E’ guerra a Ravanusa tra il Vescovo di Agrigento Peruzzo e i social comunisti che piazzano la bandiera rossa sul campanile della Chiesa Madre
TESTO DEL VOLANTINO
“Solo nelle Repubblica trionferà il Comunismo” Lenin
di Girolamo La Marca
Una delle vicende più emblematiche del dopoguerra fu sicuramente quella delle “bandiere”.
Scenario della vicenda la chiesa Madre che aveva una caratteristica o se preferite un’anomalia. Uno dei due suoi campanili,la torre dell’orologio,non appartiene alla Parrocchia ma al Comune. Sembra anzi è certo che quando o l’ originario campanile fu danneggiato dal terremoto dl 1908, fu l’allora Sindaco Angelo Vizzini che si assunse l’onere della ricostruzione.
Tant’è che quando i socialisti andarono al governo del paese dal 1914 al 1923 poterono tranquillamente issare le bandiere rosse così come dopo i patti lateranensi i fascisti poterono apporre un fascio littorio in muratura e far sventolare sul campanile una bandiera nera che fu rimossa solo prima dell’entrata degli americani in paese cioè prima del’ undici luglio 1943.Più difficile ovviamente era rimuovere i fascio. Cosi si legge nel libro Momenti e problemi di storia e politica in Sicilia di Sebastiano M: Finocchiaro.
“Alcuni comunisti locali saliti sula torre civica,assicurarono delle robuste corde alle maglie di una grande rete “u ritùni”,solitamente utilizzato per il trasporto della paglia),uno di loro avvolto nella rete in modo da lasciargli libere le mani,fu poi lentamente calato dai compagni sino a chè potè colpire l’emblema fascista con un grosso martello,demolendolo completamente”Secondo alcune testimonianze tra essi vi erano due confinati politici il contadino Giovanni Coniglio e lo stagnino Calogero Merlo. Il campanile quindi per tutti era del comune tranne forse per l Arciprete Giuuseppe Burgio che appunto fu nominato arciprete del suo paese natio nel 1941..
I problema non era però il diritto di proprietà come diceva l’Arciprete bensì un problema di convenienza e d’immagine o di contiguità come sosteneva il vescovo di Agrigento monsignor Giovan Battista Peruzzo. Sicché quando nel 1946 i socialdemocratici vincendo le elezioni pensarono di issare le loro bandiere rosse insieme a quella dell’Anpi (associazione nazionale partigiani d’Italia) il problema con u n arciprete come il Burgio non era certo di poca cosa..
Il paese era in fibrillazione,le elezioni era state addirittura rinviate dal prefetto Luciano Di Castri forse cedendo alle pressioni “del commissario prefettizio Vizzini”che temeva quelle votazioni. La sezione comunista di Ravanusa inviò un telegramma all’allora ministro dell’Interno il socialista Giuseppe Romita invocandone un immediato intervento poichè” ingiustificato rinvio elezioni ordine prefettizio provocava sdegno e agitazione lavoratori”Ma fu tutto inutile le elezioni furono spostate dal 10 marzo al 7 Aprile. Ed in quella campagna elettorale il battagliero arciprete diede il meglio di se e sembra che anche dal pulpito più di una volta affrontasse problemi non solo religiosi ma anche politici.
Votare a sinistra era per il clero locale votare il diavolo ed andare sicuramente all’inferno,mentre votare Democrazia Cristiana significava votare la Chiesa. Ancora oggi circola in giro la voce dei comunisti che si mangiavano i bambini,sicuramente frutto di qualche fantasia di quei tempi. Vinsero le sinistre con 5019 voti mentre l’alleanza DC ,demo-laburisti e qualunquisti ne raccolse poco più di 3000..Il 9 aprile comunisti e socialisti organizzarono un a grande manifestazione e issarono le bandiere sul campanile della Chiesa Madre. Ma di notte del 10 qualcuno salì in cima al campanile e strappò le bandiere gettandole a brandelli dietro la parrocchia.
Ma come erano potuti arrivare sin lassù Molto probabilmente il commando poté avvalersi dell ‘aiuto del sagrestano Michele Costa che sicuramente permise di entrare in chiesa nottetempo e farli salire sul campanile. Ma per i socialisti e per i comunisti del luogo era un dettaglio ininfluente di quello che ritenevano un affronto inaccettabile del quali l artefice negativo era l’arciprete Burgio..Questi divenne persino oggetto di una filastrocca popolare che diceva così.”Sapiti chi successi alla Matrici? Li bannèri abbruscià patri Arcipreti / Nu ni curammu su cu ci detti luci/ C’iàmmu a tagliàri u cuòddru cu na faci..”Secondo G.Noto e D.Termini “una folla tumultosa si sarebbe diretta verso la casa dell’arciprete al grido A morte li parrini,a morte l’arciprete” Solo l’intervento dei carabinieri avrebbe evitato il peggio.
La sera del 12 Aprile a conclusione dei comizi l socialista Salvatore Lauricella e del comunista Domenico Cuffaro le bandiere furono nuovamente issate sul campanile. L’arciprete fu scagionato perchè i giovani dell’azione cattolica si autoaccusarono spontaneamente.( S. Aronica Storia degli arcipreti di Ravanusa).In realtà come risulta dalle fonti della Prefettura nessuno si costituì spontaneamente e furono le indagini dei carabinieri in collaborazione con i militanti di sinistra ad individuare gli eventuali responsabili. Il vescovo di Agrigento mandò allora il suo segretario Don Silvio Morosini con un messaggio perentorio: o le bandiere venivano rimosse dal campanile oppure tutte le chiese sarebbero state chiuse applicando così di fatto quello che viene chiamato ” L’interdetto” con la conseguente esclusione di tutte le cerimonie religiose. Gli esponenti di sinistra ribatterono animatamente che monsignor Peruzzo ed il clero locale non si erano scandalizzati del fascio littorio a suo tempo costruito sul campanile.
Si dissero comunque disposti a coprire le “bandiere con una stoffa nera per la settimana santa e fino ala Pasqua ed in in seguito anche a prendere in considerazione la possibilità di toglierle definitivamente. Ma non si raggiunse l’accordo. La mattina del 14 aprile Ravanusa che allora contava dodicimila abitante si trovò “scomunicato”,privato cioè di ogni funzione religiosa.”Il quotidiano regionale della DC “Sicilia del Popolo” esce il 14 aprile con un articolo intitolato Interdetto a Ravanusa dopo violenze comuniste sostenendo che ” tre bandire rosse erano state issate sul campanile della cattedrale” tacendo sul fatto che la stessa fosse di proprietà del comune e e indicando i comunisti e i socialisti come sacrileghi. Di diverso avviso ovviamente fu il giornale comunista”La voce della Sicilia”. Fatto sta che che il malcontento popolare fu grande e ala fine il 17 i leader locali della sinistra decisero di ritirare i tre sacrileghi vessilli. Cosi scrisse il Prefetto De Castri con un telegramma inviato al Ministero dell’Interno il 18 aprile 1946 .”sono state riaperte chiese comune Ravanusa et rimosse bandiere da torre orologio.
Celebrate funzione religiose” Aveva vinto l’arciprete.Burgio, aveva vinto il prefetto e aveva vinto anche monsignor Peruzzo tutti insieme coalizzati contro quelle bandiere rosse che sventolavano simbolicamente la rinascita proletaria e il superamento di una fase buia ,buia per chi ovviamente quella vicenda storica non l aveva mai condivisa…
fonte http://www.ravanusa.com/public/ravanusa/focus3/selezione.asp?id=521
Un grave provvedimento del Vescovo di Agrigento
15 aprile 1946
Conquistata la maggioranza nelle elezioni amministrative, i social-comunisti di Ravanusa issavano tre grandi bandiere rosse sul campanile.
Invitati a toglierle, i dirigenti rossi promettevano che le avrebbero fatte ritirare dopo 24 ore, ma essendo costoro venuti meno all’impegno, di notte tempo, ignoti toglievano le bandiere originando la reazione degli estremisti, i quali circondavano il paese e costringevano le autorità a fermare dodici giovani traducendoli in questo capoluogo in stato di arresto.
Inoltre gli estremisti obbligavano i parroci ed i sacerdoti di tutte le chiese del paese a tenere chiusi i templi e a non celebrare la Messa.
Ciò ha provocato da parte di S.E. il Vescovo la comminazione dell’interdetto all’interno dell’abitato di Ravanusa.
Il grave provvedimento adottato dal nostro Vescovo, registra in un solenne documento, le violenze subite dalla Chiesa e ne fa denunzia alle autorità costituite. Intanto i responsabili di queste violenze sono rimasti impuniti ed i giovani innocenti subiscono l’affronto della detenzione.
Il fatto non ha bisogno di commenti.
Dall’Osservatore Romano
ITALIANI DIFENDETE LE VOSTRE CHIESE, DIFENDETE LA VOSTRA FEDE VOTANDO CONTRO LA REPUBBLICA CHE PER SUA NATURA, TRADIZIONE, PER NECESSITA’ DEL SUO SPIRITO E’ INELUTTABILMENTE ANTICLERICAL