La Chiesa di Santa Maria del Soccorso (detta Badiola per distinguerla dalla Badia Grande di Santo Spirito) e l’annesso Monastero (fondato sotto la regola del terz’ordine francescano) furono edificati ad Agrigento nel 1529 su iniziativa ed a spese del sacerdote trapanese Fabrizio Rizzo del Terz’ordine francescano.
Si tratta pertanto di un’altra testimonianza della diffusione del movimento francescano nella Città dei Templi. Oltre a questo edificio sacro, infatti, bisogna ricordare: la Chiesa e il convento di Sant’Anna (distrutti nel secolo scorso), realizzati dal Terz’ordine francescano; la Chiesa di San Nicola e il monastero; la Chiesa di San Francesco, col suo convento; la Chiesa e il monastero di san Vito, questi ultimi due costruiti dal beato francescano Matteo Cimarra.
L’atto notarile relativo alla costruzione della Badiola porta la data del 18 novembre 1528. Da allora la piccola Badia accolse molte giovani che intendevano consacrare la vita a Dio nello spirito del francescanesimo.
Lo storico Vito Amico attesta che alla fine del secolo XVI era stato fondato presso la Badiola un Beneficio degli Angeli e si costituì un’omonima Confraternita, assai attiva nelle opere assistenziali e in particolare verso le fanciulle povere.
Nello stesso periodo si contano nella chiesetta ben cinque altari innalzati da altrettante Confraternite.
All’inizio del secolo XVIII oltre alla Cappellania ordinaria vennero istituite altre due Cappellanie, sovvenzionate da famiglie nobili. Con la soppressione degli ordini religiosi, nella seconda metà del secolo scorso, le monache della Badiola dovettero abbandonare il monastero, ma l’attività della Chiesa proseguì con grande fervore. Con decreto 3 dicembre 1920 la Chiesa di Santa Maria del Soccorso è divenuta monumento nazionale.
La chiesa è ad unica navata e custodisce belle tele, alcune delle quali provenienti dalla Chiesa di San Michele, che è stata danneggiata dalla frana del 1966 e poi è stata abbattuta. Tra le opere più importanti segnaliamo innanzitutto la più grande, che rappresenta San Michele Arcangelo. Destavano ammirazione dei visitatori fino a qualche tempo fa anche altre tele, alcune delle quali però attualmente in restauro o trasferite in altra sede. Molto bella un’opera che raffigura la Madonna tra San Francesco e Santa Chiara e altre due che hanno come soggetto l’Addolorata e San Giovanni Evangelista. Altre tele sono state realizzate da Pietro Asaro.
All’interno da vedere sono anche sono gli altari, tra i quali quello del Crocefisso.
Di Calogero Cardella è una statua di Gesù Redentore; mentre il dipinto “La Resurrezione di Lazzaro” è di Pompeo Buttafuoco.
Molte delle opere che fino a qualche decennio fa la chiesa conservava sono state di recente restaurate e collocate in particolare nel Seminario e nel Palazzo vescovile. Si tratta in particolare di opere di Pompeo Buttafuoco, Francesco Narbone, Francesco Sozzi. Ricordiamo in particolare le seguenti tele: “La madonna del Soccorso e san Michele Arcangelo”, realizzata dall’artista Martino Palma (pittore del secolo XVII); “Sacra Famiglia”, probabilmente di Pietro d’Asaro; “Visitazione” di Pompeo Buttafuoco (1578-1649); “Adorazione dei pastori” di Francesco Sozzi (1732-1795).
Il tetto ligneo dipinto, attribuito agli stessi artisti che eseguirono quello della Cattedrale di San Gerlando, fu sostituito, probabilmente nel Settecent
o, da una volta a botte con lunette, che è stata demolita nel corso di lavori di restauro.
Negli ultimi anni questa Chiesa è stata consolidata e ben restaurata.
In buono stato si conserva il portale rinascimentale e una statua marmorea della Madonna del Soccorso, sistemata in una nicchia. In evidenza nella facciata anche un rosone e un campanile settecentesco
di Elio Di Bella