
Amina Maslah
Migrazioni isolane nel canale di Sicilia tra 1843 e 1900
L’isola di Lampedusa è stata occupata dagli ufficiali del Regno delle Due Sicilie nel 1843 mentre suo acquisto legale è stato effettuato nel 1845. Una nave da guerra comandata da Bernardo Maria Sanvicente ha operato l’occupazione. Poi una burocrazia pignola e farraginosa si è messa in moto per organizzare la nuova colonia. Questa burocrazia, (freno per una veloce e efficace gestione) è una fortuna per noi storici in quanto ha permesso la conservazione di una documentazione inestimabile chiarendo la storia di questa zona geografica durante l’ottocento.
C’erano, attestati dalle relazioni di viaggiatori inglesi, quella di W. Smyth per esempio, 400 abitanti negli anni 1810. Ad un colono inglese, Alessandro Fernandez, sono stati concessi in enfiteusi dei terreni per iniziare un prodotto agricolo nell’isola. Ma questo tentativo non è andato a buon fine perché quei terreni erano poco fertili. Quindi, l’isola si è spopolata. Infatti nel 1828, l’isola non conta più di 26 abitanti distribuiti tra 5 famiglie.
Il popolamento è ripartito da zero dal 1843.
Per il Regno borbonico era prioritario aumentare l’insediamento sul terreno con incentivi: promesse di terre fertili date in concessione a basso prezzo o con condizioni vantaggiose per i coloni, stipendio assicurato agli impiegati civili. Il potere le presenta come degli eldorado.
In realtà, i coloni si lamentavano per la loro estrema indigenza, abbandonati da Re Ferdinando incapace di gestire le promesse fatte. La colonia era in bancarotta nel 1860. Poi il Regno d’Italia sembrava più attivo e organizzava la colonizzazione dal 1862.
Negli obiettivi dell’acquisto è prevista l’apertura di una una colonia penitenziaria che da luogo ad una nuova corrente migratoria dai territori circostanti. Le Pelagie ne erano il centro di gravità.
Nel 1847, il geografo Pietro Calcara menziona 500 abitanti.
E’ necessario stabilire osservazioni preliminari:
Prima, bisogna sottolineare la difficoltà a stabilire itinerari completi di queste migrazioni. C’è una mobilità, degli individui che non permette di seguire i loro spostamenti. E quindi non sono più rintracciabili.
Si spiega allora la laboriosità delle inchieste parrocchiali (contenute nei processetti matrimoniali), principali fonte con i censimenti della popolazione.
D’altronde, è possibile analizzare la psicologia di questa gente. Fra i motivi della migrazione soprattutto c’è la necessità di scappare la miseria. La gente si muove pure nel processo di ricongiungimento familiare (raggiungendo un parente già).
L’idea è di trovare una stabilità, una sedentarietà.
Ultima osservazione, la pubblicità della colonizzazione è effettuata dal governo con inserzioni nei giornali (la Cerere di Palermo), manifesti ufficiali, voce che corre fra i marinariarrivando fino agli orecchi della gente di terra.
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