Lo stesso nome di Calamonaci sembra essere di indubbia provenienza araba : Kal-at- Munach fortezza di fermata o di sosta; stazione di fermata dove si rilevano i cavalli. Secondo gli storici, appare certo che la cittadina sia stata abitata da popolazioni arabe per almeno due secoli (dall’ottavo al decimo).
Nel 1287 il re Giacomo D’aragona cedette il feudo di Calamonaci a Berengario De Villaragut, compensandolo per la decisione assunta di seguirlo in Spagna. Circa dieci anni dopo, nel 1296, il nuovo re Federico II lo concesse ad un altro signore, Berengario de Spuches e da allora passò di mano in mano, senza grandi eventi storici da ricordare e rimanendo un modesto casale. Alla fine del XV secolo il feudo apparteneva a Pietro Sabia che sposò in prime nozze la nobildonna Giovannella De Marinis e dopo la morte di questa Giovanna Termini. Quindi nel 1507 passò a Bernardino De Termini e successivamente a Giovanni De Termini che nel 1574, il 6 febbraio, ottenne da Carlo d’Aragona, principe di Castelvetrano, lo jus populandi e potè ingrandire e poplare il feudo. Suo figlio, Bernardo, avviò la realizzazione della chiesa di san Vincenzo.
Sorge su un’altitudine di 307 metri a 54 chilometri da Agrigento e a 4 da Ribera. Il suo territorio si estende dalla montagna Chirchillo a Scirinda e dal fiume Verdura alla Salina. Sorge quindi tra rigogliosi vigneti e secolari uliveti e la sua economia è prettamente agricola. Oltre la metà della popolazione si dedica all’agricoltura.