Nel 1830 il «morbo asiatico» o «colera» invase Napoli ; ma le precauzioni di cordoni sanitari, di contumacie, prese dal Governo, non poterono impedire che si propagasse fino in Sicilia.
Alla rovina che esso apportava si aggiunse lo sgomento generale perchè si credeva che mani scellerate lo spargessero nel popolo. La miseria delle classi popolari aiutò lo spargersi del morbo.
Il 25 giugno era giunta a Messina, da Palermo, una speronara (nave da guerra), e gli uomini erano sbarcati senza fare la quarantena. Allora fu pubblicato un violentissimo proclama che incitava a difendersi dal morbo colla spada in pugno. II 12 luglio giunse da Napoli un battello con i vestiti per le truppe e non subì la quarantena : allora il popolo non seppe più contenersi e in massa corse agli uffici della sanità dove disperse e bruciò tutto, calpestando anche lo stemma regio.
A questo moto non successe nessuna reazione perchè il luogotenente non aveva a sua disposizione la truppa necessaria a fronteggiare una eventuale rivolta più grave.
Intanto a Palermo il colera mieteva gran numero di vittime, fra le quali lo scienziato palermitano Domenico Scinà, professore all’Università di Palermo. Si distinsero per le cure apprestate agli ammalati il padre Ugo Bassi e il pretore di Palermo, Pietro Lanza, principe di Scordia.
Il 15, il 16 e il 17 luglio si solleva Siracusa : viene arrestato uno straniero che si trovava a Siracusa con un cosmorama (la prima forma di lanterna magica), perchè sospettato spargitore di veleno: si arresta anche sua moglie. Il popolo si abbandona ad eccessi; e lo straniero finisce col dichiarare (per aver salva la vita) che egli è proprio lo spargitore del veleno; però è in possesso del contraveleno. Tutti allora accorrono a lui per aver le ricette contro il colera ; ed egli le distribuisce a destra e a sinistra.
Per questa sollevazione Siracusa fu punita col trasferimento a Noto del suo comando di Valle.
Il 23 agosto, alla notizia di ciò che succedeva a Siracusa, si solleva Catania. I soldati sono costretti a chiudersi nel castello. Il popolo si elegge una nuova Giunta di ventun componenti.
Il 30 gli eccessi diventano più violenti. Ai generosi che vogliono liberarsi dai tiranni si son mescolati i fanatici che vogliono vendicarsi del colera. Si abbatte la statua di Ferdinando; s’innalza una bandiera; si spararono salve di gioia.
Il Governo allora, impensierito dall’accrescersi dei tumulti, manda In Sicilia il feroce Del Carretto che già altrove si era macchiato d’infamia. Il Del Carretto aveva avuta l’autorità dell’alter ego reale; ed egli venne in Sicilia e compì orribili misfatti che infamarono sempre lui e il suo padrone. Catania, Siracusa, troppo caro pagaste il generoso tentativo di liberarvi!
Catania, lo ricorda per te la piazza dei Martiri, dove caddero Barbagallo, Pittà, Pinnetta, Caudullo, Sgroi, Pensabene, Nicotra, Gulli, Mazzaglla, Sciuto.
Siracusa, lo ricorda per te Piazza Duomo, dove caddero Mario e Carmelo Adorno e Concetto Danza !
Al Pinnetta, mentre si difendeva, fu imposto di tacere perchè dieci palle lo avrebbero cercato nel petto; ed egli rispose : « Per me basta una palla ; serbate le altre nove pel petto del vostro re Ferdinando II ».
Lo Sgroi lasciò memoria sublime del suo eroismo. «All’avvicinare del nemico prese il fuoco colle mani e correva a fare esplodere un cannone: il fuoco gli consumava le carni, ma egli non lo lasciava e lottava animosissimo coi traditori », cosi scrisse Atto Vannucci nel suo libro su « I martiri della Libertà Italiana ».
Mario Adorno chiese di assistere al supplizio del figlio e l’ottenne. Mentre lo rincorava, il figlio gli disse : « Padre, da chi la sventurata famiglia trarrà aiuto e consiglio? », ed egli con animo intrepido rispose :« Dalla vita che qui lasciamo, senza delitto e senza rimorso ! ». Poi, comandato il fuoco contro il proprio figliolo, cadde dopo di lui, confondendo il suo coll’ultimo respiro del giovinetto.
Scrisse Francesco Guardione nel suo libro « Il dominio dei Borboni in Sicilia », dal quale pigliamo queste notizie: «Qual funesto ricordo pe’ Borboni ! Il nome di Mario Adorno si legò tra i primi a una storia di terribili sventure ! Quel giorno Siracusa si mutò in un cimitero ».
Pensiamo noi: come morivano intrepidamente i nostri nonni per donarci una Patria e un nome !