Esploriamo la crescente preoccupazione degli scienziati riguardo alla sesta estinzione di massa. Con la perdita accelerata di generi animali, quali sono le implicazioni per l’umanità e gli ecosistemi?
Un recente studio pubblicato sulla rivista PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences) lancia un serio allarme sulla possibilità di una sesta estinzione di massa. Gli autori dello studio hanno appurato che l’accelerata perdita di generi animali, non solo di singole specie, potrebbe avere conseguenze catastrofiche per l’intero “albero della vita”, un concetto originariamente formulato da Charles Darwin, riguardo alla selezione della specie. “Mutilare l’albero della vita sta cambiando i sistemi in cui si sono evoluti gli esseri umani e tutti gli altri organismi viventi”, leggiamo nello studio recentemente pubblicato.
La Gravità della Situazione
I dati più recenti ci dicono che circa un ottavo delle specie esistenti è a rischio estinzione, ma lo studio pubblicato sulla rivista PNAS si distingue per aver focalizzato l’attenzione sull’estinzione a livello di genere. Per essere più precisi: in termini biologici, il genere è una categoria tassonomica che si colloca tra la specie e la famiglia. Ad esempio, il cane appartiene al genere Canis, che a sua volta fa parte della famiglia dei Canidi. A differenza dei cinque precedenti estinzioni, questo è causato dalla crescita eccessiva di una singola specie, l’Homo sapiens
Dati Allarmanti
I ricercatori utilizzando dati forniti dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) hanno scoperto che, su circa 5.400 generi animali esistenti, 73 sono scomparsi negli ultimi 500 anni e la maggior parte di queste estinzioni è avvenuta negli ultimi due secoli. Essa ha colpito principalmente gli uccelli, seguiti da mammiferi, anfibi e rettili.
Confronto con i Reperti Fossili
Gerardo Ceballos, uno degli autori dello studio, ha confrontato questi dati con il tasso di estinzione stimato attraverso l’analisi di reperti fossili. Secondo le stime, avremmo dovuto perdere solo due generi nell’ultimo milione di anni, ma ne abbiamo persi 73. Questo suggerisce che l’estinzione di questi generi avrebbe dovuto richiedere circa 18.000 anni, non solo 500. E probabilmente questa conclusione è sottostimata.
Le Cause e le Conseguenze
Le attività umane, come la distruzione degli habitat e lo sfruttamento eccessivo delle risorse, sono le principali cause di queste estinzioni. La perdita di un genere può destabilizzare interi ecosistemi e, in ultima analisi, portare al “collasso della civiltà”, come sottolineato da Ceballos.
L’Urgenza dell’Azione
Il tasso attuale di estinzione è allarmante. C’è un’urgente necessità di agire ora per prevenire ulteriori perdite. La priorità dovrebbe essere quella di fermare la distruzione degli habitat naturali e di ripristinare quelli già persi.
Considerazioni Finali
La sesta estinzione di massa non è più un argomento di pura speculazione scientifica; è una realtà imminente che richiede un’azione immediata. La posta in gioco è nientemeno che il futuro dell’umanità. È fondamentale che governi, aziende e cittadini siano consapevoli delle implicazioni e agiscano di conseguenza. “Tale mutilazione dell’albero della vita e la conseguente perdita dei servizi ecosistemici forniti dalla biodiversità all’umanità rappresentano una seria minaccia alla stabilità della civiltà. Se vogliamo prevenire queste estinzioni e il loro impatto sociale, sono essenziali sforzi politici, economici e sociali immediati di portata senza precedenti”: è una delle conclusioni dello studio pubblicato sulla rivista PNAS .
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