di Biagio Alessi
Pirandello nelle sue opere parla moltissimo della sua Girgenti alla quale restò fortissimamente legato.
Nella novella “Il vitalizio”, così descrive la città di fine secolo: “su e su per tutti quei vicoli a sdrucciolo acciottolati come letti di torrenti e tutti in ombra, oppressi dai muri delle case sempre a ridosso, con quel pò di cielo che si poteva vedere nelle strette di essi, a storcere il collo, che poi nemmeno si riusciva a vederlo, abbagliati gli occhi dalla luce che sfolgorava dalle grondaie alte; finché non si arrivava al Piano di S.Girolamo su in cima alla collina.
Ma arrivato lassù, di tutta la città non si scorgeva altro che tetti, tetti tesi in tanti ripiani, tetti vecchi, di tegole logore, e tetti nuovi, sanguigni, o rappezzati, che sgrondavano di qua e di là, chi più chi meno; qualche cupola di chiesa con il suo campanile accanto a qualche terrazza su cui si abbattevano al vento e sbaragliavano al sole i panni tesi ad asciugare“, ne “I vecchi e i giovani” spesso parla di Girgenti e della sua storia. E’ la “cittaduzza” alta velata sul colle con quelle anguste viuzze storte, sudicie affossate … dominata in vetta al colle dall’antica Cattedrale normanna, dedicata a S.Gerlando, dal Vescovado al Seminario
“Infine occorre riportare quello che scriveva nel 1957 Guido Piovene nel suo “Viaggio in Italia”, Mondadori 1960. “L’Agrigento di oggi é posta su un acrocoro che domina la Valle dei Templi, parallela al mare. Unita alla città si leva la Rupe Atenea con i pochi avanzi di quello che fu probabilmente il Tempio di Atena; e verso questa rupe, espandendosi sull’acrocoro, specie nel dopoguerra, avanza un quartiere moderno.
L’espansione edilizia é stata contenuta sino ad oggi nei giusti limiti su quell’altura, che, simile ad un paravento, é sfondo di un paesaggio sacro”.
Appena qualche anno dopo questa sacralità dello “sfondo di un paesaggio” sarebbe stata irrimediabilmente profanata da una dissennata speculazione edilizia.