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chiesa di san giuseppe agrigento

Agrigento fascino e nostalgia

12 Luglio 2014 //  by Elio Di Bella

chiesa di san giuseppe agrigento

Il Sagrato della chiesa di San Giuseppe era il centro geometrico ed anche il centro commerciale della città. Era la “city”. Solo chi ha qualche anno sulle spalle può ricordare che il piano San Giuseppe era un ampio terrazzo tutto al livello di quel povero moncone che è rimasto davanti al Circolo Empedocleo.

Vi si accedeva da un’ampia e agevole scalinata di quattro, o cinque gradini ed era pavimentata in marmo e guarnita di comodi sedili anch’essi di marmo e di un’artistica inferriata in ferro battuto. E qui convenivano al mattino della domenica quanti cercavano oppure offrivano prestazioni di lavoro: i contadini, i tagliatori di pietra delle cave di tufo, i “sciccara” cioè i proprietari di quegli asini che si vedevano in lunghe file carichi di materiale di costruzione su per le ripide scalinate della città, i muratori, mastri,,capomastri o manovali che fossero.

Tutti si incontravano lì, a due passi da quello splendido caffè Romeres che ostentava ricchi specchi all’interno e tavolinetti in artistico ferro battuto con ripiani di marmo, all’esterno. E c’erano anche falegnami ebanisti o lattonieri che potevano anche non cercare lavoro perchè ne avevano in abbondanza , ma cercavano il momento dell’incontro, dell’aggregazione.

Ritengo che per qualche secolo ad Agrigento, sino alla costruzione delle case popolari di via Neve e di quelle di San Vito costruite nell’ area del così detto “Minnulitu” ,non venne costruita alcuna casa nuova.Si riparavano solo le vecchie , per evitarne il crollo non certo per salvaguardarle in quanto monumenti antichi, ma proprio perchè non c’era il denaro per farne di nuove.E così i confini della città erano quelli ,da secoli .:Porta Addolorata ad ovest, Porta di Ponte ad est e le mura tra San Michele e la Bibbirria. E poi il Duomo,il Seminario, e l’edificio dell’Istituto Gioeni.

duomo di girgenti

 

Un palazzo nuovo c’era per la verità il Palazzo del Governo,e c’era anche la questura e poi la meravigliosa Villa Garibaldi orgoglio della città assieme al Teatro ed alla Passeggiata Battezzata poi Viale della Vittoria e c’era naturalmente la Chiesa di San Calogero e poco più a monte la caserma dei carabinieri e l’archivio notarile,e, addossata alla chiesa, la così detta Cattedra ambulante, per l’assistenza agli agricoltori.E c’era , subito dopo,l’Arena Bonsignore una vera e propria Arena ad anello , ma tagliato da una “corda ” per fare posto al palcoscenico. Questa Arena che solo gli anziani come me possono ricordare, insisteva proprio dove insiste ora l’edificio delle scuole elementari. E poi venne spostata per ben due o tre volte sempre più a monte e sempre più ridotta perchè di volta in volta andava cedendo spazio ai palazzi che vi venivano costruiti.

 

 

 

 

Al viale della Vittoria non più di tre o quattro villette giù in fondo, tra cui quella della Cavetta e qui quasi all’inizio la villa Altieri con la fabbrica di mattoni di cemento. Al centro del viale la faceva da padrone L’Emiciclo Cavour. che era una vera e propria passeggiata nella passeggiata che occupava l’area della piazza e quella dei quattro palazzi che oggi la delimitano .La parte centrale più ampia era a livello stradale ; quella periferica era un’ampia balconata a piani inclinati .che raggiungevano al culmine l’altezza di quattro o cinque metri, non di più e consentiva a chi si appoggiava alla sua ringhiera di poter agevolmente ascoltare il concerto di quella meravigliosa banda musicale che per tanti anni venne diretta dal Maestro Lizzi , e di ammirare contemporaneamente l’affascinante panorama che da quel punto più agevolmente si poteva godere .

Poco a valle la Villa Coniglio da questa parte , e dall’altra le centrali del gas e dell’eletticità e lo stabilimento di Piedigrotta e qui , nei pressi dell’attuale campo sportivo su un poggio ameno , casa De Vecchi . Più sotto, l’Hotel des temples. e poi solo casette di campagna nella valle e qualche stupendo casale tra cui quello che oggi è Villa Athena , o il Baglio della Luna ora lussuoso albergo di proprietà di Ignazio Altieri , e il bel casale di proprietà dei Melisenda dove attualmente abita il mio carissimo amico TONINO BRUCCOLERI.

Giù in fondo, a mare, la sparuta , ma proprio sparuta, borgata di” Santulì. “

Non mi sono divertito a minimizzare ma la città era proprio così. Erano quelli i suoi confini, i suoi limiti Era tutta lì. E forse quello era il suo fascino : la sua identità facilmente riconoscibile.

Sono stati spesi miliardi a migliaia , ma il risultato della crescita della città è quello che è.Non possiamo compiacercene. Nè mi conforta il fatto che qui a Roma, in periferia forse è avvenuto di peggio.

Categoria: Agrigento Racconta

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