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Agrigento vittime della mafia: Lentini Carmelo

3 Aprile 2015 //  by Elio Di Bella

Lentini Carmelo

Nell’estate del 1949, un anno dopo la strage di Portella della Ginestra, il bandito Giuliano non era ancora stato assicurato alla giustizia. In vari centri della Sicilia occidentale erano stati organizzati reparti di Guardie di Pubblica Sicurezza per la cattura di Giuliano e della sua banda. Uno di questi reparti si trovava a San Giuseppe Jato, in provincia di Palermo. La guardia di P.S. Carmelo Lentini, agrigentino di 23 anni, da poco tempo aveva lasciato la sua provincia ed era in forza al nucleo mobile di San Giuseppe Jato da cui ci si aspettava molto. Notte e giorno Carmelo Lentini, con gli altri suoi giovani colleghi, andava su e giù per le montagne delle Madonie su una camionetta in cerca del famigerato bandito di Montelepre. Le forze dell’ordine sapevano che i malviventi conoscevano molto meglio di loro ogni sentiero e ogni caverna di quelle insidiose montagne e potevano contare su aiuti e protezioni anche insospettabili. Per i banditi sbarazzarsi di quel reparto di P.S. significava dare un segnale forte del loro pieno controllo del territorio.

Il due luglio del 1949, nel pomeriggio, giunse un ordine del giorno che riguardava proprio Carmelo Lentini e il suo nucleo: erano attesi con urgenza a Palermo per una riunione di servizio. Così  verso le 20,30, salirono a bordo di una camionetta Fiat 1100 il Commissario dr. Mariano Lando, 35 anni, funzionario dell’Ispettorato e le Guardie Carmelo Gucciardo, 24 anni, autista, Carmelo Agnone, 28 anni, Carmelo Lentini, 23 anni, Michele Marinaro, 26 anni, Candeloro Catanese, 29 anni, Quinto Reda, 27 anni e Giovanni Biundo, 22 anni. Partirono alla volta di Palermo, per recarsi all’Ispettorato. Avevano fatto spesso quella strada, sapevano di entrare nella tana del leone, la vigilanza doveva essere altissima. Avrebbero viaggiato solo per poco tempo con la luce di quel caldo sole d’estate, poi sarebbero stati inghiottiti nelle buie e solitarie strade di montagna.  Pochi chilometri dopo aver lasciato San Giuseppe Jato,  quando camionetta Fiat 1100 con a bordo quei giovani in divisa giunse in località Portella della Paglia, in un punto dove il veicolo doveva necessariamente rallentare, attendeva in agguato un gruppo di una decina di fuorilegge. Alla vista della camionetta aprirono il fuoco con raffiche di mitra, lanciando anche alcune bombe a mano. Fu un inferno di pallottole ed esplosioni. Le prime raffiche falciarono proprio  Lentini , Reda e Agnone che morirono all’istante. Gli altri poliziotti, miracolosamente incolumi, dopo che Gucciaro fermò la camionetta, si precipitarono fuori e risposero al fuoco riparandosi dietro il veicolo già crivellato da decine di colpi.   Circa mezz’ora di fuoco senza tregua, mentre i banditi  cercavano di coprirsi vicendevolmente per  accerchiare la camionetta e colpire a morte i poliziotti ancora vivi. Ma quelli continuarono a difendersi strenuamente e quando i banditi cominciarono a desistere riuscirono persino a  metterli in fuga. Quando le armi dei malviventi tacquero, fu possibile avvisare la centrale chiamare i soccorsi. Purtroppo, quando questi arrivarono, trovarono sul terreno tre morti Carmelo Lentini, Qinto Reda e Carmelo Agnone e quattro feriti: Carmelo Gucciardo e Giovanni Biundo in modo serio, ma non mortale, mentre Michele Marinaro e Candeloro Catanese lo erano gravemente e apparvero chiaramente in evidente pericolo di vita.   Marinaro cessò di vivere poco dopo, mentre il Catanese si spense il 4 luglio, dopo due giorni di agonia.  Il giorno dopo l’agguato durante il sopralluogo, furono rinvenute centinaia di bossoli e bombe a mano inesplose, che avrebbero potuto uccidere tutta la squadra.

 elio di bella

Categoria: Attualità, Storia AgrigentoTag: agrigento vittime di mafia

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