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Natura e limiti della Ragione umana. Il Dibattito nel Seicento e nel Settecento

16 Settembre 2014 //  by Elio Di Bella

La domanda di Kant su cosa possiamo conoscere veramente è stata preceduta da un intenso dibattito sulla natura e i limiti della ragione in relazione al desiderio di conoscere la verità.

Cartesio cercando una verità prima incontestabile è arrivato al Cogito ergo sum. Da qui arriva e poi riparte per conquistare altre verità sul mondo, sull’uomo, su Dio.

Galileo col suo metodo sperimentale si è “accontentato” di scoprire e di descrivere le cause dei fenomeni naturali e quindi le loro leggi naturali. Senza alcuna pretesa di poter usare il metodo sperimentale nella ricerca di Dio e delle realtà metafisiche.

Hume ha smontato la pretesa della scienza di affermare presuntuosamente la la convinzione di poter giungere alla verità assoluta anche solamente sul piano della conoscenza della natura, dimostrando che possiamo solo avanzare della ipotesi perchè di certo non possiamo sapere se “anche domani il sole sorgerà”, non foss’altro perchè non abbiamo fatto  noi la natura e le sue leggi e quindi il principio di causalità è anch’esso, persino anch’esso solo ipotetico. Tuttavia le conoscenze scientifiche e le leggi che la scienza illustra sono fondamentali per la nostra vita quotidiana sulla terra.

L’illuminismo ha una fiducia incredibile nella capacità della ragione di rischiarare nel tempo le tenebre della nostra ignoranza. Occorre fondare il sapere umano sotto ogni aspetto su tale fiducia nelle capacità della ragione e nel progresso delle scienze e della cultura scientifica. Occorre nello stesso tempo stroncare ogni fede e superstizione legate solo all’ignoranza e alla paura.

Altri filosofi hanno indagato sul funzionamento della ragione, della mente per capire come si formano in noi le idee, quale sia la loro origine, cone si dintinguono le idee, come di collegano. Il contributo di Locke e degli empiristi è fondamentale in tal senso. Per costoro la fonte principale della conoscenza sono i sensi e nulla accade nell’intelletto senza essere stato prima nei sensi. Ogni idea deve in qualche modo avere un legame con l’esperienza e deve poter essere verificata, diversamente non ha alcuna validità.

Rimangono però nelle loro posizioni in questo secolo i razionalisti che invece sostengono che la fonte principale della conoscenza sia la ragione e arrivano persino a credere nell’esitenza di idee innate, in considerazione del fatto che possediamo idee che non hanno origine nell’esperienza sensibile e sono fondamentali per i processi conoscitivi.

Detto ciò, va considerato pertanto che incontriamo filosofi che rimangono convinti che la Verità assoluta esiste e che la ragione è in grado di apprenderla. Molti altri invece pensano che la ragione sia assolutamente limitata e non in grado di cogliere ciò che chiamiamo Assoluto, non negando la possibilità che possa esistere. Altri infine negano radicalmente l’esistenza di una Verità assoluta e dunque non dobbiamo neppure affannarci a cercarla.

 

Categoria: FilosofiaTag: filosofia moderna, storia della filosofia

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