I contadini di Agrigento spesso non possono cucinare per mancanza di combustibile e di grassi
“Il 12 ottobre 1951, la Camera dei Deputati approvò definitivamente la proposta di legge per l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per combatterla. La commissione aveva il compito di accertare le condizioni di vita delle classi povere ed il funzionamento delle istituzioni di assistenza sociale; doveva inoltre indagare sulle condizioni di vita della popolazione, al fine di verificare il diritto all’assistenza dello Stato ai sensi dell’art. 38 della Costituzione e per quali cause ed in quali condizioni; accertare la legislazione vigente in materia di assistenziale; verificare quali e quanti organi dello Stato o di Enti pubblici e privati svolgessero funzioni assistenziali; determinare le fonti di finanziamento ed i criteri seguenti nell’erogazione dei sussidi e l’ammontare complessivo delle somme stanziate.”
La proposta di condurre una vasta indagine in questo campo (2) nasceva da tre principali esigenze; 1) di accertare le condizioni di miseria e di « depressione » in cui vive gran parte della popolazione italiana, tentando per la prima volta una valutazione quantitativa e qualitativa di questo fenomeno, sempre drammaticamente presente nella storia d’Italia, ma mai sufficientemente analizzato nelle sue dimensioni statistiche e nelle sue manifestazioni ; 2) di conoscere il volume e la distribuzione delle spese erogate dallo Stato e da-gli enti parastatali e locali nelle varie forme di assistenza; e infine, 3) di trarre dall’intricata selva della legislazione assistenziale italiana i criteri direttivi per l’impostazione di un’organica. ed efficace politica e assistenza.
Le indagini della Commissione si articolarono in cinque settori:
1) accertamenti statistico-eco-nomici sulle condizioni di vita della popolazionee sui bilanci familiari dei poveri (in collaborazione con l’Istituto Centrale di Statistica);
2) studio della legislazione vigente, e delle necessarie riforme;
3) indagine sul funzionamento e sulle attribuzioni degli enti pubblici che svolgono attività assistenziali;
4) accertamento dell’entità e della natura
Un sondaggio ha evidenziato fra l’altro che le famiglie povere sono dislocate per il 5,8% al nord e per il 50,2 al sud. Scrive Giorgio Bocca: “(…) Chi volesse dare una cifra riassuntiva della miseria siciliana potrebbe dire: 21.852 famiglie vivono in grotte o baracche. Se si volesse citare il paese della povertà assoluta si potrebbe dire Bonpensiere: ha 2.400 abitanti, l’ospedale più vicino è a 25 chilometri, il medico condotto a 6, niente farmacia, si macella la carne di manzo due volte l’anno, 25 chili di carne ovina la settimana bastano, dato che i braccianti non sono in grado di comperarla, lavorano dai 100 ai 120 giorno l’anno a salari sotto le 300 lire giornaliere.
A Licata, che conta 40.000 abitanti, 10.000 persone vivono in case prive di servizi e 1000 stanno nelle grotte (…)
I contadini di Agrigento spesso non possono cucinare per mancanza di combustibile e di grassi; il loro pasto freddo è composto da pane, cipolle, olive e sarde sotto sale (…)
Il lavoro minorile è diffusissimo, almeno il trenta per cento dei ragazzi poveri elude l’obbligo scolastico e molti ragazzi lavorano come manovali nelle zolfatare, altri vengono impiegati per il trasporto di sacchi di 30 o 35 chili nelle aziende dei profumi o delle conserve a una paga di 200 o 300 lire al giorno.
A Reggio Calabria le raccoglitrici di olive che per contratto dovrebbero ricevere 500 lire al giorno per 8 ore di lavoro, ne prendono la metà lavorando 12 o 14 ore; le raccoglitrici di gelsomino fanno il lavoro notturno per sole 100 lire(…)”