Una vista dei Montigibbilini dal satellite, con in primo piano la Masseria Bellanova e il Segreto del Sonno dove, Franco Caico rinvenne nel 1833 lo Zolfo: era il primo rinvenimento nel Territorio, che, come noto, avrebbe avuto uno sviluppo eccezionale fino agli anni 70 del novecento, periodo della chiusura definitiva della Miniera Gibellini.
Questa allegata è la lettera con la quale i Caico scrivono all’Intendente (Prefetto) di Caltanissetta per reclamare sul comportamento di quelli di Girgenti: Volevano l’autorizzazione per l’apertura della Miniera e per il permesso di bruciare gli zolfi. Nonostante il tentativo di esibire il “Tallone”, questi procedono al sequestro degli zolfi e a licenziare gli operai. E’ il primo atto del nuovo conflitto per l’amministrazione del territorio conteso tra Racalmuto e Montedoro: la tregua sottoscritta nel 1763 non aveva più validità.
Continua il racconto di Petix con le alterne vicende legate al pagamento di quanto concordato nel 1763, ma abolita la feudalità, nuove regole vengono messe in essere per la gestione di quei territori senza “padroni”.
Allego alcune lettere scambiate tra l’Intendenza di Girgenti e quella di Caltanissetta: quelle di Caltanissetta mancano negli archivi. Petix le aveva a disposizione tra gli atti del Decurionato di Montedoro che ha potuto consultare negli anni ’50, negli archivi Comunali. OGGI QUESTI DOCUMENTI SONO INTROVABILI, NON SI SA DOVE SONO ANDATI A FINIRE A SEGUITO DEI VARI SPOSTAMENTI DEGLI ULTIMI 30 ANNI. ERANO AL VECCHIO RICOVERO, E DOPO LA DEMOLIZIONE NEGLI ANNI ’80 SONO SCOMPARSI. SI AUSPICA CHE L’ATTUALE AMMINISTRAZIONE, IN CARICA ANCHE ALLORA, DIA CONTO DI QUESTA GRAVE MANCANZA.
La lettera indirizzata alle autorità di Palermo (Segreteria di Stato presso la Luogotenza) da parte del Decurionato di Montedoro chiede la reintegrazione del Feudo dei Montigibellini al Territorio di Montedoro.( questo documento è stato ritrovato fra le carte del Corpo delle Miniere presso l’Archivio di Stato).
Il Sindaco di Racalmuto, tramite l’Intendente di Girgenti, torna alla carica lamentando che le attività minerarie,(combustione degli Zolfi), creano grave danno alle culture. Lo scopo è sempre quello di impedire ai Montedoresi (Caico) di operare in quel territorio senza il permesso di quelli di Agrigento.
Dal tono di questa ulteriore lettera del 1834, sempre rispettoso nei confronti dell’Intendenza di Caltanissetta, si ritiene che si continuava ad autorizzare le attività minerarie, mentre quelli di Racalmuto continuano a lamentarsi per i danni prodotti alle culture agricole.
Nel 1846 si tenta, penso per l’ultima volta, di agire verso le Autorità di Palermo, al fine di fare restiruire al Comune di Montedoro il territorio contestato. Viene presentata una “memoria” di 13 pagine in cui si fa la cronistoria della vicenda, citando fatti a favore del diritto dei Montedoresi. Fra questi una cosa curiosa di cui parla anche Petix: l’invasione dell cavallette del 1837.
Questa è parte della trascrizione:
L’ultima frase:
avrebbe fatto ben sperare in una soluzione favorevole a quelli di Montedoro. Ma forse tutto era già deciso.
Continuo con la citazione di Petix, molto dettagliata:
Il Mulino del Chiarchiaro, che fu l’ultimo a pagare la tassa sul Macino a Montedoro, esiste ancora come rudere abbandonato, vicino a fiume, sotto la Masseria Bellanova, ed è facile da raggiungere e visitare.
Dopo oltre 200 anni di liti si stabilirono i nuovi confini di Provincia, immagino, senza tenere conto dei tanti reclami e delle descritte vicende,per semplice convenienza: nella Mappa della Provincia del 1852, i territori dei Monti Gibellini, assieme a quelli del Feudo Graziano e Gallidoro, fanno ancora parte di Caltanissetta: con l’Unità d’Italia le cose cambiano, ANZI SEMBRA UNO SCAMBIO: alla Provincia di Cl viene aggiunto un pezzo di territorio tra Milena e Racalmuto e Grotte ma vengono tolti i territori citati per passare a Racalmuto e a Canicattì.
La parte A viene aggiunta a Caltanissetta e la parte B
viene tolta. Con questa delimitazione finisce la secolare vicenda e Montedoro si ritrova ormai con un territorio “insignificante” rispetto alle esigenze vitali della popolazione: i Montedoresi sono costretti ad acquistare terreni e pagare le imposte in tutti i paesi circostanti: Musteiuve, Crocefia e Torretta in teritorio di Mussomeli; Rabione in quel di Serradifalco; Graziano in quel di Canicattì; Bellanova e Gibellini a Racalmuto; la Marchesa in quel di Bompensiere, il Piano della Signora ed il Contrasto a Sutera !!!
I documenti, citati parzialmente, sono visionabili per intero sul sito https://calogeromessana.wordpress.com/page/3/