Fra le prime terre in cui gli ebrei si stanziarono, la Sicilia, che fin dalla più remota antichità si era rivelata isola di tolleranza e coesistenza di diverse culture, fu una di quelle in cui condussero una vita relativamente prospera e tranquilla, a parte alcuni episodi di violenza e odio, fino alla loro espulsione avvenuta nel 1492, per decisione della regina di Spagna Isabella.
La presenza di una comunità ebraica ad Agrigento, la Aljama, è ipotizzata già negli anni immediatamente seguenti la presa di Gerusalemme e la distruzione del Tempio da parte dei Romani (70 d.C.), ma una precisa documentazione storica è disponibile solo dalla fine del VI sec. d.C.
Nel Medioevo, e in particolare nei decenni precedenti l’espulsione, la comunità di Girgenti era la terza di maggior rilievo in Sicilia, dopo quelle di Palermo e Siracusa.
Ad Agrigento, il quartiere degli ebrei – la cosiddetta “Giudaica”, termine che spesso indicava anche la comunità – era ubicato fra la chiesa di S.Domenico e quella di S.Giacomo. Inizialmente, come il vicino Rabato, era collocato fuori le mura, poi, per l’ampliamento di quest’ultime nel corso del XIV secolo, venne inglobato nella città.
Qui la comunità ebraica agrigentina viveva e commerciava, e qui si trovava la sua principale istituzione, la sinagoga, detta anche meskita, che sorgeva nei pressi del Palazzo Pujades (l’attuale Istituto Granata), lungo la cosiddetta “Ruga Reale”, a mezzogiorno dell’attuale via Orfane, all’incrocio fra le vie Sferri e Castagna.
Le sue funzioni erano molteplici. Era innanzitutto luogo di riunione e preghiera, ma anche di apprendimento: qui i bambini studiavano la Torah sotto la guida del rabbino, già dall’età di sei anni. Inoltre era il fulcro della vita quotidiana e talvolta anche commerciale della comunità.
Malgrado ciò la meskita agrigentina, come le altre sinagoghe di Sicilia, non aveva un carattere monumentale ma era di estrema semplicità artistica e architettonica e poco si distingueva dall’edilizia privata circostante della Giudaica, con le sue piccole case solitamente a un piano nelle quali si concentrava la popolazione, mai troppo lontana dalla Sinagoga nè dal Bagno Pubblico. Quest’ultimo era il luogo di purificazione fisica più che rituale, costituito da una vasca circondata da cellette. Ad Agrigento, secondo lo studioso Giuseppe Di Giovanni, il Bagno Pubblico potrebbe individuarsi nel cortile del complesso in cui, pochi anni addietro, era in funzione il Distretto Militare.
Le botteghe e i banchi di vendita, per ovvi motivi di interesse, ossia per facilitare gli scambi fra le diverse comunità, potevano anche trovarsi nell’ambito dell’intera area commerciale della città; in particolare ad Agrigento nell’area compresa fra il piano Lena e l’attuale via Orfane. Proprio all’inizio di questa strada, un’arco basso e disadorno, inglobato in costruzioni più recenti, farebbe pensare alla bottega di un commerciante, in cui si barattavano panni – per la cui produzione la comunità degli ebrei agrigentini era particolarmente apprezzata – con cereali e altre mercanzie. Secondo un’affascinante ipotesi potrebbe trattarsi della apotheka di Salomone Anello, ricco e pio mercante-banchiere.
Nella Giudaica l’istruzione è assicurata dalla Scuola comunitaria, sostenuta con lasciti di benefattori, talvolta esponenti del mondo economico e finanziario, che, al fine di elevare il livello culturale della comunità, mettevano a disposizione non solo il proprio patrimonio, ma anche il proprio prestigio e la propria influenza. Lo Studium di Agrigento era ritenuto fra i migliori del tempo: qui si insegnavano la legge mosaica, la lingua nazionale, il latino e il greco. Al suo funzionamento provvedeva un lascito annuo del già menzionato Salomone Anello, istituito nel 1470 e soppresso pochi anni dopo.
Fuori le mura, lontano da quello cristiano, si trovava il cimitero, che rispecchiava la semplicità della Giudaica tutta: nessun monumento sepolcrale, nessuna edicola o cappella, ma un semplice cippo quadrangolare con una breve iscrizione, come ancor oggi è possibile vedere nei ghetti di alcune città dell’Europa Centrale come Praga e Cracovia. Il cimitero degli ebrei agrigentini doveva essere a sud della città, immediatamente sotto la Porta dei Panettieri, i cui avanzi sono tutt’oggi ben visibili in via Empedocle.
Testo di Claudio Castiglione
Per approfondire:
Giuseppe Di Giovanni: Agrigento Medioevale “Città Magnifica”
Giuseppe Di Giovanni: Agrigento – visita al Centro Storico
Angela Scandaliato: Judaica minora sicula
Giuseppe Picone: Memorie storiche agrigentine
Nicolò Bucaria: Sicilia Judaica
Isidoro La Lumia: Gli Ebrei Siciliani
Umberto Fortis: Ebrei e Sinagoghe
http://www.sikania.it/spazio-bianco/ad-agrigento-sulle-tracce-dellaljama-nellantica-giudaica