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Briganti e Carabinieri
Briganti e Carabinieri

Agrigento: crimini e criminalità nella prima metà dell’Ottocento

1 Febbraio 2016 //  by Elio Di Bella

Briganti e Carabinieri
Briganti e Carabinieri

Nella città di Agrigento e nelle vicine campagne nel secolo scorso si perpetravano ogni sorta di delitti e di reati ai danni della popolazione inerme e mal difesa.

    “La sicurezza e l’incolumità – scrive Calogero Ravenna – sono in non cale”. Il Ministro di polizia Marchese Del Carretto, volendo provvedere a spegnere il residuo di malviventi e raffrenare la tranquillità pubblica, primo de’ beni sociali, col rendere stabilmente sicure le persone e le proprietà e garantire il commercio interno da ogni traffico”, emanò il Decreto del 21 gennaio 1839 (Giornale dell’Intendenza, giugno 1839, pag.142), col quale si elevava in Commissione Militare il Consiglio di Guerra di guarnigione della provincia di Girgenti, “conforme agli articoli 5 e 6 del decreto del 24 maggio 1826, per giudizio de’ misfatti di scorreria in comitiva armata per la campagna, di ricettazione, di aiuto, di favore e di corrispondenza co’ suoi componenti; per i quali misfatti, giusta l’art.1 dell’altro Decreto della stessa data, è applicata la pena di morte”.

    Il territorio girgentino era talmente pressato e vessato da un sovrabbondante numero di delinquenti che, ove il bisogno della prontezza e dell’esempio lo richiedeva, la Commissione Militare doveva recarsi, a tamburo battente, sul luogo ” per giudizio e la esecuzione della condanna”. Questo stato di cose si protrasse per molti anni perché la Commissione Militare, che, inizialmente (come si rileva dal decreto citato) avrebbe dovuto funzionare solo per il periodo di sei mesi, venne confermata negli anni successivi.

    La piaga della delinquenza sembrava inguaribile.

    I mezzi impiegati per la prevenzione e la repressione dei reati erano irrisori e la vigilanza della campagna era affidata ai Rondieri, che vennero soppressi nel giugno del 1839 perché tale servizio era inefficiente di fronte alle urgenti necessità.

    I corpi dei Guardiani urbani e rurali funzionavano in provincia con molta lentezza. Ma la delinquenza nelle campagne continuava perniciosissima. Gli esattori comunali, i cassieri, i ricevitori e i percettori di qualsiasi contribuzione pubblica, nel provvedere al versamento di qualsiasi denaro al Distretto, a salvaguardia della loro incolumità, erano costretti a richiedere ai Capi urbani una scorta delle guardie.

    Questo servizio era talmente pericoloso da essere semplicemente disimpegnato dai più volenterosi. I capi Urbani non potevano obbligarvi forzosamente gli urbani di loro dipendenza. La delinquenza non infieriva soltanto sulle strade pubbliche, ma anche nelle zone minerarie, nei mulini, nelle fattorie, nelle case rurali perché i proprietari vi “ammettono dei lavoratori, custodi, ed altri salariati, i quali sono ricercati dalla giustizia per imputazione di reati”, si legge sul Giornale dell’Intendenza. Pertanto l’Intendente ordinò “che i proprietari delle dette solfare, molini, ecc. non ammettino le persone le quali non sono munite di un certificato delle autorità locali consistente non solo di non essere i medesimi ricercati dalla giustizia, ma d’essere altresì di buona condotta” (Giornale dell’Intendenza, Girgenti, novembre, 1839, p.263).

    Vennero inoltre date disposizioni alle guardie rurali di eseguire visite a sorpresa nelle solfare, nei molini, nelle fattorie e di redigere un circostanziato rapporto” (cfr. C. Ravenna, Giornalismo girgentino dell’Ottocento, in “Akragas”, Agrigento, fascicolo II, 1946).

Categoria: Storia AgrigentoTag: agrigento storia

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