“Quando, finita la dominazione araba, i Normanni stabilirono la nuova sistemazione amministrativa della Sicilia, la città di Girgenti fu elevata a Sede Vescovile solo per l’importanza del suo porto”, leggiamo nella monumentale opera di Michele Amari, Storia dei musulmani in Sicilia.
Una nota storica questa su Agrigento da cui si evince che il suo porto a quel tempo dovesse essere il più importante della costa meridionale siciliana.
Dal porto di Agrigento durante il periodo arabo venivano esportati in nord Africa grano, cereali, vino, pelli, cuoi, legname e, soprattutto, sale minerale.
Tutte e otto le province siciliane che si affacciano sulla costa hanno una loro marineria, un porticciolo o una grande infrastruttura portuale, un borgo marinaro, uno scorcio unico e indimenticabile al cui orizzonte sorge e tramonta il sole. Parlare di marinerie vuol dire spesso raccontare l’anima di un territorio. Questo è particolarmente vero per Agrigento e per la sua antica marineria di Porto Empedocle, nato come Molo e Caricatore di Girgenti.
Il caricatore agrigentino, che proprio gli arabi avevano spostato dalla foce del fiume Akragas all’attuale Porto Empedocle, fu sede – fin dal XIII secolo – di notevoli traffici marittimi e svolse un ruolo di primo piano nei collegamenti con tutti i Paesi del Mediterraneo. Per tale ragione ebbe certamente delle torri di avvistamento anche in epoche remote. La necessita di una ben fornita torre di avvistamento si ebbe però soprattutto nel XVI sec., a causa della crescente minaccia barbaresca.
Il Vicerè Pignatelli affidò all’ingegnere Ferramolino la costruzione di una torre di avvistamento che, poi denominata di Carlo V.
Nel secolo XVIII Girgenti forniva al mercato estero più del 65% del grano siciliano; e ancora nel 1761-64 dal suo caricatore parte per l’estero il 60% del grano siciliano. Nel 1766-67, quando le esportazioni toccarono il punto più basso in tutta la Sicilia (25.157 salme), il 90% del grano riguardava Girgenti. Nel primo ventennio dell’Ottocento, a fronte di un inesorabile declino delle esportazioni, è ancora una volta dal suo caricatore che si preleva più del 70% del grano siciliano disponibile. Quando le annate sono buone si esporta con eguale intensità da tutti i caricatori, ma è sempre Girgenti a confermarsi come il porto più importante per il mercato estero.
Così ricorda Pirandello la movimentata vita del porto presso casa sua: “Una ventina di casupole prima, là sulla spiaggia, battute dal vento tra la spuma e la rena, con un breve ponitojo da legni sottili, detto ora Molo Vecchio e un castello a mare, quadrato e fosco, dove si tenevano ai lavori forzati i galeotti, quelli che poi, cresciuto il traffico dello zolfo, avevano gettato le due ampie scogliere del nuovo porto, lasciando in mezzo quel piccolo Molo, al quale in grazia della banchina è stato serbato l’onore di tener la sede della capitaneria del porto e la bianca torre del faro principale”.
Simbolo di questa storia è la Fortezza o Torre di Carlo V, massiccia costruzione, ricavata da una torre più antica preesistente, quella forse che nel 1360, Federico D’Aragona concesse a Federico Chiaramonte, come risulta da un documento citato dallo storico agrigentino Giuseppe Picone.
Elio Di Bella