
Rivolta in Girgenti ed in altri comuni 15 maggio 1860
Oggi in Girgenti una mano di faziosi corre per la città con bandiera tricolore; si disperdono al sentire poche fucilate: sopraggiunge il generale Rivera, vi proclama lo stato d’assedio, e si ripristina l’ordine. In Licata, Favara, Bivona, Sciacca, Menfrici s’inalbera il vessillo della rivolta: nel Molo di Girgenti comincia la sedizione col disarmare un soldato portatore dì un piego a Girgenti, e col disarmare pure il posto doganale: gl’insorti si avvanzano verso la torre, dov’è accasermato un distaccamento del 13 di linea con l’uffîziale, e lo attaccano; la fucilata dura due ore: si tira da’ balconi, dalle terrazze, dalle finestre.
Il comune di Calamonaci insorge occupato dalla banda di faziosi comandata da Vincenzo di Villabate, da Vincenzo Montalbano del paese, e dal sacerdote d. Francesco Ricci di Cianciana; e costoro influiscono pure a far insorgere il vicino comune di Ribera, dove fugati gl’impiegati telegrafici, si apre il carcere, e si liberano due detenuti: si fanno fuggire gl’impiegati del macino e si prendono da’ fondi regii 276 ducati; ma gli onesti cittadini, ed i campagnuoli si armano, e discacciano i faziosi.
Insorge il comune di Valguarnera; fugge il sindaco, e il giudice; si abbattono i regii stemmi; disciolti i custodi del macino; licenziata la polizia; guardia urbana nella inazione (rapporto del generale Rivera de’ 19 corrente).
Arrivo del generale Rivera a Girgenti 17 maggio
3. Oggi arriva il generale Rivera a Girgenti con poche munizioni, e traversando paesi insorti.
18 maggio
In Girgenti la truppa si è attaccata co’ rivoltosi: stato d’assedio: manca il denaro, e le notizie dalla capitale dell’isola. Alle ore 24 in Canicattì un individuo a cavallo, con bandiera, i cui colori pel buio non sono distinguibili, entra per la strada grande, gridando, viva l’Italia, viva la libertà; senzacchè niuno gli desse ascolto: la guardia urbana gli intima partire, e così colui scomparisce.
Grande agitazione in Girgenti 19 maggio
3. Bande armate scorrono la provincia di Girgenti, che assaltando i piccoli comuni fanno prima man bassa su le casse regie e comunali, e poi su la proprietà privata, a di cui peso si forniscono di armi.
E ciò pel 1860. – Le cose peggiorano nel 1861. – „ L’anarchia con i furti ed assassini si burla del governo liberatore: i fatti recenti sono di lor natura tragici e selvaggi. – A’ 9 marzo, giorno di esterminio, una banda di 80 assassini mette la città di s. Margherita a sangue e fuoco; 34 persone vi sono massacrate. – Lo stesso di a Piana de’ Colli sono uccisi su la via pubblica due figli dell’infelice Onofrio Napoli. Anche nello stesso dì Girgenti ha avuti i suoi settembrizzatori in tutta la forza del termine: alcuni popolani armati hanno assalite le prigioni del Castello, ne hanno strappate 36 persone ivi detenute come sospette di borbonismo, le hanno trascinate nel Vescovado, e le hanno massacrate. Questa orgia è stata imitata da’ cannibali de’ vicini comuni; e per 8 giorni vi è stata spaventevole successione di rapine e di stragi.
(CRONACA DEGLI AVVENIMENTI DI SICILIA Da’ 4 aprile a’ principii d’agosto 1860 con l’aggiunta de’ fatti posteriori fino a marzo 1861 ESTRATTA DA DOCUMENTI).