
La battaglia a Passo Uarieu in Etiopia fu la più cruenta tra quelle combattute dai soldati italiani in quella nazione africana nella guerra coloniale voluta da Mussolini.
Si voleva dare una poderosa spallata contro quarantamila armati di ras Cassa e di ras Sjum.
Il combattimento fu sostenuto dal gruppo Battaglioni di camicie nere comandato dal generale Filippo Diamanti.
Negli scontri a Mai Beles e al Passo Uarieu combatteranno anche due compagnie mitraglieri della divisione “28 ottobre” e il dodicesimo battaglione ascari eritrei.
Cadranno sul campo di battaglia 18 legionari del gruppo Diamanti, 2 ufficiali e 81 legionari della “28 ottobre”, 3 ufficiali e 104 ascari del dodicesimo eritrei.
Gli assalti abissini furono tantissimi ma tutti respinti e alla fine quei nemici si dispersero per le montagne.
Si combatteva in Etiopia dal tre ottobre 1935 prima al comando del maresciallo De Bono e poi al comando di Badoglio. Gli abissini erano al comando di Ras Sjum. La battaglia fu l’estremo tentativo di separare le due armate italiane operanti nel Tembien.
Oltre ai terribili corpo a corpo, nello scontro non mancarono le bombe e le mitragliate dell’aviazione italiana. Tra gli aviatori c’era Alessandro Pavolini. le armate etiopi tentarono più volte l’accerchiamento, ma inutilmente. Maree umane calavano giù da Hork Amba contro gli italiani. Le mitragliatrici falciavano i nemici ma ad un certo punto della battaglia sono rimasti senza munizioni . Arrivò allora l’aviazione per dare sostegno agli uomini, ma non bastò. Badoglio rischiò comunque di perdere la battaglia e venne salvato dall’arrivo degli ascari eritrei che si lanciarono all’assalto al grido di “Savoia”. La battaglia cambiò grazie all’arrivo degli ascari che espugnarono la selletta di Passo Uarieu che gli italiani avevano difeso disperatamente ma che ancora non erano riusciti ad conquistare perché la marea di assalti nemici sembrava non finire mai. Rompendo così l’assedio gli ascari finalmente rifornirono gli assediati italiani di acqua, viveri e munizioni. Nel pomeriggio del 23 gennaio italiani ed ascari raggiunsero la cima del monte Lata conquistando l’ultima roccaforte degli abissini, che vistisi perduti si dispersero. Nei combattimenti dal 20 al 24 gennaio del 1936 gli abissini ebbero cinquemila morti e miglia di feriti. Il rapporto pertanto in battaglia era stato di uno a venticinque a vantaggio degli abissini. Mussolini si congratulò con un telegramma.
Fra i morti della colonna Diamanti vi fu padre Reginaldo Giuliani, cappellano militare, che venne ucciso mentre impartiva l’assoluzione ai morenti.
Elio Di Bella