Molto viva è ancora ad Agrigento la tipica manifestazione pagana dell’ex voto, cioè il dono votivo fatto alla divinità e costituito dapprima da prodotti naturali, soprattutto primizie della terra e fiori, poi, quando nascono le prime forme di pittura e di scultura, da prodotti artistici, costituiti soprattutto da raffigurazioni delle parti malate del corpo, per ottenere la guarigione, e da quadri votivi raffiguranti i “miracoli ” ottenuti. Ma l’ex voto non è rappresentato solo dalla raffigurazione della parte malata o dall’immagine votiva, bensì anche da vari oggetti simbolici, per esempio dalla lucerna che, con la sua fiammella luminosa, ha il potere di cacciare i demoni e di tener lontane le influenze nocive.
Nell’Agrigentino l’ex voto si rivolge soprattutto a San Calogero, al quale ci si raccomanda per ottenere salute e benessere. L’importanza attribuita al simulacro del Santo è tale che gli Agrigentini, per propiziarselo, sono soliti lanciare del pane alla statua di San Calogero, portata in processione la prima domenica di giugno. A volte poi il culto attribuito alle statue dei santi raggiunge il parossismo e ne è un chiaro esempio il caso di Licata dove, visti vani i riti e le preghiere che invocavano la pioggia, il Santo Patrono fu spogliato, messo in catene e minacciato di morte, qualora la pioggia non fosse venuta.
Ma non è solo nelle feste religiose e nelle tradizioni popolari, in cui troviamo fuse religione e magia, che sopravvive il mondo greco e siculo, ma anche nelle cose abituali, negli oggetti di uso comune, negli strumenti musicali. Tra questi ultimi figurano il flauto, amico soprattutto dei pastori che sanno trarre da esso melodie estremamente suggestive e col quale la Grecia celebrava l’allegria e l’entusiasmo bacchico. Inoltre al flauto, come anche alla lira che in Sicilia sopravvive nel mariólu, erano attribuiti poteri terapeutici.
Inoltre, la Grecia antica e ancora presente nei costumi, soprattutto in quelli dei pastori. Sino a non molto tempo addietro, infatti, il vestito abitualmente indossato dalle donne era composto da un busto di stoffa quadrettata e da una gomma ornata per lo più da due strisce, simili alle strisce variopinte che nell’antica Grecia ornavano la tipica tunica muliebre, cioè il chitone.
Se negli ex voto la religione si fonde con la magia, quest’ultima, di per se stessa, trionfa in innumerevoli riti e miti popolari. E per trovarsi nel pieno dominio della magia basterebbe soffermarsi sulle pratiche che accompagnano le grandi tappe della vita: nascita, matrimonio, morte.
Anche la medicina popolare si trasforma in pratica magica non appena il male si rivela refrattario ai rimedi comuni che, generalmente, sono costituiti da olio d’oliva, (l’elemento base di ogni farmaco: ogghiu comuni sana duluri), limone, aceto, aglio, cipolla ed erbe di ogni genere. Infatti, quando tali farmaci o la stessa scienza medica risultano inefficaci, si pensa che la malattia sia stata causata da operazioni di spiriti maligni od opera di fattucchiere, e si ricorre ad un tipo di terapia a base di esorcismi, amuleti e soprattutto all’intervento di esperti in pratiche occulte.
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Molti erano anticamente i rimedi per proteggersi dal malocchio, dalle invidie e dalle sfortune in genere. Famosa era a Ribera, negli anni ’50 una grossissima “grattalora” che una famiglia teneva fuori di casa, appesa al muro in bella evidenza. Il chiaro messaggio che si voleva dare ad eventuali invidiosi o jettatori era quello di dirgli “Ma va raspati a lu largu” (Vai a grattarti da un’altra parte). Anche i ferri di cavallo, i crani ossei di bue con le classiche corna, i nastri rossi e i vari amuleti, servivano a proteggersi da qualche malintenzionato. Un famoso esempio viene dalle corna, ingiallite dal tempo, poste fuori di un villino chiamato “lu pagliaru” a San Leone (Agrigento), dall’altrettanto famoso avvocato “Turiddu Malugiogliu”, da tempo scomparso, che ancora oggi si possono ammirare dopo più di mezzo secolo e che nessuno si sogna di togliere.
Alcuni rimedi contro il malocchio:
– Tenere un sacchetto appeso al collo, con dentro sale benedetto, un chiodo, uno spicchio d’aglio ed inoltre un pezzetto di palma o ramoscello di ulivo, benedetti durante la Domenica delle Palme.
– Portare in tasca almeno una di queste cose: un chiodo, un cornetto rosso, un amuleto con un gobbetto, un vecchio ferro di cavallo, o cucirsi sui vestiti un pezzetto di nastrino rosso.
– Munirsi di un pezzetto di spago con attaccato un peperoncino rosso o un cavalluccio marino essiccato.
– Toccare ferro o se si è uomini, le proprie parti intime, al passaggio della persona dalla quale ci si vuole proteggere.
– Tenere la mano destra nella tasca dei pantaloni, ponendo il pollice tra l’indice ed il medio piegati su se stessi, oppure fare le corna di nascosto, possibilmente con tutte e due le mani.
– Farsi il segno della croce, utilizzando, per non essere visti, la punta della lingua anziché la mano destra.
– Alla vista di uno jettatore, sputare a terra per ben tre volte di seguito in direzione della sua casa o gettare, dove questi é passato da poco, un vaso di “pisciazza” ( orina).
I SOGNI. Anche i sogni, nella tradizione popolare rivestono grande importanza, in quanto possono essere interpretati come segni di buono o di cattivo auspicio e quindi sono stati tenuti sempre in grandissima considerazione. Se ne riportano alcuni, tra quelli più conosciuti nelle nostre zone:
E’ di buon auspicio sognare:
– Di essere morti, in quanto questo sarà segno di lunga vita;
– Le pecore con la lana nera, che simboleggiano la ricchezza;
– I pidocchi, che portano fortuna e denaro;
– I pesci, che annunciano buone notizie;
– Le persone decedute, che assicurano protezione e fortuna;
– Una persona in punto di morte. Ciò equivale ad allungargli la vita;
– I bambini piccolissimi, che simboleggiano purezza, sincerità e gioia di vivere;
– Il carbone, che indica buona salute;
– L’acqua sporca, che rappresenta: pulizia, ordine e una casa molto ben curata;
– Un vigneto carico d’uva, che è segno di abbondanza e ricchezza;
– Un corvo nero, in quanto, al contrario di ciò che si possa pensare, quando appare in sogno è portatore di buone notizie che verranno da parenti lontani.
E’ di cattivo auspicio sognare:
– I serpenti, che rappresentano i dispiaceri;
– Il denaro, che simboleggia miseria e disperazione;
– L’uva bianca, che è portatrice di lacrime;
– I dolciumi, che indicano le amarezze della vita;
– Di ricevere regali e vestiti eleganti, che indicano miseria;
– La carne di qualsiasi tipo, che vuol dire fame, cattiva sorte e sfortuna;
– L’oro, che è un segnale di inganno e di tradimento;
– L’argento, che è segno di ingiurie e maldicenze;
– Le uova, che porteranno chiacchiere, dicerie varie e cattive notizie;
– L’acqua pulita e cristallina, che indica future lacrime e sofferenze.
www.cilibertoribera.it/indexSUPERSTIZIONI.htm
in Pirandello
La favola del figlio cambiato Nel ricordo delle favole ascoltate da bambino Pirandello rintraccia motivi di grande umanità mescolata ad antiche superstizioni contadine. Le Streghe durante la notte volano a cambiare i figli. Ad una madre sostituiscono il sano e paffuto figlioletto con uno malaticcio e deforme. La madre disperata corre da Vanna Scoma, una fattucchiera del paese per sapere come riprendersi il figlio. La maga ha saputo che il figlio trafugato è stato portato al palazzo di un re e potrà essere allevato e cresciuto tra il lusso e gli agi se lei si prenderà cura con affetto del bimbo deforme. Nonostante abbia un trattamento regale però il figlio cambiato si sente infelice e malato nell’anima
L’altro figlio Ancora una volta Pirandello tratta un tema a lui molto caro: quello della maternità. Il sottofondo storico della commedia è rappresentato dal fenomeno della grande emigrazione meridionale e siciliana nei primi anni del 1900. Maragrazia, umile donna del popolo di un paese siciliano, vedova e ridotta a mendicare , soffre perché non riceve notizie dei due figli emigrati in America e ormai dimentichi, per la ricchezza raggiunta, della loro stessa madre. Scrive loro tramite un’amica, che in seguito l’abbandonerà, di essere disposta, per invogliarli a tornare, a donar loro lo stesso casale di poco valore dove lei abita; ma i figli neppure rispondono. Con lei vive un altro figlio, sinceramente affezionato, buono, con una bella famiglia e una bella casa. Egli vorrebbe prendersi cura di lei, ma la donna non lo considera veramente suo. Infatti questi è il frutto di uno stupro che la donna ha dovuto subire da parte di un brigante,lo stesso che uccise suo marito.