di ASSUNTA LUPO e GIUSEPPE LO JACONO
La storia della Biblioteca Lucchesiana di Agrigento, una delle pili antiche e prestigiose istituzioni bibliotecarie della Sicilia, è strettamente legata alla figura di Mons. Andrea Lucchesi Palli dei principi di Campofranco, che la fondò nel 1765 (1)
Uomo di notevole cultura, largamente partecipe di quel rinnovato interesse per gli studi umanistici che nel XVIII sec. determinò il sorgere di grandi raccolte erudite e antiquarie, il Lucchesi Palli, nominato nel 1775 vescovo di Agrigento dal Papa Benedetto XIV, contribuì largamente a dare un nuovo impulso alla cultura agrigentina circondandosi d i illustri maestri per il Seminario e per il Collegio dei SS. Agostino e Tommaso.
Favorito dai suoi mezzi finanziari,aveva iniziato una raccolta di libri rari e di pregio e di oggetti antichi che aveva trovato sede appropriata nell’ampio salone del grande edificio che si estende dalla Cattedrale fino all’antica chiesa di S. Maria dell’Itria e che egli stesso aveva fatto costruire superando non poche difficoltà, non ultima delle quali il taglio della montagna nel tratto compreso fra la Cattedrale e il Castello (2).
Per i primi due anni dalla si stemazione della Biblioteca il Lucchesi Palli aveva dato la possibilità agli studiosi di consultare gratuitamente i volumi nei giorni feriali dalle ore 10 alle 14 (3).
La nascita della Biblioteca Lucchesiana avvenne però solo il 16 ottobre 1765 allorché il Vescovo, realizzando un’idea forse già da tempo maturata, fece dono della sua importante raccolta alla cittadinanza agrigentina. Oltre a 18.000 volumi, a ricche e pregiate scaffalature, a tavoli di lettura, la Biblioteca fu dotata di un piccolo museo di oggetti antichi, consistenti prevalentemente in gemme, pietre dure e in un medagliere di monete greche, romane e siciliane.
La gestione dell’Istituto venne affidata ad una deputazione di canonici (4 ).
Tangibile testimonianza del grande rispetto del Vescovo per i libri è ancora oggi, il regolamento d’uso della Biblioteca, dettato dal fondatore e scolpito nel marmo. Nei suoi primi anni di vita la Biblioteca Lucchesiana ebbe notevole prosperità e prestigio; ma poi, col tempo, le sue vicende volsero al peggio. Alla morte del Vescovo si scatenò, infatti, fra l’Amministrazione d ella Biblioteca e i principi di Campofranco, una contesa giudiziaria, conclusasi poi, con una transazione: all’Istituto spettò il patrimonio scientifico, il fabbricato e un’esigua rendita, mentre il patrimonio finanziario passò interamente agli eredi.
Era l ‘inizio di una lenta e progressiva decadenza.
Con l’abolizione delle corporazioni religiose la Biblioteca passò al Comune di Agrigento, alle cui dipendenze amministrative rimase dal 20 giugno 1862 al 10 marzo 1899. In questi anni, particolarmente funesti per la sorte dell’Istituto, ebbe probabilmente inizio la dispersione della collezione antiquaria e si verificò la scomparsa di alcuni preziosi manoscritti latini, greci ed arabi.Mentre, infatti, il patrimonio librario si accresceva fino a raggi ungere i 45.000 vo lumi grazie a num erosi lasciti e donazioni (5), l’esigua rendita devoluta dal fondatore si rivelava sempre meno adeguata ad assicurare la funzionalità dell’Istituto. Cominciarono, inoltre, in questo periodo i continui e mai risolti conflitti fra l’autorità ecclesiastica e quella civile sull’assetto istituzionale entro cui collocare la Biblioteca (6) .
Anche quando, nel 1899, una sentenza della Corte d’Appello d i Palermo ricondusse la gestione della Bibl ioteca alla struttura amministrativa stabilita espressamente dal fondatore, la situazione dell’Istituto continuò a rimanere precari a, non essendo vi la disponibilità finanziaria necessaria per far fronte alle spese di funzionamento .
La Bi blioteca Luccbesiana si trascinò cosi di anno in anno in una situazione sempre più precaria,alternando periodi di chiusura a periodi di rinnovato interesse, per ricadere poi nell’indifferenza generale (7).
Una prima serie di interventi, venne promossa dal la Soprintendenza Bibliografica per la Sicilia Occidentale nell’immediato dopoguerra.
L’opera tenace ed appassionata della Soprintendente Dott.ssa Daneau che portò all’inizio della catalogazione, al restauro di 20 incunabuli e di parte dei manoscritti arabi ed al finanziamento da parte del Ministro della P.I. d i una prima serie di urgenti provvedimenti, venne frustrata da una serie di gravi eventi.
Nel 1963, infatti, a causa dell’infestazione termitica , crollò il tetto del salone e di due salette adiacenti, provocando notevoli danni al materiale librario e alla pregevole scaffalatura lignea, opera dello scultore P. Carletto.
La Biblioteca venne chi usa al pubblico e venne dato inizio ai lavori di rimozione della copertura a falde della sala di lettura. Ma la frana del 1966 e il sisma del 1968 provocarono l ‘interruzione dei lavori. Il patrimonio librari o venne depositato nei locali del Museo Civico ove rimase, mal custodito, fino al 1979; frattanto, in attesa che si perfezionasse il progetto di intervento, la sala d i lettura con la sua pregevole scaffalatura lignea rimaneva scoperchiata ed esposta alle intemperie.
Solo fra il 1977 e il 1978 è stato possibile dare finalmente inizio ai lavori di consolidamento e restauro dell’edificio, lavori che sono ormai in fase di ultimazione. Dal 1978, inoltre, la Soprintendenza ai Beni Librari della Sicilia Occidentale ha potuto iniziare un lavoro organico di censi mento e catalogazione di tutto il patrimonio librari o, avvalendosi dell’opera della Cooperativa «Bibliotheca».
Allo stato attuale l a Biblioteca Lucchesiana annovera, tra patrimonio originario, lasciti e donazioni, circa 55.000 volumi. ·
II nucleo originario è formato dalla raccolta del Vescovo Lucchesi Palli. Si tratta di opere a carattere prevalentemente filosofico, teologico e morale sul cui frontespizio figura la dicitura manoscritta «Ex biblioteca Andrea Lucchesi ex Principibus Campifranci».
A questo primo nucleo si aggiunsero le raccolte provenienti dalle soppresse congregazioni religiose. Si tratta, i n particolare, di 150 volumi del Convento di S. Francesco di Paola; 840 volumi del Convento di S. Anna; 335 volumi dei Mercedari; 433 volumi del Convento di S. Domenico; 338 volumi del Convento del Carmine; 2.212 volumi del Convento di S. Vito; 3.489 volumi del Convento dei Cappuccini.
Tra le donazioni di privati cittadini è da annoverare quella del canonico Crisafulli, studioso di Dante e professore di diritto all’Università di Palermo, la cui raccolta libraria venne donata alla Lucchesiana da Mons. Lagumina. Altre donazioni si devono al Sac. Giuseppe Russo, all’Avv. Terranova, al Sac. Calogero Sciascia, all’Avv. Salamone Ziraffa Filippo, a Michele Ravanà e Giuseppe Agnello Spoto. Ultima nel tempo è la donazione di 3.000 volumi dell’Avv. Ruggero, pervenuta nel 1981.
Gli incunaboli in corso di catalogazione, sono più di 60, i manoscritti circa 300, il numero delle cinquecentine è di quasi 2.500 unità di cui 478 anteriori al 1550. Il resto del patrimonio librario è in gran parte dei secc. XVII, XVIII, XIX. Vi sono, inoltre, numerose edizioni principi e una vasta raccolta di stampe.
Spiccano tra questi l’opera filosofica di Ibn al Kutija, alcuni trattati giuridici della scuola di Malik e un Corano del sec. XV.Uno dei tesori più preziosi della Biblioteca è indubbiamente il gruppo di trenta codici arabi descritti da Michele Amari (8 .
I manoscritti greci sono stati invece descritti dal filologo Augusto Mancini nel 1898 (9).
Particolare segnalazione meritano, tra i manoscritti , un Virgilio del 1444 firmato dall’amanuense Lentius Felix e adorno di pregevoli miniature, la «Cronica della guerra di Messer Bernabò col popolo di Firenze», della fi ne del sec. XIV e un manoscritto membranaceo mutilo, p ure del XIV sec., contenente sermoni.
Perduto risulta invece un prezioso codice in pergamena di opere di Sallustio, del principe del XV sec. citate nel 1881 da Vito La Mantia (10).
Fra gli incunabuli spiccano, per rarità e legatura artistica, la «Historia naturalis» di Plinio, stampato a Roma nel 1472 da Sweynheym e Pannartz (11 ; i «Privilegi della città di Palermo» stampato da Andrea Vyel da Worms nel 1478 (12 ; l’Erodoto, stampato dai De Gregorio a Venezia nel 1494, con frontespizio ricco di fregi rinascimentali; la «Geographia» di Strabone stampata a Venezia da Giovanni Rosso nel 1494; la (3
«Protesta dei Messinesi» di Manfredi Zizo stampato a Messina nel 1478.
Fra le cinquecentine, infine, meritano particolare menzione la Divina Commedia di Aldo Manuzio del 1502, prima edizione del poema in piccolo formato, e la Divina Commedia, col commento di Cristoforo Landino, stampata a Venezia da Bartolomeo de’ Zanni da Portese nel 1507, ricca di belle xilografie.
Si tratta, come si vede, di un prezioso patrimonio librario , che però attende ancora un’adeguata valorizzazione.
Il futuro della Biblioteca Lucchesiana resta ancorato alle possibilità di realizzazione di un progetto, con spesa previsionale di un miliardo e duecento trenta milioni, elaborato nel 1982 dalla sopraintendenza ai Beni Librari della Sicilia Occidentale.
Infatti, solo attraverso un intervento straordinario, che assicuri una completa e scientifica ristrutturazione di tutti i servizi ed una razionale utilizzazione dei locali, la Biblioteca potrà essere restituita alla città di Agrigento e al suo comprensorio come organismo culturale vivo e tale da incidere in modo determinante nel tessuto sociale e culturale.
Allo stato attuale i locali restaurati hanno una superficie di circa 1.000 mq. divisi nei tre piani.
Il piano terra è costituito da un ingrosso e da un ampio salone. Quest’ultimo, nel
progetto elaborato dalla Soprintendenza, è destinato a diventare il perno della vita pubblica della Biblioteca , in quanto in esso potranno avere luogo studi, convegni, dibattiti.
Funzionalmente attrezzato e predisposto ad accogliere anche proiezioni di filmati e di diapositive, tale salone dovrebbe comprendere anche apposite vetrine per l’esposizione di alcuni esemplari del pregiato patrimonio della Biblioteca.
Il primo piano comprende le due sale con la pregevole scaffalatura lignea restaurata dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici. Nel grande salone, sul cui sfondo domina la statua marmorea di Monsignor Lucchesi, era collocato, e tornerà ad esserlo, il nucleo originario del patrimonio librario.
A secondo piano sono le sale con scaffalatura metallica e gli uffici.
La riapertura e l’uso pubblico della Biblioteca sono strettamente legati, oltrechè ad un’accurata inventariazione e catalogazione del patrimonio librario, anche e soprattutto alla tutela e conservazione dello stesso.
A tale prezioso ed ingente patrimonio, infatti, dovranno essere assicurate condizioni ambientali atte ad impedire la formazione e lo sviluppo di agenti biologici che sono la causa più rilevante·del deterioramento del materiale librario e delle strutture che Io contengono.
Al fine di ovviare a questi inconvenienti è necessario assicurare ai locali della Biblioteca una temperatura media di 18° e un tasso di umidità non superiore al 58%. È, inoltre, indispensabile che venga garantito un idoneo servizio di areazione, che si realizzi un nuovo impianto di illuminazione e che vengano garantite adeguate misure antifurto e antincendio.
La massima parte dei volumi necessita un urgente ed adeguato intervento d i restauro. Si rende pertanto ipotizzabile la creazione di un laboratorio di restauro che assolva ai più urgenti e immediati bisogni. In tal modo l’Istituto verrebbe reso pienamente funzionale e messo in grado di sopperire direttamente alle più urgenti necessità di conservazione e restauro, fermo restando il ricorso agli Istituti dotati di attrezza ture più sofisticate e di personale altamente specializzato per quei casi che richiedano un intervento di particolare natura specialistica.
Il progetto, che comprende nei dettagli tutti gli interventi necessari dal punto di vista delle strutture, è in corso di approvazione da parte dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e della P.I. Esso potrà, attraverso l’ormai imminente finanziamento, mettere in condizione la Biblioteca Lucchesiana di assolvere pienamente a quella importante funzione culturale cui il suo fondatore l’aveva destinata.
N O TE
(1) v. Bi bliografia generale
- G. Lo JACONO, Un Vescovo per amor dei l ibri tagliò una montagna; in «Avvisatore» del 19-1-83.
- ANTONIO CREMONA, Nuovissima guida storico-artistica di Girgenti e dei suoi monumenti, 129-131.
(4) Nel 1768 lo stesso fondatore aveva stabilito con u n pubblico allo che alla morte dei tre impiegati dell’Amm.ne la cura della Biblioteca fosse affidata alla Congregazione dei PP. Liguorini di cui era il protettore. Il provvedimento provocò però malcontento nel clero, sicché il Vescovo fu costretto a revocare l’atto. Ai PP. Liguorini veniva assegnata una piccola rendita mentre la cura della Biblioteca restava affidata ad una deputazione di canonici.
- Tra queste donazioni è da annoverare anche un lascito del Principe di Campofranco, nipote del fondatore
- La posizione giuridica della Lucchesiana è per molti aspetti una posizione ibrida sotto il profilo del diritto. Non può infatti considerarsi comunale, perchè la donazione non fu fatta al Comune, ma al popolo agrigentino. Essendo, inoltre, mancata l’iniezione del fondatore d i devolvere a beneficio dei religiosi la sua libreria privata, la Biblioteca non può nemmeno considerarsi di proprietà di u n Ente Religioso.Essa, infatti, non può ritenersi una Biblioteca privata, data l’espressa volontà del Vescovo di devolvere a beneficio dei cittadini l’Istituto. Si potrebbe considerare, invece, un Ente morale autonomo, con scopi di pubblica utilità. Ricordiamo tra l’altro che il Lucchesi ottenne all’atto dell’Istituzion e della Biblioteca la sanzione pontifici a con due bolle del 10-12- 1765. L’Assessorato regionale ai Beni Culturali della Regione Siciliana ha avviato la stipula di una convenzione con la deputazione dei canonici per la definitiva gestione della Biblioteca.
- Una testimonianza delle condizioni di estremo degrado nelle quali era venuta a trovarsi la Biblioteca Lucchesiana alla fi ne del secolo scorso è fornita da Luigi Pirandello; Lettere di studente ad Ernesto Monaci , 1889-1890 Nuova Antologia a. 78, fase. 1
- M. AMAR I, Abbozzo dei manoscritti arabi della Lucchesiana, Palermo, 1869.
(9) A. MANCINI, I codici greci della Biblioteca Lucchesiana di Girgenti in «Studi italiani di filologia classica», VI, Firenze, 1898.
(10) LA MANTIA V., Sui l ibrirari del sec. XV esistenti nella Biblioteca Lucchesiana di Girgenti, in Propugnatore, Bologna, 1881.
(11) CONRAD SWEYN HEYM e ARNOLD PANNARTZ furono i due tipografi di Magonza che introdussero la stampa in Italia. La loro attività compresa fra il 1462 e il 1472 si svolse dapprima a Subiaco e poi a Roma .
(12) È l’unico incunabulo stampato a Palermo cfr. N. D. Evola:«Ricerche storiche sulla tipografia siciliana». Firenze, 1940 p. 14.
(13) L’esemplare unico e ben conservato è stato recentemente esposto al la «Mostra della Cultura in Sicilia nel quattrocento », tenutasi a Messina dal 20 febbraio al 7 marzo 1982, nell’ambito delle manifestazioni antonelliane.
B IB LI O G R AFIA
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Lo JACONO GIUSEPPE , Il vescovo per amore dei libri tagliò una montagna in «Avvisatore», 19-1-1983.