
Nel 1895 partirono dalla Sicilia verso l’Etiopia le batterie di artiglieria da montagna del capitano Umberto Masotto e del capitano Eduardo Bianchini, che il 1 marzo si sarebbero totalmente sacrificate ad Abba Garima, presso Adua per una “missione di salvezza”. Si tratta di uno degli episodi più tragici della guerra d’Africa
Il 1° marzo 1896 si svolgeva la battaglia di Adua, dove apparve l’eroico comportamento degli Artiglieri da Montagna e delle Batterie da Montagna indigene, che, facendo parte della Brigata di Artiglieria del maggiore De Rosa, combatterono con la colonna Albertone.
La colonna, formata tutta da battaglioni eritrei, aveva quattro batterie di artiglieria: due indigene e le due cosiddette “siciliane “, comandate rispettivamente dai capitani Bianchini e Masotto.
La colonna marciò rapidamente, con impeto, fino a superare l’obiettivo indicato, andò oltre e giunse nelle vicinanze dell’accampamento abissino. Quel giorno gli Abissini erano più di centomila e il nostro corpo di spedizione contava appena diciottomila uomini. La colonna, che si era allontanata per un fatale equivoco dal Raja verso il Semaiata, trovandosi isolata dalle altre due, fu assalita dagli Abissini proprio nel momento in cui le due batterie stavano sfilando su un disagevole sentiero montuoso. La lotta infuriò subito tremenda; le orde nemiche avanzavano urlando e la confusione era aggravata da una nube di fumo che si alzava dalle stoppie incendiate dai colpi dell’artiglieria nemica.
Per un po’ sembrò che le quattro batterie fossero riuscite a respingere gli avversari, ma questi ritornarono all’attacco più numerosi di prima. Fu necessario, da parte del generale Albertone, dare l’ordine della ritirata ai resti dei battaglioni eritrei, ma non a tutti, poiché alle due batterie “siciliane” fu ordinato di rimanere sul posto, di sparare fino all’ultimo colpo e di sacrificarsi per coprire la ritirata. Il Capitano Masotto rimase con i suoi artiglieri e fu intrepido durante la strenua lotta a protezione di reparti di fanteria in ritirata. Quando ogni speranza fu perduta, volle con sereno coraggio sacrificare la sua vita; Cadde così su un cannone, con la pistola nella destra, trafitto dalle lance e dagli sciaboloni degli Abissini.

Le circostanze del suo sacrificio dovettero essere eccezionali, se pensiamo che delle quattro batterie morirono tredici ufficiali su quindici, compresi lo stesso maggiore De Rosa e i quattro comandanti di batteria, e che di questi soltanto tre ebbero la medaglia d’oro, fra cui Umberto Masotto. Fu dunque quella del capitano Masotto una batteria gloriosa.
Testimoni ricordano che la notte precedente aveva detto ai suoi al campo di Saurià: “Se verrà un momento di dubbio e vi vedrete in pericolo, guardatemi in faccia; se vi accorgete ch’io ho paura, scappate pure, io vi autorizzo “. “Ed è rimasto – continua il Mercatelli – e con lui i suoi ufficiali e i suoi soldati, che gli volevano tanto bene. I quattordici cannoni, dopo aver sparato tutti i colpi, sono stati abbandonati al nemico, ma inservibili. Nel momento supremo vennero da pochi superstiti levati gli anelli e i piatti di forzamento e, dispersi giù per i burroni, non sono stati ritrovati “.
Nelle sue memorie il Tenente Ernesto Cordella, uno dei pochi superstiti, riporta mestamente:“…in mezzo al trionfo della morte veniva all’artiglieria italiana assegnata una missione di salvezza: il sacrificio, proprio a scudo degli altri…”. Alle ore 10, sparati gli ultimi colpi, i ragazzi delle “batterie siciliane” vennero sopraffatti da un’orda di scioani. Caddero sul campo 8 su 10 ufficiali e 79 su 135 artiglieri e caporali della 3ª e 4ª batteria bianca da montagna della Brigata Albertone: in poche ore le “batterie siciliane”, comandate rispettivamente dal Capitano Bianchini e Masotto, si dissolsero tra le ambe di Adua in un’alone di leggenda. Con le sue 2 Medaglie d’oro, 31 d’argento, 73 di bronzo e i 7 encomi solenni, questo tragico episodio rappresenta senza dubbio un esempio di sacrificio collettivo di un’unità militare. Alla memoria del valoroso ufficiale fu concessa la medaglia d’oro al valor militare con r.d. 11 marzo 1898 con la motivazione :” Comandante della 4′ batteria da montagna, si distinse durante tutto il combattimento nel dirigere con intelligenza ed efficacia singolari, il fuoco della propria batteria. Sereno ed imperterrito sacrificò eroicamente la propria vita e quella dei suoi per rimanere sino all’ultimo in batteria a protezione delle altre truppe. Adua – Eritrea – 1 marzo 1896”.
Un monumento, realizzato nel 1899, ancora oggi a Messina ricorda l’episodio e vuole onorare gli artiglieri caduti sotto il fuoco nemico.