Tra i palazzi del centro storico di Agrigento che rivestono un maggiore interesse artistico segnaliamo i seguenti:
Il palazzo della famiglia Pujades, costruzione della fine del secolo XV (probabilmente sorta nel 1492) di Matteo Carnilivari, straordinario interprete dell’architettura siciliana di quel periodo. Oggi ospita l’Istituto delle Figlie di Sant’Anna e l’Orfanotrofio. Del primitivo aspetto rimane assai poco. Si vedono ancora due grandi finestre bifore di tufo arenaceo conchigliare e le colonnine di pietra matta.
Palazzo de Marinis, anche questo realizzato da Matteo Carnilivari, che si affaccia sul cosiddetto piano Barone ed è infatti antistante il palazzo del Barone di Montaperto. Nel 1516 il Palazzo de Marinis subì un grave incendio durante una sommossa popolare ed è stato irrimediabilmente danneggiato.
Palazzo Filippazzo in salita Sant’Antonio, costruzione del secolo XVI. Spiccano dal paramento in tufo del palazzo i cantonali e tre finestre bifore di pietra matta.
Palazzo Torricelli, realizzazione del secolo XVI, con caratteri stilistici gotici nel portale d’ingresso.
Palazo Gamez (detto anche Contarini) del XVI secolo, con un bel portale ancora in discrete condizioni.
Palazzo Lo Vetere, significativa realizzazione seicentesca, nella via Duomo. Si ammirano il portale e la balconata.
Palazzo Borsellino, considerato da molti il più elegante della centrale via Atenea. La facciata neoclassica, il portone sormontato dallo stemma baronale e le balconate, con le caratteristiche mensole ad arco e le artistiche inferriate sono le note principali di questa palazzina che si eleva su tre piani.
Palazzo Carbonaro, si nota per il suo massiccio portone affiancato da due colonne, sopra il quale emerge un bel balcone anch’esso gradevolmente incorniciato che domina sulla via Atenea.
Palazzo Costa, costruzione in stile barocco del secolo XVII. Ha il prospetto principale sulla via Atenea e si fa ammirare anche per un elegante balcone ben contornato da elementi decorativi, floreali e musivi.
Palazzo Celauro, sulla via omonima, dei baroni Celauro, noto soprattutto per avere ospitato il poeta Goethe, quando venne in visita alla Valle dei Templi nell’aprile del 1787, lasciando una delle più significative testimonianze sulla bellezza della primavera agrigentina. Venne scelto anche da un altro illustre “templare”, l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe. Si tratta di un tipico esempio di casa nobiliare cittadina. Belle le due facciate: una col portale del XVIII secolo sulla via Celauro e l’altra sulla via Atenea con ordinte file di balconi e ringhiere di foggia barocca in ferro battuto.
Palazzo Noto-Biondi, appartenente un tempo alla nobile famiglia Sala, che a Girgenti diede i natali a molti illustri giurati e uomini politici locali. Di struttura semplice e piuttosto lineare, ma non vi mancano motivi geometrici e musivi ben armonizzati con gli altri elementi architettonici.
Palazzo Granet, voluto dal vice console francese Granet, di stile neoclassico, dal bel colore salmone alternato che è quello originale.
Palazzo Bentivegna, tra la via omonima e la via Ficani, realizzato nel secolo XVIII per civile abitazione, divenne però presto sede di una istituzione religiosa, probabilmente in questo stesso periodo venne realizzata la bella edicola sacra che caratterizza l’intero prospetto dell’edificio. Per un certo tempo veniva indicata con altro nome: Casa Barba.
Palazzo Contarini, costruita dalla famiglia di origine veneziana dei marchesi Contarini, che vanta un gran numero di giurati dal XV secolo in poi e ha dato anche un deputato a Girgenti alla fine dell’Ottocento. La palazzina presenta un elegante portone in stile neoclassico, lo stesso del balcone. Una delle caratteristiche più interessanti del palazzo è costituita dalla “galleria”, che era centro di riunione tra amici e parenti in occasioni di feste.
Tra gli altri palazzi di minore interesse artistico segnaliamo: il Palazzo Giuffrida (fine XIX secolo), tra la via Atenea e il vicolo Vella; la Casa Sinatra, la Casa Seminerio, il Palazzo Catalisano, con un lapide dedicata all’illustre scienziato Michele Foderà; la Casa Vella, nella via Atenea (fine secolo XIX); Palazzo Caratozzolo; casa Montana; il palazzo Quartana, nella piazza Bibbirria (Pirandello lo descrive nella novella “La casa del Granella”); Palazzo Lazzarini della fine del secolo scorso, nella via San Girolamo, conserva ancora in discreto stato l’ampio portale e le finestre; il Palazzo della Provincia e della Prefettura, presso la Porta di Ponte, realizzato nella prima metà dell’Ottocento dal Vescovo Lojacono per ospitare i poveri della città, venne subito requisito dai Garibaldini dopo il loro ingresso in città e divenne da allora sede dell’amministrazione provinciale.