Giovannino (Don Chisciotto di Girgenti) è un personaggio realmente esistito. Un contadino che nel periodo della guerra, riuniva tutti i bambini delle famiglie sfollate nella campagna agrigentina di Poggio Muscello, alle spalle del tempio di Giunone e raccontava, in un dialetto appena comprensibile, le storie di Don Chisciotte. Qualche tempo fa, stimolato da Lando Buzzanca a scrivere un “musical” sul Cavaliere della Mancia, mi ritornò alla mente il contadino di Poggio Muscello e, con entusiasmo, iniziai subito le mie brave ricerche.
Scoprii ben presto l’esistenza di un “Don Chisciotte” dell’Abate Meli, il testo che, quasi certamente, Giovannino aveva imparato a memoria e che, alla maniera di cantastorie, “usava” per tenere buoni i bambini e per una sorta di innocente esibizionismo.
Dal libro dell’Abate Meli ho cercato di “prendere” gli umori, in esso contenuti, di una sicilia arcaica pregna di cultura spagnola.Una Sicilia con uno spiccato senso dell’onore, un onore ancora sano, della giustizia, dell’inventiva, della genialità, della fantasia. Dal Cervantes gli episodi salienti: dall’investitura di Don Chisciotte, da parte di un oste, a Cavaliere errante, ai mulini a vento, contro i quali il mio Don Chisciotto, con chiari riferimenti ai mali che affliggono la Sicilia, inveisce: “Nelle vostre spire si nasconde il lercio, il sozzume dell’umanità! Venite, che voglio spezzare con la mia lancia questi vostri arroganti tentacoli, che si muovono, che cambiano posizionamento infidamente per non dare il destro al riconoscimento. E voi, siculi codardissimi e fitusi, lasciate che il mostro opri lo stritolamento delle vostre cervelle….”.
TONY CUCCHIARA
I MONDI DELL’ILLUSIONE
Accavallando l’indice ed il medio di una mano e passando le punte delle due dita sulla punta del naso si avrà l’illusione di toccare due nasi (illusione tattile); se si accavallano in sequenza quattro dita, aprendole e chiudendole contro il pollice e proiettando il tutto contro una parete schermando una fonte di luce, si avrà l’impressione di vedere un tacchino (illusione ottica).
Di quante illusioni si nutre l’uomo? Don Chisciotto di Girgenti parte da due illusioni primarie: la prima è strettamente connessa al romanzo di Cervantes, ed è quella del sogno, ovvero sognare che la propria vita possa essere diversa da quella che si vive (oneri, problemi, incombenze, rapporti, fatiche, tenzioni, preoccupazioni, scadenze, disagi e depressioni, proprie e procurate ad altri) e si concretizzi in quella che si spera (amori, duelli, cerimonie, battaglie, abbandoni, fantasticherie, onori e conquiste), che poi sono in definitiva la stessa cosa, vissuta con ottiche diverse.
La seconda illusione è un’utopia storico-etnico-geografico-social-narrativa, ovvero che possa esistere una primitiva ed arcaica società contadina in cui la socialità ancora sia alla base della vita collettiva, ed un paese si possa riconoscere in una burla comune o, nel recupero di una “pecorella smarrita” come il povero Giovannino di Girgenti, e dove una moglie, abbandonata dal suo uomo per le sue fantasticherie, inviti tutta la collettività a mangiare e bere (presumibilmente sull’aia) per festeggiare l’avvenimento di aver ritrovato il marito, dopo che lo stesso si era perso nei meandri e nei labirinti del sogno.