Numerosi edifici civili testimoniano la storia di nobili famiglie che hanno contribuito lungo i secoli alla crescita socio-culturale ed allo sviluppo economico-commerciale della comunità licatese.
Il Palazzo Celestri (XVI-XVII secolo) si pone all’attenzione del visitatore per il bel portale marmoreo, delimitato da due colonne con capitelli dorici e sormontato dallo stemma di famiglia, che immette in un cortile, al cui interno si trovano un arco gotico in arenaria, appena accennato, ed un altro stemma in marmo della stessa famiglia. Lungo il prospetto principale scorrono mensoloni di balconi che testimoniano l’impianto originario dell’edificio.
Il Palazzo Trigona-Rabugino (XVI-XVII secolo) si impone per il grande portale marmoreo, sormontato dallo stemma di famiglia, con decorazioni ornamentali che lo rendono più elegante. Nel piano terreno dell’edificio si conservano interessanti strutture architettoniche.
Il Palazzo Formica (XVI-XVII secolo) è tra gli edifici di cui rimane solo qualche emergenza architettonica apprezzabile, ma nel complesso non rilevante. Il Palazzo Platamone (XVI-XVII secolo) con il portale in pietra arenaria, sormontato dallo stemma di famiglia, i mensoloni di balconi in marmo con figure grottesche e l’androne, in parte chiuso, rappresenta lo stato di degrado di tanti edifici, abbandonati a sè stessi ed inesorabilmente destinati a scomparire.
Il Palazzo Martinez (XVII-XVIII secolo) vanta ancora il portale principale, con ampia balconata al di sopra, ed il cortile, con colonne dai capitelli dorici, che richiamano il gusto raffinato della famiglia che lo fece costruire. Il Palazzo Serrovira (XVII-XVIII secolo), dall’interessante portale marmoreo, conserva ancora all’interno l’impianto originario con altro bel portale, sormontato da stemmi inquartati, ed il giardino che ricorda la serenità di tempi passati.
Il Palazzo Cannada (XVII-XVIII secolo) conserva due prospetti: quello principale con grande portale, sormontato da aquila bicipite con stemmi inquartati, e l’altro con portale più piccolo, sormontato da aquila bicipite con stemma della famiglia.
Il Palazzo Bosio (XVII-XVIII secolo), tra i più eleganti edifici in stile barocco, costruito sul luogo dove era il palazzo di Berengario, rimane oggi un raro esempio di conservazione per il rispetto del suo impianto architettonico. Il Palazzo Minafria (XVII-XIX secolo), il cui impianto originario risale al XV secolo, oggi si presenta con i suoi prospetti in stile neoclassico, apprezzabili per le linee semplici, e con un cortile, che conserva la sua struttura originaria, altrettanto apprezzabile per la sua severità.
Il Palazzo Adonnino (XVII-XIX secolo), sorto sul preesistente Palazzo Perconti, conserva il prospetto principale in discrete condizioni, se si eccettuano le sopraeleva-zioni che hanno deturpato l’edificio, mortificando la sua impostazione ben concepita dal progettista. Sul balcone principale del palazzo si trova lo stemma della famiglia, mentre sul prospetto secondario campeggiano elementi neogotici ed arabeggianti.
Il Palazzo Frangipane I (XVIII secolo), dall’impianto barocco con elementi dello stile dorico, oggi molto degradato, rimane pur sempre una struttura architettonica di rilevante importanza e merita di essere tutelata e salvaguardata attraverso un restauro generale. Interessanti l’androne ed il cortile, anch’essi originari, che necessitano restauri urgenti per una loro migliore conservazione.
Il Palazzo Frangipane II (XVIII secolo), costruito su preesistente edificio del XVI secolo, oggi sede della Banca Popolare Sant’Angelo, è il più bel Barocco di Licata. Lungo tutto il prospetto, dall’impianto monumentale, si alternano balconi, sorretti da mensoloni con figure grottesche e foglie d’acanto, e paraste bugnate, composte da fasce lisce e sfaccettate, che convergono nel cornicione, dove l’elemento predominante è la foglia d’acanto che assurge a valore simbolico. In un prospetto monumentale non può mancare un monumentale portale, dove il bugnato acquista forme e proporzioni in rapporto all’androne ed al cortile, nel cui spazio si conserva un sarcofago marmoreo ellenistico-romano.Nel palazzo sono custoditi un trittico del Maestro di San Lucas (XV secolo), con Sant’Antonio Abate tra San Bartolomeo Apostolo e San Michele Arcangelo, e tele di Giovanni Augusto Reder (XVII-XVIII secolo), con scene allegoriche e spettacolari, di Francesco Monti e Giuseppe Orsini (XVIII secolo), con scene mitologiche tra ruderi e paesaggi classici, e di Gregorio Sciltian (XX secolo), con ritratti dei primi presidenti dell’istituto bancario.
Il Palazzo Sapio (XVIII-XX secolo), dall’originale stile barocco, trasformato in gran parte in stile liberty, è uno degli edifici che riveste un’importanza architettonica di rilievo.
Il Palazzo Frangipane III (XIX secolo) è l’ultimo costruito da questa famiglia. Ripete in parte rimpianto del primo edificio ed il suo stato di conservazione è buono. Da notare una sopraelevazione che contrasta con la struttura architettonica originaria e la trasformazione di due finestre in balconcini sotto il piano nobile.
Il Palazzo Cannarella (XIX secolo), realizzato in squisito stile neoclassico, presenta un bel prospetto, reso elegante da colonne con capitelli dorici, che delimitano il portale, nel piano terreno e da colonne con capitelli ionici nel piano nobile.
Il Palazzo Urso (XIX secolo), anch’esso in stile neoclassico, ha un interessante prospetto, purtroppo in stato avanzato di degrado che potrebbe comprometterne la conservazione. Il Palazzo Urso-Ventura (XIX secolo), tra i più interessanti in stile neoclassico, manifesta ulteriori segni di deterioramento, malgrado sia stato oggetto di recenti restauri.
Il Palazzo Talamo (XIX-XX secolo), il cui impianto originario in stile neoclassico era costituito da due piani, all’inizio del XX secolo subisce un’alterazione con la sopraelevazione di un terzo piano, caratterizzato da una costruzione eclettica, che però si armonizza con il prospetto. Il primo piano del palazzo oggi mostra ancora opere liberty di eccezionale valore artistico come strutture in legno della ditta Ducrot di Palermo ed affreschi ed arazzi di Salvatore Gregorietti.
Il Palazzo Matteo Vecchio Verderame (XIX-XX secolo), dal prospetto molto semplice, conserva ancora un interessante androne, restaurato di recente, e custodisce pregevoli opere liberty tra cui dipinti di Salvatore Gregorietti.
Il Palazzo Sapio-Rumbolo (XIX-XX secolo), originariamente in stile neoclassico, si presenta rimaneggiato in stile liberty con il prospetto bugnato, nella parte inferiore, che gli fa acquistare maggior decoro.
Il Palazzo La Lumia (XIX-XX secolo), imponente nella sua struttura architettonica, è l’espressione di una sintesi stilistica che rispecchia la tradizione imprenditoriale della famiglia. Alla sontuosità del prospetto corrispondono eleganti ambienti interni che fanno di questo edificio uno dei meglio conservati.
Il Palazzo di Città (XX secolo), costruito sulla preesistente Chiesa della SS.ma Trinità del XVII secolo, è uno degli edifici più importanti dell’arch. Ernesto Basile, il massimo esponente del Liberty siciliano. Originariamente la Confraternita della SS.ma Trinità o dei Rossi aveva affidato all’architetto palermitano l’incarico di progettare la torre campanaria e la nuova sede dei confratelli, ma alla fine dei lavori, dopo vari accordi, divenne la sede della Municipalità. I prospetti del palazzo, il cui angolo è caratterizzato dal campanile con gli orologi, con gli elementi decorativi floreali ed il bugnato nella parte inferiore, costituiscono da soli il capolavoro del Basile. All’interno sono degni di nota l’androne, la scala a più rampe e l’aula consiliare, quest’ultima custodisce il trittico della Madonna con Bambino e Santi di scuola antonelliana (XV secolo) e la tela dello Sbarco di Giovanni da Procida in Sicilia di Antonino Licata (XIX secolo). Nel soffitto dell’aula è dipinta l’aquila con lo stemma della città, affresco di Salvatore De Caro (XX secolo). Il Municipio custodisce la tela della SS.ma Trinità di Giovanni Portaluni (XVII secolo), proveniente dalla preesistente chiesa, la tela della Madonna con Bambino e Santi di Giuseppe Spina (XIX secolo), proveniente dal convento dei Minori Cappuccini, due medaglioni marmorei con effigiati i mitici fondatori di Gela (XVII secolo), collocati all’epoca ai lati della Porta Grande della città, lo stemma marmoreo dei Serrovira (XVIII secolo), proveniente da ambienti legati alla stessa famiglia. Di notevole interesse storico-artistico sono le mazze d’argento (XVII secolo), recentemente restaurate, che rappresentano il potere politico della massima carica cittadina.
Il Palazzo Re Grillo (XX secolo), progettato dall’omonimo geom. Filippo, risponde ai canoni liberty dettati dall’arch. Ernesto Basile. Rimangono copiose decorazioni floreali ed i balconi in ferro battuto, segni di un passato recente che tanto splendore hanno dato alla città.
Il Palazzo Roberto Vecchio Verderame (XX secolo), anch’esso progettato dal geom. Filippo Re Grillo, è il più maestoso edificio liberty privato della città ed il capolavoro del geometra licatese. I due prospetti con balconi e finestre, arricchiti da decorazioni floreali, trovano la loro continuità nell’arrotondamento dell’angolo, acquistando maggiore spazialità. Il Teatro Re (XX secolo), progettato dal geom. Filippo Re Grillo, si trova all’interno del precedente palazzo comunale. L’edificio per alcuni anni ha assolto alla sua funzione, trasformato in sala cinematografica, in seguito ad un incendio fu abbandonato per lungo tempo e, finalmente, dopo accurati restauri, è stato riaperto al pubblico. Nell’androne è esposto il modellino del teatro, donato dagli eredi a perenne memoria del progettista.
La Villa Perconti (XVII secolo), dal prospetto barocco discretamente conservato, al cui interno si trova una cappella, dedicata a San Michele Arcangelo, con simulacro ligneo del Santo, oggi trasformata in casa rurale (baglio), è il più antico edificio residenziale che merita di essere inserito in un progetto di recupero storico-artistico dei monumenti presenti nel territorio e che per le attuali condizioni statiche e strutturali richiede in¬terventi restaurativi urgenti.
La Villa Tealdo (XVIII secolo), recentemente restaurata, rappresenta un esempio di recupero storico-ambientale da imitare. Altre ville attendono di essere restaurate per riacquistare dignità e funzionalità. La Villa La Lumia (XIX secolo), ampio edificio con torre quadrangolare merlata, si distingue per l’interessante giardino, delimitato da poderose mura con due cancelli in ferro battuto, di cui uno artisticamente lavorato, e gode anche di una posizione invidiabile da cui si possono ammirare dei panorami incantevoli.
La Villa Urso (XX secolo), progettata dall’arch. Ernesto Basile, dalla torre quadrangolare possente, l’esempio del più bel Liberty di Licata, oggi versa in condizioni di completo abbandono e, se non si interviene con rapidità per scongiurare il suo crollo, sarà difficile una sua ricostruzione. I prospetti sono caratterizzati dal bugnato, presente anche nel cancello in ferro battuto con motivi floreali. L’interno, una volta ricco di arredi, affreschi e tele liberty, oggi è spoglio ed in parte è stato distrutto dai vandali. La Villa Vecchio Verderame-Bosa (XX secolo), progettata dal geom. Filippo Re Grillo su incarico di Ernesto Vecchio Verderame, poi portata a termine dalla famiglia Bosa, è quella oggi meglio conservata. Di grande interesse risultano i prospetti e la torre quadrangolare, con le loro decorazioni floreali, realizzati in pietra ai fini di una più lunga conservazione.
La Villa Sapio-Rumbolo (XX secolo), progettata dal geom. Filippo Re Grillo, dallo stile neoclassico all’esterno, arricchita da opere liberty all’interno, con affreschi ed arazzi di Salvatore Gregorietti, di recente è stata restaurata ed adibita a ristorante. L’augurio è che, oltre ad essere salva- guardata dai nuovi proprietari, essa possa essere correttamente fruita da coloro che vi si recano.
di Angelo Schembri, in Agrigento Nuove Ipotesin.3-4 maggio-agosto 2007