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Agrigento personaggi illustri: il primo prefetto Giacinto Scelsi

23 Luglio 2015 //  by Elio Di Bella

scelsi giacintoNasce a Collesano (Palermo) il 31 luglio 1825, in una famiglia di artigiani e piccoli proprietari. Laureatosi in Giurisprudenza all’Università di Palermo, decide di partecipare alla rivoluzione siciliana del 1848. In quello stesso periodo fonda il giornale satirico “La forbice”, rimasto in vita fino alla restaurazione borbonica del 1849, e sviluppa con Francesco Crispi un’amicizia alla quale rimarrà fedele per tutta la vita. All’indomani del fallimento dei moti rivoluzionari sceglie la strada dell’esilio. Dopo un breve periodo trascorso a Marsiglia, si trasferisce a Genova e poi a Torino, dove resta fino al 1860 insegnando presso l’Istituto di commercio. Gli anni torinesi si rivelano fondamentali per la sua formazione: oltre a proseguire gli stretti contatti con Crispi, intrattiene infatti rapporti di amicizia con il folto gruppo degli esuli politici di ogni parte d’Italia rifugiati nella capitale sardo-piemontese. Frequenta così con assiduità il salotto di Giuditta Bellerio sposata Sidoli, una delle maggiori protagoniste femminili del Risorgimento, la cui figlia Corinna sposa nel 1862. Svolge anche attività giornalistica, pubblicando diversi articoli sull'”Unione” dai quali risulta il suo avvicinamento alle posizioni di Cavour. Insieme ad Agostino Depretis, Cesare Correnti e Lorenzo Valerio partecipa anche alla fondazione del periodico “Il Diritto”. Sempre al fianco dell’amico Crispi collabora nel 1860 all’organizzazione dell’impresa dei Mille, imbarcandosi per la Sicilia prima di Garibaldi allo scopo di preparare il terreno alla spedizione. Dopo lo sbarco a Marsala (11 maggio 1860) e la successiva vittoria di Calatafimi (15 maggio 1860), Garibaldi nomina Crispi segretario di Stato nel Governo dittatoriale con il potere di nominare governatori per reggere il territorio conquistato. Dopo la conquista di Palermo (30 maggio 1860), questi lo nomina a sua volta governatore del circondario di Cefalù. Due mesi dopo Crispi, ormai ministro dell’Interno nel governo provvisorio presieduto da Agostino Depretis, lo invia a Noto, dove rimane fino a quando non viene trasferito a Girgenti (ora Agrigento) nel marzo 1861. Nominato in quella sede prefetto, quale riconoscimento dei suoi meriti patriottici, inizia così una lunga carriera nel corso della quale regge ben 15 province distribuite in tutte le Regioni italiane, con la sola eccezione della Sardegna: Ascoli Piceno (1862), Sondrio e Foggia (1865), Como (1867), Reggio Emilia (1868), Messina (1872), Ferrara (1873), Mantova (1876), Pesaro e Brescia (1878), Livorno (1881, dove viene però collocato a disposizione per aver dimostrato, a giudizio del governo, poca energia e scarsa previdenza nel mantenimento dell’ordine pubblico, specialmente durante i disordini scoppiati in città in occasione della morte di Garibaldi), Modena (1883), Bologna (1887). Mentre si trova nella città felsinea, il 4 dicembre 1890 viene nominato senatore per la 17a categoria dello Statuto (esercizio delle funzioni prefettizie per almeno 7 anni). Cinque anni dopo il governo presieduto da Crispi lo richiama in servizio e lo nomina infine prefetto di Firenze, dove rimane fino al 1 aprile 1896, quando viene definitivamente collocato a riposo per età e anzianità di servizio. Nel corso della sua carriera percorre la carriera politico-amministrativa, come allora si chiama la carriera prefettizia, con la stessa determinazione e lo stesso entusiasmo con i quali ha partecipato ai moti risorgimentali. La sua concezione personale dei compiti del prefetto è racchiusa nel discorso che tiene nel 1866 dinanzi al Consiglio provinciale di Foggia, quando afferma che l’esercizio delle sue funzioni ha lo scopo di «attuare la buona amministrazione con criteri moderni». Alle parole seguono sempre i fatti: durante il breve periodo (un anno e quattro mesi) nel quale rimane a Foggia, fa approvare dal Consiglio provinciale un complesso piano di bonifica e irrigazione e la concessione di contributi per la costruzione di strade comunali, che tolgono finalmente dall’isolamento il promontorio del Gargano. Ovunque poi svolge opera di stimolo per l’istituzione di asili per l’infanzia delle classi popolari e soprattutto s’impegna per l’istituzione di scuole professionali, segnalando anche la necessità di trasformare in Istituti d’arti e mestieri le tradizionali Opere pie per l’assistenza degli orfani. La sua attività come prefetto viene considerata esemplare nella storia dell’amministrazione, specialmente per le statistiche economiche e sociali che cura per 7 province da lui rette: “Condizioni economiche, morali e politiche della provincia d’Ascoli Piceno” (Ascoli Piceno, 1864); “Statistica generale della provincia di Sondrio” (Milano, 1866); “Statistica generale della provincia di Capitanata (Foggia)” (Milano, 1867); “Condizioni economiche e morali della provincia di Como” (Como, 1869); “Statistica generale della provincia di Reggio nell’Emilia” (Milano, 1870); “Statistica della provincia di Ferrara” (Ferrara, 1875) e “Statistica della provincia di Pesaro e Urbino” (Pesaro, 1881). Si tratta di studi che assolvono all’obbligo per i prefetti, allora presidenti della Deputazione provinciale, di tenere una relazione annuale all’inaugurazione della sessione ordinaria del Consiglio provinciale, nella quale riferiscono sulle “condizioni economiche, morali e politiche” della provincia. Le sue statistiche ottengono sempre ampia risonanza e lo stesso Ministero dell’Agricoltura, dal quale dipendono in quel momento i servizi statistici, gli concede nel 1870 una medaglia d’argento quale riconoscimento dei suoi «pregevoli lavori di studio». Stabilitosi a Roma dopo la fine della carriera prefettizia, partecipa assiduamente ai lavori del Senato. Muore a Roma il 6 maggio 1902.

Categoria: Attualità, Storia AgrigentoTag: agrigento personaggi illustri

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