Dalla pandemia alla conservazione della specie

Manifesto l’agricoltura dei popoli e dell’ambiente
Nota Informativa
Il Consorzio Isola Bio Sicilia e l’Associazione Sicilia Bio, con l’adesione di un ampio partenariato, lanciano il Manifesto per un’agricoltura dei popoli e dell’ambiente. Si tratta di un documento di riflessione strategica, sottoscritto da 40 tra intellettuali e operatori biologici, che in un momento storico come quello attuale, con una umanità sconvolta da una pandemia ancora in corso, rilancia l’idea dell’agricoltura biologica come nuovo paradigma generale di società orientata ai bisogni dell’uomo prima che del mercato, garante di un sistema di utilizzazione responsabile delle risorse agricole e ambientali imperniato al concetto di “Civiltà della terra”.
I tre punti fondamentali su cui il movimento intende argomentare un nuovo grande confronto con i decisori istituzionali riguardano:
1) il riconoscimento dei meriti ambientali ai territori a forte vocazione biologica e creazione delle zone franche dalla chimica (chemical free) ;
2) la riforma del sistema di certificazione con l’azzeramento del costo di certificazione a carico delle aziende ;
3) il potenziamento dei sistemi economici territoriali nella direzione dell’economia circolare e solidale, attraverso la logica dei “distretti del cibo”.
In altre parole: l’agricoltura biologica come risposta alla crescente domanda di mercato di cibo sano, ma soprattutto come riconoscimento agli agricoltori del “ sacro ruolo” di produttori di cibo per la vita. Di grano, pane, vino e frutta … per la libertà dei popoli. Di garanzia di sovranità alimentare.
Il documento riporta una dettagliata analisi del panorama biologico mondiale, delineando l’importante ruolo che occupa l’Italia in tale contesto. L’Italia del Bio, infatti, con le sue 75.873 aziende biologiche custodisce 1.9 milioni di Ha di superficie agricola utilizzabile certificata (15% della SAU totale ); di cui Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna, assieme totalizzano 1.013.942 Ha e rappresentano oltre il 53% della superficie biologica nazionale ( fonte SINAB – 2017 ), rappresenta il più importante esempio di uso responsabile di risorse rurali del mondo.

Come dire che cambiando prospettiva la realtà è ben diversa di quello che talvolta si vuol fare credere. Ed in tutto questo, il mezzogiorno d’Italia costituisce di fatto la più importante macro area biologica del mondo e contribuisce concretamente e oltre ogni retorica agli obiettivi di sostenibilità generale del Paese e del pianeta. Soprattutto in termini di contrasto ai cambiamenti climatici e tutela della bio diversità.
Il documento affronta inoltre, tra le righe, la questione della fragilità dell’uomo, della sua incapacità ad agire non come individuo ma come specie cioè seguendo un nuovo paradigma culturale orientato alla comprensione delle risorse naturali piuttosto che al loro semplice sfruttamento. In altre parole imparare a prelevare dalla natura lo stretto necessario alla conservazione della specie, restituendo il più possibile in termini di sostanza organica da affidare ai micro alleati tellurici. Imparare a nutrire il proprio corpo e la sua “terra” (il microbiota) oltre che a curare il proprio “spirito” (psiche) mantenendolo in costante armonia con la natura.
Una sostanziale e pacifica rivoluzione culturale imperniata sul concetto di “civiltà della terra”. Idea che supera il concetto di “civiltà contadina”. La “civiltà della terra” rappresenta un nuovo approccio onnicomprensivo all’uso sostenibile delle risorse e alla interpretazione delle variabili ambientali. Una nuova “cultura del vivere e della qualità” che partendo dalla responsabilità dei consumi, comprenda la solidarietà dei sistemi economici, l’eco-compatibilità del sistema dei trasporti, la tutela della bio diversità, la qualità dell’aria e dell’acqua, il rispetto dei diritti della natura, le libertà responsabili dei popoli e dei diritti fondamentali e inalienabili dell’individuo e della sua specie.
Oggi che la pandemia da Codiv-19 ci ha messo di fronte alla nostra fragilità, ci ha dimostrato che contro minacce potenti, quali sanno essere le catastrofi naturali, nulla è tanto efficace quanto la prevenzione e il cambiamento delle abitudini di vita per un corretto rapporto tra noi, l’ambiente e il cibo.
Dovremmo avere compreso che la salute è un valore sociale e che, senza nulla togliere a certa utilità della farmacologia moderna, non possiamo ignorare l’evidenza che la qualità generale dell’ambiente e dei consumi sono indispensabili al mantenimento di uno stato di salute adeguato. Ora sappiamo che nulla sarà come prima. Ma il futuro potrà essere migliore solo se riusciremo a cogliere l’opportunità di un cambiamento profondo dei sistemi di produzione, dei modelli sociali orientati alla solidarietà e ai corretti stili di vita. L’agricoltura biologica, per la sua propria natura culturale, può sicuramente indicarci la strada.
Manifesto per l’agricoltura dei popoli
Calogero Alaimo di Loro
Presidente Consorzio Isola Bio Sicilia