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La mitica valle dei Sicani.Itinerari per una vacanza naturale

21 Agosto 2019 //  by Elio Di Bella

Vallate occupate da vigneti, oliveti, pascoli, spesso bruciati dalla siccità (ma non solo ) in estate, alternati a colline e pareti rocciose a strapiombo rivestiti dalla vegetazione arbustiva e dagli ultimi lembi di foresta mediterranea. E’ il paesaggio tipico dei Sicani, un vasto comprensorio a cavallo delle province di Agrigento e Palermo che ospita ben quattro riserve naturali (Monte Carcaci, Monte Cammarata, Monte Genuardo, Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio). Un paesaggio estremamente di- versificato, appetito da escursionisti e naturalisti alla ricerca di percorsi suggestivi e ricchi di storia e natura, ove l’alta e media collina si alterna a cime montuose e scoscese e in alcuni casi a gole selvagge e canyons che riportano alla memoria l’atmosfera di parecchi film western e ricordano molto alcuni ambienti della Spagna centro meridionale. La cima più alta è Monte Cammarata (1578 m), seguita da Montagna delle Rose (1436 m), tra Bivona e Palazzo Adriano.

In queste pagine cercheremo di tracciare un percorso per quanti conoscono poco (o non conoscono affatto) queste zone, bollate troppo spesso e con superficialità come marginali, e invece potenzialmente in grado di attirare frotte di escursionisti e dunque di trasformarsi in zone a vocazione turistica. È ovvio che il target turistico è lontano anni luce da quello stile Rimini, e che le auto dovranno percorrere strade provinciali (in rari casi statali) abbastanza tortuose e a velocità non elevate. Però, siccome abbiamo sperimentato personalmente in altre regioni (e all’estero) che il turismo “alternativo” è poco influenzato da autostrade e aeroporti, varrà la pena affrontare decine di chilometri di tornanti, ammirando un paesaggio poco compromesso dall’edilizia selvaggia e ancora legato ad ambienti incontaminati e all’agricoltura tradizionale, ripagati da spettacoli, odori, colori e.. .sapori ormai dimenticati.

Ci sono due possibilità di iniziare il nostro viaggio nei Sicani: direzione sud-nord, attraverso la SS 189 Agri- gento-Palermo, ed est-ovest attraverso la SS 115. Prendiamo in considerazione la prima ipotesi. Da Agrigento si rag-giunge, passando per San Giovanni Gemini e in direzione S. Stefano di Quisquina, la riserva di Monte Cammarata. Consigliabile contattare le guardie forestali per una visita al vallone retrostante Pizzo Rondine, ricco di sorgenti e dal quale si possono ammirare la vetta di Monte Cammarata e le creste di Monte Gemini, Pizzo Rondine e Pizzo dell’Apa. D vallone Chirumbo e la valle del Turvoli sono facilmente raggiungibili. In questa zona il bestiame viene ancora allevato allo stato brado, e non è difficile rincontro con alcune tra le specie più rare di uccelli delle aree aperte (per esempio: il Grillaio e l’Occhione).

Proseguendo verso Prizzi, obbligatoria una breve sosta a Filaga (borgo ben conservato e gradevole anche nei fabbricati più recenti, costruiti nel rispetto della storia e delle linee architettoniche del resto della frazione, appartenente al Comune di Prizzi) ove ci si può dissetare alla fonte dell’abbeveratoio. L’acqua proviene direttamente dalla sorgente di Monte Scuro, che ali-menta il Sosio, acqua pura e disponibile tutto l’anno, anche nei periodi di siccità. Si può seguire il vallone e scendere sino alla Fungaia, quindi imboccare, dopo un chilometro di strada sterrata, il cancello demaniale che porta sino alla cima di Monte Dindisi e dopo alcuni tornanti si arriva ad un punto mediano dal quale si può ammirare la vallata e i picchi di Monte dei Cavalli, uno degli ambienti più selvaggi dell’intera area, ideale per il birdwatching (in particolare per i rapaci) e per il trekking di alta collina, ab-bastanza piacevole in autunno e in primavera, molto faticoso in estate quando il termometro supera abbondantemente i trenta gradi. Dopo aver visitato questa zona è praticamente obbligatorio il trasferimento alla riserva naturale di Monte Carcaci, un rilievo che supera i 1200 metri e che ospita uno degli ultimi lembi di foresta mediterranea, dominata da Lecci e Roverelle con ampi settori rimboschiti a Conifere. È una delle poche riserve delle zone interne provviste di Centro d’accoglienza per i visitatori, ma i sentieri sono ancora in allestimento.

Poco male, gli appassionati di trekking possono egualmente scarpinare sino alla torretta di avvistamento servendosi della pista carrozzabile, o scendere di un paio di centinaia di metri di quota ammirando le creste strapiombanti di pizzo Colobria (936 m), uno degli ambienti più selvaggi e ricchi di avifauna della Sicilia. Da Monte Car caci una breve visita al centro abitato di Prizzi (consigliabile lasciare l’auto all’ingresso del paese, perché i suggestivi vicoli del centro storico possono risultare abbastanza ostici in fase di manovra), quindi si può imboccare il bivio Centovemari e passare da Palazzo Adriano, stupendo paesino di origine albanese, ben conservato nonostante il delirio edilizio degli anni 70, nella cui piazza Giuseppe Tornatore ambientò “Nuovo cinema Paradiso”.

Da qui si possono scegliere due itinerari diversi: uno che dal paese porta a valle del fiume Sosio attraverso valloni, pascoli e boscaglia mediterranea, un percorso duro ma piacevolissimo, l’altro che, sempre dal paese, porta sui rilievi a settentrione lungo una trazzera demaniale seguendo la quale teoricamente si può arrivare sino al santuariodi Rifesi, passando per il bosco di Sant’Adriano in territorio di Burgio. Teoricamente, perché a quel punto oc-correrà prevedere un pernottamento a Palazzo Adriano (esiste un unico albergo, piccolo ma accogliente, raccomandabile l’annessa trattoria!) e rinviare l’escursione alle prime ore del successivo mattino.

Variazioni sul tema: con l’aiuto di amici di buona volontà si può percorrere a piedi tutto il fiume Sosio partendo nei pressi della diga Gammauta, proprio all’imbocco del canyon, per quasi otto chilometri sino a San Carlo, frazione di Chiusa Sclafani. Un percorso duro ma suggestivo, nel quale, a seconda del regime delle acque, può anche capitare di dovere effettuare veri e propri guadi, e in questo caso o ci si bagna o ci si attrezza con stivali di caucciù (ma in estate è dura). La fatica del percorso sarà ripagata dal silenzio del canyon, rotto solo dal gracidio delle rane o dal canto dei tanti passeriformi di macchia, per esempio l’usignolo, o dall’improvviso apparire di un’enorme ombra sulle pareti o sulla lecceta in pa-rete: uno dei grandi rapaci che popolano i Sicani, dall’Aquila reale al maestoso Capovaccaio, la prima a caccia di mammiferi o uccelli, il secondo alla ricerca di piccoli animali morti o di altri resti.

Ultimato il percorso, si risale lungo la valle dal lato di Palazzo Adriano, ove esistono le rocce più antiche della Sicilia. Due in particolare. Pietra di Sala- mone e Rocca dei Saraceni, risalgono al Perminao (circa 240 milioni di anni fa). Da Palazzo Adriano, dopo una sosta indispensabile per ritemprarsi dalla lunga escursione, si può ridiscendere verso Chiusa Sclafani, grazioso paese dall’architettura barocca, molte chiese (suggeriamo la visita alla chiesetta di San Sebastiano). In giugno appuntamento con la sagra della Ciliegia: a Chiusa viene coltivata la varietà “Cappuccio”, dai frutti scuri, dolcissimi. Immancabile la degustazione dei cannoli di ricotta dalla sfoglia sottilissima e molto particolare. Da Chiusa si devia verso Giuliana, arroccata su un pizzo a strapiombo, quindi si devia verso Monte Genuardo, riserva naturale dai fitti boschi di quercia e frassino, nei quali si può praticare il trekking e il birdwatching, ma anche seguire un percorso in mountain bike ricavato all’interno della riserva grazie al lavoro dell’Azienda Foreste Demaniali, ente gestore della riserva.

Per chiudere si può effettuare una breve visita al Lago Arancio di Sambuca, e scegliere se limitarsi ad un po’ di sano birdwatching sulle sponde del lago, in particolare per le cicogne bianche che da anni nidificano sui tralicci, o pernottare a Sambuca per chiudere l’indomani con l’attraversamento delle Gole della Tardara, al di là del lago, un ambiente spettacolare, con gole a strapiombo, una grotta immensa, e soprattutto un percorso lungo quel che resta del fiume Carboj relativamente impegnativo

Salvo Grenci, La mitica Valle dei Sicani. Itinerari per una vacanza naturale, Agrigento Nuove Ipotesi, n.3, maggio-giugno 2004, pp. 32-35

Categoria: Storia ComuniTag: monti sicani, sicani

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