Persino la toponomastica è sarcastica — e talora anche crudele — nell’esprimere dissonanze e contraddizioni aderenti alle realtà umane e sociali del contesto che è chiamata a definire.
Villaseta, — quella delle case vecchie — accanto alla quale è sorto il pachiderma complementare di Agrigento franata, si trova veramente nel cuore della contrada Caos, in seno alla quale sorge la casa natale di Luigi Pirandello. Da un lato quindi un gentile nome che richiama seriche finezze, voluminosità di eleganza e, comunque, cose vaghe e belle; dall’altro, un termine pregno di caligine e di disordine, precreativo e diluviano. Al centro invece sta una realtà, una specie di arca, una vecchia carcassa, un nucleo di circa cinquecento anime che, pur vivendo alla periferia di Agrigento, sono così distanti dalle più elementari condizioni del vivere civile, di quanto non lo fosse Agrigento — che è quanto dire — dal più ideale capoluogo della Repubblica.
Villaseta è stata sempre nel caos per varie ragioni: è una frazione-periferia di una città, e come tale è stata sempre trascurata, altrimenti Agrigento non potrebbe vantare, come le grandi metropoli, la miseria che viene covata all’ombra e a due passi dal benessere e dallo sfarzo (?) che perderebbero — senza lo squallore di contorno — il mordente del contrasto; in secondo luogo Agrigento non ha avuto che raramente — per essere longanimi — la fortuna di bravi amministratori, che siano riusciti a portare avanti la barca della « città »; e ovviamente rare volte si è pensato di tirar su la barcaccia del Caos. Qualunque siano le ragioni, il fatto si è che l’ingresso di Agrigento, per chi viene dalla SS 115 Ovest, fa pena. L’agglomerato dei tetti e le sdentature delle vecchie tegole, bensì per tutto il resto.
L’unica strada di Villaseta è la SS. 115; ma è un asfalto di fuoco: diecine di automezzi sfrecciano diabolicamente ad ogni minuto rendendo proibitiva la strada persino ad un obbligato passaggio da una sponda all’altra. Non esistono, in Villaseta vecchia, altre strade se non allo stato di trazzere solcate da un rigagnolo di acqua putrida e nera. Esiste un marciapiedi che potrebbe essere acconciato a terrazza con una ringhiera, anche per evitare che i ragazzi straripino, giocando, sulla pericolosa arteria statale.
Ma procediamo per ordine per esaminare attentamente quello che hanno chiesto, con una petizione ufficiale — da noi pubblicata due settimane fa — i villasetesi.
Si tratta di legittime richieste che costerebbero pochi milioni di lire ma avrebbero un valore incalcolabile per il progresso del piccolo centro e lo sviluppo civile di questi abitanti.
In sei punti troviamo la sintesi delle attese di Villaseta. Tra essi citiamo solo quelli di maggiore risalto e che ricapitolano gli altri:
1) Sistemazione della piazza, della Via Zunica e dello
spazio tra le abitazioni e via nazionale.
Siamo stati a Villaseta e abbiamo fissato sulla pellicola poche immagini, ma abbastanza eloquenti per poter denunciare la triste situazione di quella frazione, per quanto riguarda strade e spazio vitale, dove non solo i pochi abitanti ma anche i numerosi ragazzi possano trovare un posto sicuro ai loro innocenti svaghi.
Fognature
2) Impianto di fognature per tutte le abitazioni.
A Villaseta non esistono fognature: lo si può costatare dai rigagnoli di acqua sporca che scivolano lungo la cosiddetta Via Zunica e che, qua e là, formano degli ampi pantani dove i ragazzi immergono le mani per giocare.
Per la creazione delle fognature i Villasetesi hanno suggerito: « Nella sistemazione parziale della Via Zunica, che sarà fatta dall’ISES, venga prevista la rete fognante e attuata l’incanalizzazione delle acque superficiali con il regolare deflusso nella campagna, riattivando un vecchio cunicolo che passa sotto la SS. 115 ». E si sono anche preoccupati di chiedere: « ….sorveglianza per l’osservanza delle norme igienico-sanitarie ».
In effetti, perdurando l’attuale situazione, ci vuol ben altro che una semplice sorveglianza «igienico-sanitaria»!
Il Comune intervenga
L’ISES darà una sistemazione, a completamento del villaggio in allestimento, alla Via Zunica; una sistemazione « parziale ». Il comune di Agrigento, ad evitare ripetizioni di spese, dovrebbe intervenire per fare al più presto le fognature e provvedere a completare, con l’ISES, la pavimentazione dell’intera via. Con una spesa modesta si ovvierebbe così ad un gravissimo disagio che rivela arretratezza, inciviltà, incuria e che minaccia — quel che è peggio — la salute di quei pazienti villesetani.
Le altre richieste (un po’ più di luce elettrica per le strade ed un vigile urbano), non dovrebbero essere oggetto particolare di istanze; tuttavia le carenze agrigentine sono tali che diviene oggetto di pubblica petizione persino il lampione da attaccare all’angolo della strada.
Una casa per vivere
La richiesta più consistente di Villaseta — e che peraltro è sennatissima — è questa: « Gli abitanti di Villaseta chiedono che le case ISES vengano assegnate con carattere di priorità alle famiglie più numerose e bisognose di Villaseta ».
Per maggiore comprensione dei nostri lettori diciamo subito che nella zona di Villaseta è in via di completamento un villaggio ISES. Iniziatosi a costruire intorno al 1964, venne in parte occupato quasi a forza, pur non essendo allestito che nelle sole strutture murarie, dai franati di Agrigento il 19 luglio 1966. Nella primavera del ’67, completati i « tollini » prefabbricati, i sinistrati della frana passarono nei nuovi appartamenti in modo che l’ISES potè continuare il completamento della sua opera.
Ma nel gennaio del ’68 sopravvenne il terremoto: il nuovo villaggio, sebbene incompleto nelle strutture di complementarietà che vennero sollecitamente portate in istato di avanzato completamento, venne fatto abitare dai mille e più cittadini di S. Margherita Belice, rimasti senza casa. Quando i sinistrati ritorneranno nel loro comune di origine per ricominciare una nuova vita, il villaggio ISES dovrà venire assegnato. E poiché allora (non c’era stata una « frana » e nemmeno un « terremoto »), il costruendo villaggio sarebbe dovuto un giorno essere assegnato ai lavoratori senza una casa, alle famiglie numerose ecc…. ne segue che i villasetesi, oggi, mettono le mani avanti perchè giustamente venga rispettata una priorità di assegnazione nei loro confronti.
Del resto le famiglie di Villaseta sono famiglie numerose di lavoratori, che abitano in case malsane, anguste e fatiscenti. Si tratta in realtà di vecchi magazzeni, di case che una volta venivano considerate « di campagna » — oggi si direbbe « rurali » — prive di razionalità, di vecchi fondaci dove, in un solo antrone, venivano ospitati tutti gli animali compresi quelli ragionevoli. Sarebbe assurdo davvero che il Villaggio ISES, nuovo di zecca, costruito con tutti i conforts moderni — conforts s’intende alla maniera siciliana — venisse rifiutato ai più poveri e bisognosi tra gli abitanti di Villaseta. Un atto di giustizia; a parte il risanamento sociale e igienico-sanitario che si arrecherebbe alla piccola comunità. E d’altra parte solo così si potrebbe dare un nuovo volto a questo suburbio agrigentino che della sua prossimanza al capoluogo non ha beneficiato che dimenticanza, abbandono e spilorcerie e…., in tempo di elezioni, una cabina elettorale.
Di Alfonso Di Giovanna
il servizio è stato pubblicato il 16 giugno 1968 sul n.24 del settimanale L’ Amico del Popolo