Erano desiderosi di fare le proprie scoperte scientifiche in campi come l’archeologia da un lato e la geologia, botanica, zoologia, climatologia e vulcanologia
I polacchi iniziarono a visitare la Sicilia più spesso solo nel XVII secolo mentre si recavano a Malta.
Erano desiderosi di fare le proprie scoperte scientifiche in campi come l’archeologia da un lato e la geologia, botanica, zoologia, climatologia e vulcanologia dall’altro.
Interessati all’Etna e alla natura del Su ed animati dalla passione per la scoperta dell’esotico e nello stesso tempo dall’ansia di verificare quanto da essi già immaginato.
Nell’Ottocento un tipico viaggio in Sicilia prevedeva un viaggio in nave da Napoli a Palermo, visitando le sue famose zone – vicino Monreale e leggermente più distanti: Selinunte e Segesta – quindi un viaggio in nave da Palermo a Messina, da dove partivano a Taormina, Siracusa e Agrigento.
Michał Borch
Lo scienziato polacco Michał Borch viaggiò in Italia negli anni 1776-1777. Esplorò la Sicilia e l’Etna. Da Napoli navigando verso Messina (dopo aver visitato prima Agropoli e Paestum) proseguì per Catania e Siracusa per poi recarsi a Malta. Durante il viaggio di ritorno visitò Agrigento, Trapani, Segesta e Palermo e ripartendo poi per Napoli.
I suoi disegni dei monumenti pubblicati nel libro costituiscono una valida testimonianza iconografica. Li troviamo nell’opera “Le lettere sulla Sicilia e sull’isola di Malta”, scritto nel 1777 dal de Borch e pubblicate a Torino nel 1782.
Stanisław Staszic, oltre alla mineralogia e alla vulcanologia, si interessò alle relazioni sociali ed economiche della Sicilia. Anche Jan Ursyn Niemcewicz si recò in Sicilia: l’isola appare nei titoli di due delle sue opere poetiche: Poesie sulla cima dell’Etna scritte nel 1784 e in Poesie scritte in riva al mare ad Agrigento in Sicilia.
Anna Tylusinska-Kowalska (Viaggiatori polacchi in Sicilia e Malta tra Cinquecento e Ottocento, Lussografica, pp. 494, 25): «la Sicilia dei secoli XVI e XIX è una realtà lontana geograficamente e antropologicamente dalla Polonia, eppure è culturalmente e spiritualmente vicina a noi polacchi, come lo è adesso».
Franciszek Bieliriski (1740-1809) viaggiò in Italia tra gli anni 1787 e 179224. Si conserva ancora il suo manoscritto Journal de Voyage. Venne in Sicilia e ad Agrigento, dove scavando tra alcune tombe trovò dei sarcofagi che poi misurò e disegnò da solo.
Arrivarono in Sicilia i polacchi:
Jan Kamsezter, Jan Nepomucen Kossakowski, Julian Ursyn Niemcewicz; Stanislaw Poniatowski (figlio del fratello maggiore del re di Polonia); Franciszek Bielinski. Nell’Ottocento furono in Sicilia Adam Mickiewicz, Zygmunt Krasinski, Michal Wiszniewski, Ludwik Mieroslawski, Ferdynand Radziwill, Adolf Smorczewski e Jan Litynski.
Stanisław Kostka Potocki (visitò nel 1775): Siracusa, Agrigento, Segesta
Jan Michał Borch (visitò nel 1776): Siracusa, Agrigento, Segesta
Jan Chrystian Kamsetzer (visitò nel 1781): Segesta, Selinunte, Agrigento e Siracusa
Julian Ursyn Niemcewicz (visitò nel 1784): Palermo, Erice, Selinunte, Agrigento, Licata , Catania, Siracusa, Taormina
Stanisław Poniatowski (visitò nel 1785): Agrigento, Siracusa
Franciszek Bieliński (visitò nel 1791): Agrigento
Scrive in proposito Anna Tylusinska-Kowalska ha riportato in un suo testo sui viaggiatori polacchi in Sicilia questa annotazione ripresa dal diario di un ignoto viaggiatore polacco del Settecento: «Un mese gli bastò per rilevare l’influenza negativa dell’onnipotenza dei baroni e i contrasti sociali, l’abisso che separava l’aristocrazia dal popolo, completamente ad essa soggetto. Con occhio critico l’autore rileva l’abuso delle cerimonie religiose, processioni, feste ai santi patroni, la gestione scorretta delle istituzioni troppo burocratizzate, l’arretratezza dell’agricoltura e della produzione alimentare».