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copertina della rivista agrigentum

Agrigento, nuove importanti scoperte nella città romana

12 Dicembre 2020 //  by Elio Di Bella

copertina della rivista Agrigentum

Una messe di nuovi dati emersi dalle ricerche condotte negli ultimi anni  hanno arricchito   le nostre conoscenze che abbiamo sulla città romana di Agrigentum: il teatro, le terme,   le pitture delle domus, i colori ritrovati. La nuova edizione della rivista   “Agrigentum” (curata dall’Ente Parco archeologico), recentemente pubblicata, è dedicata proprio alle novità della ricerca. Da queste emerge che “ gli anni successivi alla conquista romana del 210 a.C., quando Akragas diventa Agrigentum, ridefinendo la propria immagine” sono caratterizzati un processo di monumentalizzazione degli spazi pubblici e privati.

La rivista ci presenta la scoperta dell’  edificio termale, il primo noto ad Agrigentum, nel lungo il lato dell’Insula che si affaccia sul cardo V del quartiere ellenistico-romano. Sono stato individuato gli ambiento dove circolava l’aria calda che si produceva attraverso la combustione di legna; una vasca per bagni caldi; un gruppo di vani riscaldati; un sedile che doveva essere rivestito di marmo verde; ambienti  destinati chiaramente al bagno caldo; un ambiente rettangolare, il cui pavimento è costituito da uno spesso strato di cocciopesto che sembra avere avuto la funzione di vasca per bagni freddi. “La distruzione dei piani pavimentali dell’edificio termale e l’assenza di pitture parietali o di altre decorazioni rende assai difficile l’inquadramento cronologico del complesso, anteriore sembra alla seconda metà del V secolo d.C., come dimostra la cronologia dei materiali trovati negli strati di abbandono rintracciati all’interno dei vani” (Maria Concetta Parello

). L’impianto termale agrigentino visse circa un secolo, il IV, durante il quale fu oggetto di interventi di manutenzione e ristrutturazione, per essere abbandonato verso la seconda metà del V secolo.

Altri saggi nel quartiere ellenistico romano   “hanno riguardato in particolare la casa IC, una grande unità edilizia organizzata intorno ad un ampio cortile centrale, che sul lato settentrionale conserva i resti di un porticato, sorretto da colonne di diametro particolarmente ampio che poggiavano su grandi basi rettangolari” (Maria Serena Rizzo). La casa  potrebbe aver accolto  dei laboratori artigianali o degli impianti produttivi. . Le strutture   messe in luce, costruite nella seconda metà del II sec.d.C. e risistemate tra la fine del III e gli inizi del IV, “servivano con ogni probabilità a sostenere le attrezzature di un frantoio (torcularium), destinato forse alla produzione di olio.

Nel 2016 il Parco Archeologico e Paesaggistico “Valle dei Templi” di Agrigento ha avviato  una convenzione di studio e di ricerca con l’Università di Bologna, affidando al nuovo gruppo di ricerca un settore ancora poco noto del Quartiere ellenistico-romano: l’insula (isolato) III.

Un  nuovo rilievo dell’isolato è stato eseguito con tecnologia “laser scanner”, che ha permesso di “fotografare” con la massima precisione l’attuale situazione delle strutture. “Un sondaggio condotto nella Casa III A      ha permesso di mettere in luce strutture e materiali riferibili al VI secolo a.C., in perfetta sincronia con l’arrivo dei coloni di Gela (e di Rodi e Creta) che fondarono nel 580 a.C. la polis di Akragas.

“ Si tratta in particolare di strutture in grandi blocchi di calcarenite che corrono paralleli all’attuale cardo III (la strada con andamento nord-sud che divide il nostro isolato dall’insula II) che dimostrano innanzitutto che l’orientamento generale delle murature non è mai cambiato a partire dalla fondazione della città: gli antichi architetti e ingegneri avevano già intuito quale fosse l’orientamento migliore per sfruttare a pieno lo spazio disponibile e soprattutto per gestire il deflusso delle acque da monte a valle. Questa sistemazione rimarrà invariata dal VI sec. a.C. al VII (o forse VIII) sec. d.C., quando l’abitato si “trasferisce” sulla Collina di Girgenti” (Giuseppe Lepore).

Un secondo sondaggio stratigrafico, condotto nella Casa III M (subito a sud della casa III A prima ricordata ha messo in luce   un edificio crollato (o demolito) prematuramente (forse già alla fine del II sec. d.C.) e mai più toccato. Il crollo   ha permesso la conservazione dei muri in argilla cruda, delle pitture parietali e degli stucchi, anche quelli riferibili al secondo piano dell’abitazione.  L’enorme quantità di materiale pittorico  ha indotto   a predisporre un progetto per valorizzare l’aspetto didattico. Durante lo scavo archeologico del crollo delle pitture della Casa III M sono state effettuate altre due scoperte molto interessanti. “La prima consiste nell’individuazione di una serie di frammenti di intonaco con graffiti incisi sulla superficie: è molto difficile per ora definire con precisione il contenuto dei segni. Quello che è certo è chi si tratta di iscrizioni in lingua latina, cosa che permetterà di approfondire il tema del bilinguismo in una città, come quella di Akragas-Agrigentum, che manterrà per lungo tempo l’uso del greco come lingua principale.

La seconda scoperta ha     cornici in stucco   che dovevano decorare gli ambienti più prestigiosi della casa,   dove il dominus poteva gestire e amministrare l’economia domestica  

Elio Di Bella

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento, agrigento romana, agrigento storia, quartiere ellenistico romano, valle dei templi

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