Canicattì è un importante centro agricolo della provincia di Agrigento di 34 mila abitanti,
sorge a 365 metri di altitudine ed è lambito dal fiume Naro. Il suo nome trae origine da una espressione araba che significa roccia, fortezza, fortilizio di fango.
E poiché tale nome fu imposto durante la dominazione araba, è probabilmente in questo periodo che Canicattì vide la luce.Il geografo arabo Edrisi cita la zona su cui sorse il paese con la parola ” Al Quatta ” (tagliatore di pietra), mentre attendere il 1400 per trovare su un documento notarile la denominazione “Candicattini”, dal latino Candicattinum, nome dato ad un piccolo torrente fangoso che attraversava il feudo e la valle.C’è molta incertezza quindi sulle origini di Canicattì e sul suo nome.
Dopo la dominazione araba, la città venne rifondata dal nobile Salvatore Palmeri (1089).
Non ebbe però grande importanza questo piccolo centro dell’entroterra e infatti non si fa più cenno ad esso se non nel 1393 quando risulta signore di Canicattì Luca Formoso che prese parte alla congiura di Andrea Chiaramonte contro il Re Martino.Dal 1404 entrò a far parte della Comarca di Naro e in questo periodo venne favorito l’incremento del paese, che si trasformerà in Comune il 3 febbraio 1467 quando il viceré Lope Ximenes concesse al milite Andrea De Crescenzo la licenza populandi ( la licenza di popolare) .Nel 1500 suoi nuovi signori furono i baroni Bonanno.
Un secolo dopo la popolazione di Canicattì superava già le 1700 unità e la città venne abbellita dal Duca Giacomo I con Chiese (la Badia con l’attigua Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo), conventi, giardini e si insediarono molte nuove nobili famiglie e diversi ricchi borghesi, che emergeranno economicamente e politicamente nel XVIII secolo. Alla fine del 1600 si consolidò il culto a San Diego.Per quanto riguarda l’economia cospicua è risultata per molti anni l’agricoltura. Nei decenni scorsi quella di Canicattì era una delle zone vinicole più conosciute in Europa.