di Giampiero Cacciato
Ballando, ballando, gli anni Sessanta correvano veloci nell’incanto di quelle serate estive alla “ Focetta “, luogo magico, strategicamente posto sulla riva sinistra del fiume Akragas, al termine del suo percorso verso il mare.
Giravano abbracciate le coppie sulla pista di quel noto night club nostrano, soffuso di luci e di magica atmosfera mondana, esaltata dagli accordi e dalle note saltellanti del pianoforte di Sasà Greci.
Nelle serate mondane di metà agosto poteva capitare di veder presentare l’evento da Nuccio Costa, il Corrado siciliano, di ascoltare Peppino di Capri con la sua “Roberta”, o Bobby Solo, con “…quella lacrima sul viso”.
E’ vero, la Focetta non faceva desiderare altri posti rinomati, come quelli della Versilia o della costa romagnola all’inizio del lancio turistico balneare, la realtà sociale agrigentina era soddisfacente, vitale e pienamente vissuta.
Parafrasando ancora quel “ballando, ballando”, le belle ragazze di quell’ epoca, avrebbero ballato con uno sconosciuto?
“ No, – ricorda una testimone di quell’epoca – quella società festante era una famiglia, lieta, serena e un po’ esclusiva. Partecipavamo in tanti, si andava in gruppi di amici e familiari, prevaleva la mondanità, la gioia di esserci, di partecipare, e tutti eravamo molto formali nei rapporti”.
Come sarebbe oggi una serata come quella degli anni Sessanta ?
“Sarebbe un’altra cosa, i giovani vanno in altri luoghi e ballano in un altro modo, i meno giovani non hanno voglia di ballare, gli anziani appaiono rassegnati”.
In una di quelle serate sfilarono le Miss, giovani bellezze agrigentine, il titolo: “Miss Focetta”. Come erano le Miss di quel tempo ? “Come sempre belle e giovani, con qualche nota di semplicità e di ingenuità, sfilavano in comodi costumi d’un pezzo, vinceva la bellezza pura più che la sensualità o la bellezza inquietante”.
Una di quelle serate fu particolarmente intensa di emozioni: la bella fanciulla eletta sarebbe andata direttamente alla finale di “Miss Italia”.
Anni sessanta trascorrevano lenti e inerti, ballando ancora al chiaro di luna con le canzoni in voga, e tra queste il ritmo dei tuba di Marino Barreto…”Tu sei per me la più bella del mondo”
Ballavano nella quiete, e nessuno immaginava cosa sarebbe accaduto poco oltre la metà di quel decennio: ad Agrigento la frana: uno smottamento che sconvolse più del territorio gli animi degli agrigentini, riproponendo di colpo un’atmosfera di emergenza e paura; una frana che avrebbe condizionato la vita della città di quel tempo, e anche fino ai nostri giorni. Nel Paese il ’68 portò una serie di eventi tragici, tra rivolte studentesche e terrorismo, le città d’Italia videro in continuazione scontri e sangue.
Ma torniamo alla Focetta che chiudeva la stagione balneare con le ultime festose serate, stagione tutta agrigentina nella pista da ballo e nella spiaggia stretta e affollata ai piedi del Castello a mare.
San Leone, ancora un borgo marinaro, era la svolta festiva dei giovani e di tutta la città, che la raggiungevano in auto, pochi, e molti in autobus.
“Eppur si muove” disse un giovane viaggiatore, quando l’autobus stracarico di aspiranti bagnanti, si mise in moto e si mosse sulla via per San Leone!
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