
Quando Pindaro giunse ad Akragas pensò di trovarsi nella “più bella città dei mortali” non solo per i magnifici templi, ma anche perché i suoi abitanti erano felici e soddisfatti della loro condizione. Più di due secoli dopo qualcosa deve essere cambiato se gli Agrigentini si scoprono spesso infelici e vanno sempre più spesso a curare i propri disagi esistenziali in quelle palestre di felicità per la cura dell’anima che sono gli studi di esperti psicologi.
Si aprono nelle scuole sportelli per la cura del disagio giovanile attraverso progetti messi a punto con psicoterapeuti; fioriscono associazioni onlus come Amici di Agrigento, Vitautismo; Lottiamo Insieme che chiedono una migliore assistenza psicologica domiciliare alle istituzioni; e ci sono infine psicoterapeuti che si mettono insieme per realizzare momenti di aggiornamento e promuovono eventi aperti.
In Via Giovanni XXIII c’è da dieci anni lo Spazio Rêverie. La settimana scorsa ad uno dei seminari organizzati in questo centro hanno partecipato quaranta agrigentini. “È stato un momento di conoscenza, di arricchimento, di scoperta. Sono dispiaciuto di non avere partecipato agli altri incontri dedicati ad altri argomenti di grande interesse come la paura, la rabbia, lo psicodramma e i disturbi della personalità affrontati a più voci e quindi con più punti di vista per toccare le nostre diverse corde”, dice Raimondo Moncada, uno dei partecipanti.
Dirige Spazio Rêverie lo psicoterapeuta Renato Schembri, che dice di fare esperienza ogni giorno con “sofferenze importanti” che hanno bisogno di interventi specialistici. “Si ricorre allo psicologo ad Agrigento non per una moda o per il piacere di fare un colloquio ma per la necessità di avere una cura per le sofferenze gravi, come l’ansia, la depressione, i disturbi della personalità – dice Schembri – Sono condizioni esistenziali particolari di persone che non riescono a realizzarsi pienamente, non riescono a mantenere dei rapporti o vivono difficoltà profonde nel lavoro”.
Il filosofo Giamblico ha scritto che il suo collega, il filosofo agrigentino Empedocle con il suo canto e la sua lyra ha placato la rabbia di un giovane che stava commettendo un omicidio. Agrigento è stata quindi la patria della musicoterapia. Un erede di Empedocle è il giovane musicoterapeuta agrigentino Riccardo Pancucci. “Ad Agrigento è una pratica in fase embrionale ancora oggi. Ci sono però delle prime importanti esperienze – dice Pancucci – La musicoterapia viene utilizzata molto con i disabili ed i bambini. Ci sono già alcuni progetti nelle scuole per ragazzi con problematiche comportamentali. Ad Agrigento organizzo incontri di gruppo con sei-otto persone due volte la settimana. Si comincia a comprendere che il benessere fisico dipende dal benessere mentale e quindi ci si avvicina così alla musicoterapia ”.
Sono triplicati nel giro di pochi anni ad Agrigento i casi di autismo e l’intervento dello specialista è diventato frequente per molte famiglie.
Lo psicologo Matteo Corbo cura ad Agrigento l’autismo con l’analisi comportamentale applicata. “Si tratta di una terapia intensiva, richiede diverse ore settimanali e quindi è costosa. Le famiglie non sono sostenute dallo Stato nell’affrontarla e si fanno totalmente carico di queste cure. Fra queste famiglie ad Agrigento c’è molta solidarietà e sono nate alcune associazioni ”.
Corbo sottolinea però anche che ancora la scuola fa fatica a dare una risposta specialistica agli studenti autistici: “le scuole dovrebbero investire di più nella formazione degli insegnanti che hanno bisogno di coordinarsi con un esperto.
Con l’associazione Arca di Noè ho promosso un workshop gratuito nella scuola Esseneto per i docenti ed abbiamo sperimentato che c’è negli insegnanti il desiderio di conoscere metodi didattici efficaci e la voglia di realizzare percorsi efficaci per i casi di autismo”.
Elio Di Bella