
Estate tempo di gelato da sempre anche ad Agrigento naturalmente e senza alcuna difficoltà di trovare un locale vicino casa dove apprezzare tantissime qualità. Ma nei secoli passati potevano permettersi tale delizia solo le famiglie nobili agrigentine e i ricchi prelati. Per mezzo della neve, mescolata al sale, si affermò l’arte del sorbetto, della granita e del gelato, invenzioni tutte siciliane. Gustosi sorbetti venivano confezionati da abili cuochi rinfrescavano il palato durante le afose estati sicule. I sorbetti venivano offerti nel vescovado agrigentino ai visitatori illustri, come leggiamo del diario di viaggio di ma occorreva aspettare che arrivasse la neve da Cammarata per preparare un sorbetto nelle case di quegli agrigentini. L’annuncio dell’arrivo della neve dai nevieri agrigentini veniva dando a suon di tamburo per le strade dai banditori. Agrigento infatti era una piazza importante per la vendita della neve che serviva a conservare meglio gli alimenti e non solo per preparare sorbetti e bevande durante l’estate.
La neve è stata sempre molto desiderata dagli agrigentini che costruirono una chiesetta consacrate alla Madonna della Neve.
Si conserva i ricorda nella toponomastica locale (via Neve). Infatti era molto diffusa l’usanza d’invocare la protezione divina sulle neviere.
Centri montani della provincia di Agrigento costituivano nei secoli passati l’area di maggiore intensità per la raccolta e la conservazione della neve. Il prodotto veniva prelevato ed immagazzinato nelle “neviere” (depositi) per essere venduto nelle località siciliane. Veniva trasportato da abili mulattieri e carrettieri lungo le trazzere che portavano alle botteghe del ghiaccio.
Ricchi di siti nivali erano i monti dell’Agrigentino, tra cui spiccava il Cammarata (1578 m.), zeppo di grotte e anfratti per la raccolta e conservazione della neve che in piena estate era commercializzata nei centri marinari di Sciacca e di Girgenti. Nelle alture di Caltabellotta esistevano alcune neviere che rifornivano i centri di Ribera, Villafranca, Sant’Anna, Burgio, Lucca e Cattolica. Nel 1831 vigeva un accordo tra alcuni appaltatori di Sambuca, che rifornivano le botteghe di Sambuca, Montevago, S. Margherita, Menfi, e un gruppo di Sciacca con cui si dividevano il mercato cittadino, alternandosi ogni quindici giorni e coprendo eventuali carenze di consegna reciprocamente e di buon accordo.

Tra gli atti dell’archivio di Stato di Agrigento si evincono notizie sul commercio della neve nei vari paesi dell’agrigentino. Alcune delibere riguardavano l’approvazione dell’affitto del commercio della neve da parte degli organi amministrativi locali, come i giurati nel medioevo e gli intendenti nell’epoca borbonica.
Tali delibere stabilivano che una parte dei proventi fossero destinati alla copertura di spese dei Comuni che nel proprio territorio producevano la neve. Nel Seicento in particolare l’appalto della neve subì una riforma, imponendo lo jus esigendi (il diritto di riscossione) per ciascuna salma (una salma=275 litri) di neve. Una tassa da far pagare a quanti vendevano la neve.
Per la costruzione del Molo di Girgenti, venne imposto nel dal Re, con decreto 1 novembre 1788, un dazio sulla neve a beneficio della nuova opera.
Nella seconda metà del ‘700 la vendita della neve registrò anche ad Agrigento una crescita soprattutto perché se ne scoprirono i vantaggi per uso medico. Il commercio della neve, in questo caso, era sottoposto ad un regime di monopolio attraverso l’assegnazione di una privativa a colui che si impegnava a vendere la neve al prezzo più basso. L’azione benefica si vedeva nella la “cura del freddo” praticata nei casi di emorragia e febbre alta. Le gara di appalto si svolgevano con il sistema della ‘candela vergine’. Con questo metodo il tempo disponibile veniva misurato dalla combustione di tre candele intatte, accese consecutivamente: quando la terza candela si spegneva l’incanto era deciso e si procedeva all’affissione di un “avviso di pronunciato deliberamento”, nel quale veniva pubblicamente reso noto il nuovo aggiudicatario. L’aggiudicatario si impegnava ad assicurare un regolare servizio e se si fosse reso inadempiente, gli venivano sequestrati i beni.
Questa attività scomparve agli inizi del ‘900 quando incominciarono a diffondersi fabbriche che producevano ghiaccio artificiale.
Elio Di Bella