Racconti in valigia: Il desiderio di offrire una “enciclopedia” agrigentina
Oggi il Panda ha il piacere di intervistare Elio, esperto di Agrigento ed autore del sito Agrigentoierieoggi.it, nel quale racconta ai suoi lettori la storia di Agrigento, interessanti curiosità e di attualità.
Ecco per voi la sua intervista:
Raccontaci un po’ di te e del tuo blog
Il mio blog, “agrigentoierieoggi.it”, racconta in alcune migliaia di testi e una decina di migliaia di immagini la storia della Città dei Templi. Un lavoro che io ritengo ancora solo all’inizio, quando penso a quanti altri temi ho da esplorare e da comunicare. Il mio desiderio è di offrire una “enciclopedia” agrigentina.
Ogni giorno ho la fortuna di godere della bellezza dei templi dorici, risaltata da una esplosione di luce che non è mai la stessa qui nelle quattro stagioni; da una natura toccata da secoli dalla grazia dei mandorli che fioriscono già a gennaio; dai colori mai pallidi del tufo arenario, degli ulivi saraceni e del mare africano dinnanzi.
Accompagnare chi vive o arriva nella Valle dei Templi e nella città di Empedocle e Pirandello affinchè compia il salto dallo stupore per questa estatica esperienza che lascia senza fiato alla conoscenza della storia dei luoghi e degli uomini che hanno alzato quelle colonne (dita puntate verso il cielo degli dei greci); ma comprendere anche che “gli uomini, in Agrigento, hanno errato, fortemente e pervicacemente” mezzo secolo fa, violentando la collina di Atena dove gli arabi edificarono la nuova città, innalzando questa volta verso il cielo i “tolli” (i palazzoni del sacco edilizio, pedaggio pagato alla speculazione politico-mafiosa, mascherata di modernità): questo uno dei motivi per cui ho deciso di mettere in rete il mio blog. Con la speranza che soprattutto i giovani si impegneranno a non ripetere i misfatti del recente passato e a riscoprire i valori che hanno fatto di Akragas “la più bella città dei mortali” come cantò Pindaro.
Cosa ne pensi del viaggio come esperienza?
Viaggio spesso da dieci anni a questa parte grazie a mia moglie Giovanna. Ogni angolo nuovo del mondo che scopro mi rimanda (non se dire purtroppo o per fortuna) alla mia concezione della cultura come visione critica e sistematica della realtà. Una tale lente sfocata dal razionalismo si frappone fra me e la realtà e non posso dire che cerco me stesso in tali esperienze. Se si tratta di scoprire un paesaggio naturale mi affido ad uno stato d’animo purtroppo ancora immaturo perché non educato abbastanza a lasciarsi andare alle emozioni. Se si tratta di altri ambienti (musei, antichi palazzi, piazze, ecc.) scatta la molla della curiosità che in me è sempre stata predominante. La lettura dei luoghi che rimanda a simboli, storie, legami culturali di ieri e di oggi vale per me, più di tutto, in un viaggio, fosse pure a pochi passi da casa, in un posto che mi era ancora sconosciuto.
Quali sono le destinazioni che più ti hanno colpito? Perché?
Venezia: già scrivere queste sette lettere mi da un’emozione che nessuna altra parte del mondo mi da. Ho visitato molte capitali europee e persino l’Australia e la Nuova Zelanda. Ma vuoi mettere Venezia ? dico a me stesso. Vado spesso a Belluno a ritrovare miei cari parenti e li costringo sempre a fare l’ennesima visita a Venezia. C’è qualcosa…non so trovare le parole giuste. La magia dei colori della laguna, delle case pinte e del palazzi che sbocciano dal tremolio dell’acqua, del cielo che si riflette sulla leggerezza delle onde che il remo di un gondoliere genera…non mi fate dire altro perché sento che qualunque cosa possa scrivere non rende. E più che altrove per me è a Venezia che “di ciò di cui non si può parlare si deve tacere», come sentenziava Ludwig Wittgenstein nella proposizione più celebre del Tractatus logico-philosophicus. «Tracciare un limite» tra il linguaggio e il mondo, le parole e le cose, a Venezia secondo me è impossibile.
Qual è il tuo sogno nel cassetto per quanto riguarda i viaggi?
Devo dire che due sono i miei sogni nel cassetto. Uno è senza speranza: viaggiare con la mente per Akragas quando venivano innalzati i templi, passeggiare con Empedocle nell’agorà discutendo dell’archè che ha dato inizio al mondo, ascoltare Pindaro mentre ci parla della sua Akragas, venire accolto ed ospitato dal ricco e generoso Gellia. Una follia, ma bisogna anche viaggiare con la mente.
L’altro sogno nel cassetto è vivere ancora molto a lungo con mia moglie e continuare a scoprire, meta dopo meta, che siamo sempre affamati di amore per il mondo; continuare a fare la sconvolgente scoperta che ogni luogo ci dice che c’è l’essere e non il nulla. E come ciò sia è il mistero di ogni viaggio, è il mistero della vita.
Tre luoghi che secondo te un turista non può perdersi in Sicilia
Propongo un itinerario turistico in Sicilia niente affatto scontato: la casa a Cinisi di Peppino Impastato; le saline di Trapani; Stromboli. La forza dell’uomo, nel fiore della sua vita, che lotta per la giustizia nella sua terra; la forza del vento che genera il sale, condimento della terra e della vita;; la forza della natura che incendia il cielo di notte e trova infine riposo nel mare.
Se dovessi invece scegliere tre aggettivi per descrivere Agrigento, quali useresti?
Tre aggettivi definiscono il “carattere” di questa città.
Il primo lo prendo in prestito da Goethe:
1) splendida (nel suo paesaggio)
“Mai in tutta la vita ci fu dato godere una così splendida visione di primavera come quella di stamattina al levar del sole…Dalle nostre finestre lo sguardo spazia sul grande, largo clivio della città antica, tutto giardini e vigneti…” (Goethe appena svegliato nella sua prima mattinata ad Agrigento, il 25 aprile 1787).
Il secondo lo trovo nel diario di Bernard Berenson:
2)luminosa
“L’altra sera, quando fummo in vista dei Templi di Akragas, il sole era al tramonto, trasfigurando le colonne di queste semplici ma armoniosamente proporzionate strutture, come se emanassero una interna luminosità della pietra. In nessun luogo della Grecia vera e propria, eccetto che al Partenone, si riesce ad avere una simile evocazione del mondo ellenico”. (Bernard Berenson in Sicilia nel 1953)
Il terzo aggettivo lo considero inscindibilmente in coppia:
3) romantica e malinconica
Così la scoprì anche il viaggiatore Francesco Lanza: “A notte tarda, i bimbi che si sono visti a stormi per tutto il giorno, sorridono in sogno, le belle si fanno a piè scalzi alla finestra per ricambiare gli ardenti sospiri agli innamorati, un’aura demografica, nel chiarore lunare, avvolge la città. I turisti romantici, a passi furtivi come amanti che vanno all’appuntamento, si recano nuovamente ai Templi, a sognare a occhi aperti tra le colonne e a riempirsi l’anima d’una nobile malinconia”. (Lanza Francesco, Storie e terre di Sicilia, Palermo, 1953, p.129)
ringrazio Rolling Pandas per l’intervista
Vi ricordiamo che, se volete contattare Elio, volete ispirazioni e consigli sul prossimo viaggio o volete seguire le sue avventure, potete trovare il suo sito qui
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