Amarcord della Sagra del Mandorlo in vetrina
Settanta tra foto, pieghevoli, manifesti sulla Sagra del mandorlo in fiore dal 1950 agli anni 70 e del Festival internazionale del folklore verranno esposti all’interno del chiosco di Porta di Ponte
Il Chiosco è di proprietà del Comune ed utilizzato, oggi, come ufficio di relazione ed informazione turistica dal Libero Consorzio di Agrigento, che svolge, la mattina ed il pomeriggio, un servizio di assistenza ed informazione turistica. La collezione con documenti eccezionali alcuni dei quali mai esposti, sarà in mostra per tutta a durata della Sagra e aprirà i battenti il prossimo sabato quattro marzo.
L’iniziativa, curata dal Libero Consorzio di Agrigento,
nasce grazie alla disponibilità di Vincenzo Frangiamore, collezionista agrigentino, che da decenni vive la sua passione per l’antiquariato e la raccolta di materiale storico, tutto questo è stato reso possibile e realizzabile.
Una vetrina di notizie ed informazioni sulla storia della Sagra, le cui origini portano indietro, e precisamente agli anni trenta del secolo scorso, quando a Naro, per intuizione del Conte Gaetani nacque la festa della primavera. Presto da Naro si è trasferita ad Agrigento ed è diventata un evento di grande richiamo turistico per simboleggiare l’inizio della primavera.
Nella vetrina del chiosco di Porta di Ponte verrà allestita una collezione interessante, che rappresenta un pezzo importante della Sagra dalle origini fino ai successi degli anni ’70 con particolare dovizia di foto e personaggi che all’evento, oggi Mandorlo in fiore, hanno lavorato e collaborato.
Sarà possibile, infatti, osservare alcune di queste coloratissime brochure del 1952 o del 1954 nei cui programmi erano inseriti il raduno delle auto d’epoca, il giro di Sicilia, la sfilata di carri allegorici e la partecipazione dei gruppi folkloristici da tutta la Sicilia.
Curiosando tra le diverse foto,
si potranno individuare alcuni personaggi che hanno dato successo ed innovazione all’evento. Il professore Enzo Lauretta che agganciò alla Sagra del mandorlo in fiore, manifestazione di gruppi locali e carri allegorici, il Festival internazionale del folklore con gruppi europei oltre ad altre innumerevoli iniziative culturali; Giuggiu’ Gallo, altro poliedrico personaggio che attraverso l’Ente Provinciale del turismo, del quale era funzionario, trasformò l’evento in una dimensione internazionale con gruppi provenienti dai diversi continenti e l’innovazione del corteo storico.
Altri come il giornalista Corrado Catania, autore del volume sulla Sagra dei 50° anni, che ha fatto parte per decenni dell’Ufficio Sagra occupandosi di stampa e tanti altri ancora.
Si notano tra le foto personaggi scomparsi, come Gigi Casesa, Sasa’ Greci, Gian Campione e Pasquale Gallo per citarne alcuni che con il Val d’Akragas hanno dato successo nel mondo.
Le immagini del Val d’Akragas che portano indietro con gli anni e rappresentano, ancora oggi, nel terzo millennio la continuità di una intuizione artistica che vive, racconta, raccoglie ed insegna alle nuove generazioni l’identità siciliana. Come anche naturalmente le immagini con i fantasiosissimi carretti siciliani addobbati nei modi più allegorici e orgoglio dell’artigianato siciliano.
La collezione ci permette di ripercorrere gli sviluppi della manifestazione con le diverse novità che vengono ad arricchirla, come l’evento ideale e più spirituale della sagra, ossia il rito della “fiaccolata” che ritroviamo in splendide immagini della sua prima edizione, quella del 1956. Allora la torcia dalla Grecia e precisamente dal Partenone di Atene, giunse ad Agrigento, via Brindisi, per arrivare nelle mani del presidente dell’Ente provinciale del Turismo, Enzo Lauretta e dare vita alla fiaccolata dell’amicizia.
Altre splendidi scatti sono dedicati ai primi raduni dei cortei storici. La prima dizione nel 1984 fu una rassegna chiamata a rappresentare le libertà comunali di varie regioni italiane. Fece sensazione la presenza dello storico Carrocchio della Libertà di Legnano preceduto dal suono di tamburi, con un artistico altare sormontato da un Crocifisso e con alle spalle una campana, simbolo della libertà.
La mostra è composta anche da cartoline antiche, vecchi programmi della Sagra risalenti anche agli anni Cinquanta, depliantes in bianco e nero e seppiati che pubblicizzavano l’evento, ma anche le bellezze artistiche e paesaggistiche della Valle dei Templi.
Artisti locali particolarmente creativi offrirono la propria disponibilità per realizzare il materiale pubblicitario che veniva accuratamente preparato diversi mesi prima per raggiungere in tempo località lontane dove promuove la sagra. I manifesti erano davvero gradevoli e ricchi di simbolismo, perché dovevano far coglier i valori di pace e fratellanza dei popoli sottesi alla manifestazione. Tra gli autori di quei manifesti pubblicitari ricordiamo artisti come Giuseppe Agozzino straordinario bozzettista e soprattutto Andrea Carisi, pittore e cartellonista di valore che è stato anche scenografo di varie manifestazioni svoltesi durante svariate edizioni della Sagra. i creatori in particolare dei manifesti pubblicitari della manifestazione riprendevano in particolare nei loro temi cromatici e nei loro disegni la bellezza della primavera agrigentina, il mandorlo fiorito, la la Valle dei Templi, la danza e i coloratissimi costumi.
Una mostra questa al chiosco di Porta di Ponte che susciterà certamente nostalgia negli agrigentini più avanti negli anni e molta curiosità tra i giovani.
Un’occasione per scoprire pagine storiche della sagra ma anche di una Città che nel corso di queste edizioni ha saputo uscire da una dittatura, dalle conseguenze della seconda guerra mondiale, dalla faticosa ricostruzione con la cementificazione del territorio, dalla frana e dalla crisi economica dei decenni successivi. La mostra inevitabilmente non nasconde tutto ciò, perché tra una immagine e l’altra si coglie la trasformazione dei luoghi, degli ambienti e della popolazione. Vediamo nelle immagini i momento d’oro del teatro Pirandello che ospitò tante serate danzanti, lo sviluppo urbanistico della città verso la zona del Sottogas, subito coinvolta nelle sfilate domenicali, ma anche la passione di quanti organizzarono in anni difficili quell’appuntamento di febbraio tanto atteso dagli agrigentini. Si notano spesso i poveri mezzi con cui molte iniziative vennero promosse, ma anche lo spirito di avventura e avveniristico con cui una piccola città di provincia tentava di essere la capita del folklore mondiale, di giungere all’attenzione del mondo anche come angolo di pace per i popoli che ancora dopo la seconda guerra mondiale erano tormentati dalle guerre, calde, come quella tra arabi e israeliani, o freddi, come quelle tra il blocco occidentale e i paesi dell’est. Anche questo racconta la mostra, se si sanno leggere le immagini e i materiali con occhi attenti e anche con molto cuore. Il presente è diverso ? Il futuro sarà migliore ? Toccherà ad altre mostre raccontarlo.
Elio Di Bella