Si rivive il fascino di un passato misterioso visitando la necropoli di Sant’Angelo Muxaro.
Segno tangibile di una ricca civiltà fiorita a sinistra del fiume Platani (l’antico Alicos) mille anni prima Cristo.
Scavata nei calcari e nella roccia gessosa della collina su cui sorge il piccolo centro, vi si accede seguendo un ripido sentiero.
La prima grotta che si incontra è l’ormai famosa “Tomba del Principe”, cui la prestigiosa guida turistica del Touring Club dedica la sua attenzione. Si compone di due ambienti circolari tra loro comunicanti: la prima funge da anticella, mentre il secondo ambiente è la camera funebre vera e propria. La prima stanza (larga nove metri ed alta tre e mezzo) era riservata a coloro che partecipavano al rito funebre.
Nel secondo ambiente dal pavimento si erge il letto funebre riservato al principe sicano che regnò nella zona.
Seguendo il sentiero si possono visitare tutte le altre tombe, alcune ancora con due ambienti, altre ad unica camera. Le necropoli di Sant’Angelo Muxaro si caratterizza per lo stile architettonico.
Le tombe hanno le volte a “tholos” ovvero in alto si restringono ad arco acuto. Sono le più belle tombe a tholos della Sicilia per gli studiosi. E la tomba del ‘Principe” è la più grande, nello stile, dell’isola.
La necropoli balzò agli onori della cronaca negli anni trenta a seguito della campagna di scavi operata da Paolo Orsi nel 1931.
Che la civiltà che vi fiorì fu sicana non vi sono dubbi. Qualche dubbio sorge quando si vuole identificare Sant’Angelo Muxaro con la mitica reggia di Camico. Reperti archeologici e pagine storiche riportano date discordanti.
Gli addetti ai lavori reputano la “cultura” di Sant’Angelo Muxaro come il fatto culturale più significativo della preistoria della Sicilia Occidentale. Una cultura che ebbe significativi contatti con il mondo miceneo (lo stile delle tombe né è testimonianza). Un affascinante passato reso ancor di più bello dalla straordinarietà del paesaggio aspro e selvaggio.
di Enzo Caci
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