Esplora la storia dell’agricoltura in Sicilia nell’Ottocento , dal suo fertile suolo ai metodi agricoli antichi e moderni, e alle sfide che ha affrontato nel corso dei secoli.
Introduzione: La Terra e la Fertilità in Sicilia
Il suolo della Sicilia, composto da terreni granitici all’estremità nord-est dell’isola (distretto di Messina) e da terreni vulcanici attorno all’Etna, è per la maggior parte composto da terreni calcarei nel resto dell’isola. È sempre stato famoso per la sua grande fertilità.
Nei dintorni di Messina, i limoni sempreverdi, in fiore e in frutto, producono fino a 50.000 limoni all’anno. Alcuni di questi alberi, sebbene eccezionali, hanno prodotto fino a 45.000 frutti in dodici mesi.
Non tutti i limoni e gli aranci della Sicilia sono così produttivi; non ovunque c’è abbastanza acqua per sostenere questa potente vegetazione.
Tuttavia, quando si vedono i bei raccolti di grano di Catania o quelli di uva di Siracusa o Vittoria, quando si vedono i grandi greggi che si rilassano nei prati artificiali di Trapani; quando si vedono i fichi, i mandorli, i pistacchi, mescolati agli ulivi in questi bellissimi campi chiusi da forti siepi di cactus o di aloe con larghe foglie e fiori piramidali; in tutta la Sicilia l’aloe raggiunge un’altezza di 30 piedi; quando si hanno visitato gli incantevoli giardini di Palermo, dove tutti i fiori di tutti i paesi e di tutti i climi mostrano naturalmente i loro colori più belli e emanano i loro profumi più dolci, si apprezza il nome di “conca d’oro” dato al territorio della capitale.
Si capisce che la mitologia abbia dedicato tutta la Sicilia a Cerere, poiché, in termini di fertilità, nessuna terra può essere paragonata a questa terra amata dal cielo.
La Sicilia nella Storia: Dal Granaio di Roma all’Influenza Saracena
La Sicilia era il granaio di Roma, la nutrice del popolo romano. Ierone, re di Siracusa, pubblicò un codice agrario le cui sagge disposizioni furono adottate dai Romani.
L’agricoltura ha molto sofferto dalle guerre puniche; più tardi ha sofferto ancora di più dall’invasione dei barbari.
I Saraceni, padroni della Sicilia, introdussero nuove colture e insegnarono agli abitanti a imitare il loro ingegnoso sistema di irrigazione.
L’introduzione dei feudi operata dai Normanni e mantenuta dalle dinastie sveva, angioina e aragonese, ha avuto una grande influenza sul declino dell’agricoltura in Sicilia.
Nei primi tempi della dominazione normanna, la condizione dei coltivatori, quasi ridotti alla schiavitù, era molto dura. Tutte le proprietà dell’isola furono divise tra baroni e stranieri, molti dei quali non risiedevano, o divennero dominio della Chiesa.
Oggi e da tempo l’agricoltura è molto trascurata in Sicilia.
I contadini, non avendo proprietà, non hanno interesse nella coltivazione. Molte proprietà, e in particolare quelle ecclesiastiche, rimangono abbandonate o incolte. Le terre sono generalmente coltivate con il sistema del mezzadriato.
Ciò che aggrava la situazione è il sistema del subaffitto; perché la maggior parte di questi mezzadri ottiene i loro contratti da grandi agricoltori, che sono gli intermediari tra il proprietario e il coltivatore.
Feudalismo e Declino: L’Eredità delle Dinastie
Le ultime tracce della feudalità sono scomparse solo con l’entrata in vigore del Codice civile e in seguito ai decreti del 1838 e 1841, volti a decidere la rapida esecuzione dei processi pendenti tra i comuni e gli antichi feudatari, e a ordinare la distribuzione tra i membri della comunità delle terre di origine feudale o ecclesiastica che potrebbero tornare ai comuni.
L’Annuario della Revue des Deux Mondes, da cui prendiamo queste considerazioni, segnala inoltre l’assenteismo come un’altra causa dannosa che ricorda la condizione della proprietà in Irlanda.
A queste cause bisogna aggiungere gli ostacoli che si oppongono al miglioramento delle strade, alla costruzione di ponti, alla canalizzazione dei fiumi, all’asciugatura delle paludi, e in generale a tutti i grandi lavori che richiedono la collaborazione dell’amministrazione superiore.
Si fa sempre portare alla terra grani, grano o orzo, con uno o due anni di giacitura tra i raccolti, o una semina di fagioli o fave. Il grano, principale oggetto del commercio in Sicilia, è conservato in silos scavati nella roccia. La Sicilia produce anche un’enorme quantità di arance, limoni; la coltivazione di mandorle, sommaco, giuggiole, ecc., è oggetto di una notevole esportazione.
La produzione di vino è anch’essa una delle ricchezze del paese; e, dove questi vini sono fatti con intelligenza, competono con quelli della Spagna.
A volte capita che le locuste, raccolte in grandi nuvole e portate dai venti caldi dall’Africa, si abbattano su alcune parti della costa meridionale della Sicilia. Per prevenire le conseguenze di questa calamità, gli agricoltori rimuovono l’intera superficie dei campi sui quali questi animali hanno deposto le loro uova e trattano questo terreno come se fossero grandi mucchi di fieno, in modo da soffocare i germi e poter, la primavera successiva, stendere di nuovo la terra senza inconvenienti.
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