La Cattedrale di Agrigento eretta in sei anni dal vescovo Gerlando (1092-11040, con quelle di Catania e di Mazzara, segna l’inizio della serie di costruzioni volute dal conte Ruggero che sono note come monumenti della Sicilia normanna.
Del nucleo primitivo, costituito dalla modesta chiesa e da una torre, resta ben poco, a causa degli sviluppi apportati in momenti diversi.
Già nel sec. XII il vescovo Gualtiero (1128-1148?) vi fece elevare una torre a ponente e successivamente il vescovo Matteo de Fugardo (1362-1390), con l’aiuto della famiglia Chiaramonte ricostruì il precedente edificio, diruto e inagibile, ampliandolo sensibilmente e dando l’attuale forma. Anche l’altra grande nobile famiglia agrigentina, Montaperto, partecipò generosamente alle spese e nella seconda metà del ‘400 Giovanni Montaperto, poi vescovo di Mazzara, fece elevare l’incompiuta torre campanaria, con le finte finestre ogivali.
A mons. Giuliano Cybo (1506- 1537), genovese, si deve invece la sezione occidentale del soffitto ligneo della navata centrale, a capriate dipinte. L’imperatore Carlo V invece intervenne per la costruzione del tetto a cassettoni, che porta lo stemma dell’aquila bicipite imperiale.
Il vescovo Francesco Gisulfo (1658-1664) fece rivestire la cattedrale di una fastosa ornamentazione barocca. Già prima mons. Francesco Trahyna (1627- 1651), con l’aiuto del Senato della Città, aveva eretto la cappella di San Gerlando. Il vescovo Francesco M. Rhini (1676- 1696) fece rifare la facciata centrale con l’aiuto di Filippo II.
Altri vescovi quali il Ramirez (1697-1715), Pietro D’Agostino (1823-1835) e tra i più vicini a noi Bartolomeo Lagumina (1898- 1931) e Giovanni B. Peruzzo (1932-1963) hanno dato non indifferenti contributi per restaurarla, abbellirla e trasformarla. Monsignor Giuseppe Petralia si è alacremente adoperato perchè risorgesse dopo i gravi danni subiti dalla frana del 19 luglio 1966.