nel decreto di proxénia a Demetrio siracusano, documentato dalla tavola bronzea del III secolo a. C., ora al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigeto storia, valle dei templi

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