
Chi è stato anche una sola volta a Caltabellotta, l’antica Triocala che gli schiavi insorti scelsero nella seconda guerra servile per costituirvi il proprio regno, non si stupisce se un paesaggio fiabesco come quello della Montagna dell’antico Castello possa aver fatto sorgere nella immaginazione di fervide menti le fantasie più ardite.
Già nel Medioevo, quando il castello si ergeva in tutto il suo splendore, era considerato centro di magia antica perché qui si praticavano antichi culti fenici e forse persino sacrifici di bambini al dio Zeus Liceo e si tramanda pure che voci di uomini e di animali si udivano nella valle dare responsi. Così, il fatto che questo antico maniero sia entrato di schianto anche nella leggenda di Parsifal può aggiungere solo un mistero in più ai molti altri che hanno fatto ammattire storici ed antropologi.
Nel suo celebre “Parzival” (opera del 1216) il poeta bavarese Wolfram von Eschenbach oltre ad indicare nella roccaforte catara di Montsegur il Castello del Graal, custodito dai Templari, dissemina qua e là nella sua vari indizi sulle sedi dei nemici del Graal.
E Wolfram ci dice nel libro XIII che Klingsor, il malefico mago e signore del Castello delle Meraviglie, proveniente da Capua, si era trasferito in Sicilia e risiedeva nel castello di Kalot Embolot dove si era messo al servizio del re di Sicilia Iberto. Commise però l’imprudenza di farsi trovare a letto fra le braccia della regina Iblis, la seducente moglie di Iberto.
Per questa grave colpa venne evirato dallo stesso re, ma da allora divenne anche un potentissimo mago. Sette secoli più tardi nel 1928 Johannes Stein, che aveva insegnato all’Istituto Waldorf di Stoccarda, che era gestito secondo i principi antroposofici di Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, scrisse una curiosa e dotta opera, Weltgeschichte im Lichte des Heiligen Gral (1928), che si basava su un’interpretazione antroposofica della letteratura e della storia medievale. Stein riprese e approfondì suggestioni provenienti dalle lezioni di Steiner, in una delle quali aveva sostenuto che “l’ostilità al Graal era concentrata nella fortezza di Iblis a Kalot Embolot”.
La storia del Graal contenuta nel Parzival (1220 c.a.) di Wolfram von Eschenbach, secondo Stein era stata scritta sullo sfondo storico del IX secolo e che i favolosi personaggi dell’epica corrispondevano a persone reali che erano vissute durante l’impero carolingio. Pertanto Klingsor veniva identificato con Landolfo II di Capua, (m. 961), sanguinario e crudele principe longobardo, uomo di sinistra reputazione scomunicato nell’875 per aver praticato la magia nera con l’intento di acquisire il potere assoluto, riparò in Sicilia dove strinse un patto con le potenze pagane dell’Islam nella Sicilia occupata dagli arabi.
Kalot Embolot non poteva che essere Caltabellotta, poiché l’antico nome arabo del paese siciliano era infatti Kalat Al Bellut, roccia delle querce. Ma in particolare viene sottolineato che Iblis è nella tradizione araba il nome proprio del diavolo nel Corano, dove si dice che fu l’unico angelo che si rifiutò di obbedire all’ordine dato a tutte le creature da Dio di prostrarsi ad Adamo quando venne creato. L’evirazione poi sarebbe un rituale magico grazie, una sorta di patto con il demonio con cui si rinunciava alla virilità per ottenere poteri straordinari.
Landolfo II, infatti, secondo altre leggende, in virtù di un patto col demonio, divenne il signore del Castello delle meraviglie ( che secondo alcuni studiosi sarebbe sempre quello di Caltabellotta) dove praticò il satanismo sadico. Dietrich Eckart, uno studioso di occultismo, tentò di adattare i materiali di Rudolf Steiner e di Johannes Stein alla mitologia del nazismo occulto e giunse in Sicilia per trovare il castello di Landolfo II a Caltabellotta, reclutando addirittura per le sue imprese Aleister Crowley (1875 – 1947), il mago inglese, che aveva da qualche tempo stabilito la sua “Abbazia di Thelema” a Cefalù nel 1921. Crowley convinto da Eckart avrebbe anche condotto anche lui delle ricerche a Caltabellotta e si arrampicò sui pochi resti dell’antico castello per evocare la Bestia dell’Apocalisse.
di Elio Di Bella