
Il ritrovamento “almeno 5 ancore litiche e 2 lingotti in piombo”, avvenuto nei giorni scorsi nel mare di Cannatello, ha reso necessaria, da parte della Capitaneria di Porto di Agrigento, la decisione di “interdire lo specchio acqueo da qualsiasi attività che potrebbe recare potenziale nocumento ai reperti rinvenuti”. La concentrazione e la natura dei reperti scoperti inducono la stessa sovrintendenza a a ritenere plausibile la presenza di una vasta area d’approdo e di un probabile relitto navale in zona.Ma in particolate la Capitaneria di Porto di Agrigento ha ritenuto di dover spiegare la sua decisione aggiungendo nel comunicato che “gli studi scientifici preliminari, ancora in itinere inducono a ritenere probabile la presenza di un’antica area di approdo”.
Non bisogna pensare che quando arrivarono i coloni da Gela, nel 580 a.C., il territorio tra i fiumi Akragas e Ypsas dove fondarono la città di Akragas fosse da sempre totalmente deserto.
Il territorio agrigentino è stato abitato fin dalla preistoria, come dimostrano le testimonianze riferibili all’età del rame e del bronzo, individuate anche a Cannatello. Tutto ciò ci rivela la presenza di una comunità sicana nel territorio.
I Sicani che vivevano a Cannatello e nelle zone circostanti realizzarono una pacifica convivenza successivamente con i greci. Verso la fine del XV secolo a.C. la Sicilia si integrò nei circuiti commerciali mediterranei grazie ai Micenei. È probabile che gruppi umani provenienti dall’Oriente si siano insediati stabilmente nell’Isola, contribuendo alla gestione di grandi empori commerciali. Uno di questi grandi empori commerciali potrebbe essere quello scoperto a Cannatello. Qui c’era infatti un emporio commerciale che va inserito nella rotta micenea che nel XIII sec. collegava Cipro alla Sicilia e oltre ed era uno scalo importante per la commercializzazione del salgemma e dello zolfo di cui era ricca la zona. Ma il rinvenimento di un gruppo di bronzi molto importante, comprendente due daghe, due asce a cannone e quattro cuspidi di lancia che sembrerebbero datate circa nei secoli X-IX a. C. ci dice che il sito ebbe vita lunga.
L’emporio di Cannatello fu punto di appoggio anche per i collegamenti con altri “emporia” a Punta Bianca (Palma di Montechiaro) e a Capo Bianco (Eraclea Minoa). Nuove indagini testimoniano l’esistenza di una sorta di superstrada costruita dai Greci per collegare la città di Siracusa alle sue colonie Akrai e Kasmenai e ancora a Gela e Akragas fino, appunto, a Selinunte, passando per Cannatello. Abbiamo quindi un sistema della viabilità storica, una rete insediativa diffusa ancora rintracciabile nel territorio, soprattutto nella fascia costiera.
E’ probabile che questo genere di insediamenti esisteva ancora all’arrivo dei greci dalle nostre parti.
L’emporio di Cannatello faceva parte della città arcaica nel territorio di Agrigento.
Così alla più conosciuta area della Valle dei Templi si collegano le aree archeologiche di Cannatello e della Foce del Naro, le necropoli di Villaseta e di Pezzino o i santuari distribuiti nel territorio.
Ma altre ricerche hanno portato ad importanti scoperte. Dal crollo naturale di una duna (febbraio 1985) alla foce del fiume Naro sono venuti alla luce numerosi cocci ceramici, schegge di selce e scorie di bronzo e ferro. Venne ipotizzata l’esistenza di un’area di culto punico presso un fiume considerato sacro. Un’area certamente abitata nella parte alta a nord (Cannatello) e utilizzata a culto votivo e a luogo di sepoltura (tracce di deposizioni a cista funeraria ) nella parte bassa a sud . Venne trovata in particolare una brocca con patera votiva, di origini fenicio-puniche. Il sito può essere stato abitato dai Cartaginesi durante la conquista del territorio agrigentino. Trovati anche, sparsi fra alghe e detriti fluviali, un cospicuo numero di cocci ceramici di tegole, tazze, pithoi, piatti…
Di recente due ancore in ferro di epoca bizantina e un cannone di circa 2,5 mt. in ferro datato intorno al 1400 sono stati rinvenuti presso la foce del Fiume Naro.
Tale ritrovamento conferma la presenza in quell’epoca di imbarcazioni che solcavano il mare della costa agrigentina per scopi commerciali ed altro.
Per queste ragioni e per molte altre scoperte e ricerche il sito di Cannatello da qualche tempo viene esplorato dal nucleo subacqueo della sovrintendenza archeologica e adesso si è deciso di interdire lo specchio acqueo da qualsiasi attività per evitare danni irreparabili.
Elio Di Bella