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Naro (Agrigento) nell’epoca borbonica.Appunti

8 Marzo 2015 //  by Elio Di Bella

Naro era città demaniale di antica fondazione: conquistata da Rug gero il Normanno nel 1086, era stata inserita nel numero delle città regie da Federico II di Svevia, e, dopo alterne vicende, era stata rein tegrata fra le terre demaniali da re Martino nel 1398 ‘, per essere alie nata almeno altre tre volte: una prima da Alfonso il Magnanimo, in sieme con altre terre demaniali; una seconda nel 1552, sotto Carlo V, ed una terza nel 1645, quando Filippo IV la vendette al vescovo di Girgenti: ogni volta Naro riscattò la sua qualità di terra demania le, per la quale nel 1645 versò 25000 scudi2. La sua era perciò una nobiltà cospicua e di antica costituzione, iscritta nel locale registro della nobiltà o «mastra nobile»; la città ancora alla fine del xvm se colo era divisa in ceti, ognuno organizzato autonomamente intorno alle sue strutture di governo (abbiamo così i «Consulenti del ceto no bile», quelli del «ceto civile», quelli del «ceto di artiggiani» e quelli del «ceto de’ borgesi»3), e le principali magistrature erano elette lo calmente secondo i privilegi delle città demaniali. Ogni anno veniva no nominati quattro giurati, due del ceto nobile e due di quello civi le (dal 1807, a seguito di concessione regia, assunsero il titolo di sena tori4), il capitano giustiziere e il sindaco patrizio (sempre nobili). Dottori in legge erano sempre i giudici criminali e i giudici civili, che presiedevano le rispettive corti, mentre i «giudici idioti» erano pre posti alle corporazioni artigiane: in generale le cariche di giudice cri minale e di «giudice di appellazione» erano ricoperte da rappresen tanti del ceto civile (una sola volta in 15 anni da un nobile, peraltro anch’egli dottore in legge), mentre i nobili comparivano maggiormente nella funzione di giudice civile; ma anche per quest’ultima erano eletti di preferenza civili.

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Categoria: Storia ComuniTag: naro

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