Il monumento ai caduti in guerra venne realizzato nel centro del parco della Rimembranza, nella rotonda di viale Cavour.
L’8 Aprile del 1923 venne inaugurato il Parco delle Rimembranze, oggi Villa Bonfiglio, alla presenza delle principali autorità civili, militari e religiose, nonché degli orfani, madri e mogli del Caduti in guerra, delle scuole e di un folto pubblico.
In quella occasione Vescovo di Agrigento Monsignor Lagumina benedisse la prima pietra dell’erigendo monumento ai Caduti e pronunciò un discorso al termine del quale fece l’appello dei morti agrigentini.
L’inaugurazione del monumento avvenne il 24 giugno 1923, anniversario della battaglia del Piave in cui si sacrificarono anche parecchi agrigentini alcuni dei quali sotto le insegne del quinto fanteria che alloggiava nella caserma Crispi sotto il viale della Vittoria.
L’avvenimento venne sentito da tutta la città, tanto che vi parteciparono diecimila persone. La sera prima i balconi erano tutti addobbati. La solenne cerimonia si svolse alle ore 10 nel piazzale del Parco della Rimembranza fu onorata dalla presenza di Sua Altezza Reale Filberto di Savoia, duca di Pistoia, che rappresentava il Re; il ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile, vari generali dell’esercito e deputati. Il Sindaco monsignor Michele Sclafani tenne il discorso inaugurale, seguirono i discorsi del fiduciario provinciale fascista Narcisio Dima, e dell’onorevole Ernesto vassallo che era il relatore ufficiale della cerimonia. Vennero letti diversi telegrammi tra cui quelli inviati dal generale Diaz e dal duca D’Aosta. La manifestazione si concluse con la benedizione del vescovo di Girgenti, monsignor Lagumina. Presenti molte vedove e gli orfani e genitori dei caduti, nonché con alcuni decorati, tra questi ultimi il maresciallo delle guardie municipali Salvatore Pezzino e Mezzano e Fera
Il monumento ai caduti in guerra venne realizzato su progetto dello scultore Mario Rutelli.
Il progetto era stato approvato dal Comune il 21 giugno 1922. L’opera consiste in un obelisco che s’innalza sopra una vasca in cui scorre l’acqua in modo perenne, a significare il ricambio della gioventù.
L’obelisco si innalza su un parallelepipedo che riporta i nomi di molti caduti nella prima guerra mondiale, divisi per gradi militari e tutti nati a Girgenti. Alcuni di loro erano anche fratelli, come i due giovani soldati della famiglia Finazzi.
Le sculture rappresentano un’immagine di guerra con un fante italiano che un altro unno più grosso di lui in posizione esanime e che rappresenterebbe il nemico austriaco. Un’altra immagine di pace riproduce di pace, il soldato che lascia le armi per dedicarsi al lavoro. Vediamo infatti un contadino che ara la terra con l’aiuto di un bovino.
Nel corso degli anni Il monumento ha subito molteplici rimaneggiamenti.
In particolare vogliamo ricordare che subito dopo il “Patto D‘Acciaio” che unì l’Italia fascista alla Germania nazista, l’altorilievo raffigurante il fante italiano che uccide con la baionetta il nemico austriaco venne ritenuto offensivo nei confronti del nuovo alleato germanico che aveva annesso l’Austria, e si decise di nascondere l’altorilievo con un lenzuolo, ma più volte questo si lacerava e quindi si prese la drastica decisione di rimuovere il soldato austriaco a colpi di scalpello, e qualche tempo dopo venne rimosso anche il fante italiano. Ecco perché noi oggi vediamo in questo lato dell’obelisco solo un informe blocco di marmo.