Antonino Cremona (Agrigento 1931 – Palermo 2004), poeta e autore teatrale,
è uno dei grandi obliati di Sicilia.
Egli stesso non amò mettersi in mostra. Apprezzato avvocato
civilista, visse nella sua Girgenti (e “girgentano” preferì chiamarsi) «appartato,
nascosto, per ingenuità di fanciullo, per ironia di saggio, per stile di vita», come ebbe a
scrivere di lui Sergio Campailla, definendolo «maestro nel sottrarsi». Ma il valore della
sua poesia, le doti di fine intellettuale, gli conferirono attenzioni e spazi. Iniziò a
scrivere giovanissimo, nel 1952, in dialetto “girgentano”; se ne accorse Leonardo
Sciascia, che l’anno successivo curò che entrasse a far parte della redazione della
prestigiosa rivista romana di letteratura dialettale “Il Belli”, diretta da Mario
Dell’Arco.
La sua opera prima, in dialetto, Occhi antichi, vide la luce nel 1957, edita da
Sciascia di Caltanissetta, ed ebbe larga risonanza. Dopo di che, egli compose poesie solo
in lingua italiana, pubblicando le sillogi: Il gelsomino (1968), Provvidenze (1977) e nel 1980
L’odore della poesia, che raccoglie l’intera sua produzione poetica, con uno studio critico
introduttivo di Giacinto Spagnoletti.
Postuma apparve la raccolta Echi di vento.
Tra le sue opere teatrali ricordiamo il Miraglia ucciso. Cremona fu il redattore italiano della
parigina “Revue des lettres modernes” e tenne la rassegna di letteratura dialettale
italiana nella rivista “Letteratura” di Alessandro Bonsanti.
Nei primi anni di questo secolo, ad Agrigento, un gruppo di giovani artisti ed
intellettuali, composto da Beniamino Biondi, Danilo Di Gesù, Antonino Frenda,
Angelo Romeo, diede vita all’associazione culturale “Laboratorio delle Mura”, la quale
editò dei “quaderni” in digitale con lo stesso titolo del sodalizio, la cui redazione era
composta dai fondatori e da Francesco Catalano, Luca Cosentino, Alessandro Puma,
Giovanni Todaro.
Invitato a collaborare, Cremona aderì ben volentieri, rivolgendo ai
giovani una lettera di consenso e di incoraggiamento. Di persona, consegnò un breve
saggio inedito su Meli, Tempio e Sciascia, un’intensa prosa su una sua memoriale
“Girgenti” e alcune delle sue antiche poesie vernacole, testi che apparvero nel
“quaderno quattro” nell’ottobre 2014. Non poté vederne la pubblicazione. Se n’era
andato in silenzio, per un attacco cardiaco. Il “Laboratorio” ne tracciò un commosso e
puntuale profilo.
in quaderni di arenaria
monografici e collettivi
di letteratura moderna
e contemporanea Nuova serie – vol. VIII 2015